Sergej Esenin nel 1916 (a sinistra) e nel 1924
Russia Beyond (Lev Ivanov, Sputnik)Un giovane di campagna arrivò nell’enorme capitale San Pietroburgo con indosso un povero costume da contadino e con un solo modesto baule come bagaglio. Direttamente dalla stazione si precipitò a cercare dove vivesse la sua “icona”, il poeta alla moda Aleksandr Blok (1880-1921), solo per vederlo…
Questo è solo uno dei tanti miti inventati su se stesso da Sergej Esenin (1895-1925). All’inizio del XX secolo, il mondo poetico della Russia era traboccante di talenti (e non solo), e per diventare famosi bisognava ricorrere a trucchi e miti. Così Esenin decise di coltivare la sua immagine di poeta contadino, di talento naturale saltato fuori dal nulla dalle campagne russe.
I poeti Sergej Esenin (a destra) e Nikolaj Kljuev, 1915
Dominio pubblicoEsenin era davvero originario di un villaggio (Konstantínovo, a una cinquantina di chilometri dalla città di Rjazan), ma la sua famiglia era tutt’altro che povera e lui si vestiva in modo abbastanza elegante. Inoltre, aveva ricevuto una buona istruzione. Prima di trasferirsi a San Pietroburgo, aveva poi vissuto per diversi anni a Mosca, dove era andato a insegnare come volontario in una scuola pubblica e aveva lavorato in una tipografia. E le sue poesie erano già state pubblicate su varie riviste. Una delle prime ad essere pubblicate è una lirica che ogni bambino russo ora conosce a memoria. Inizia così:
”Белая берёза
Под моим окном
Принакрылась снегом,
Точно серебром”
“La bianca betulla
sotto la mia finestra
s’è coperta di neve
come d’una coltre d’argento”
Forse, è con Esenin che iniziò l’amore assoluto dei russi per le betulle, i campi, la segale dorata, il “fuoco del sorbo rosso” (“костру рябины красной”). Fu Esenin a definire la Russia, nella poesia “Non mi lamento, non imploro, non piango”, “il Paese del calicò di betulle” (“страна березового ситца”). E il tema della patria, delle natali distese sconfinate (“родные просторы”), del paesaggio rurale, nelle sue poesie è evidente e necessariamente nostalgico. Sì, vive a Mosca e a San Pietroburgo, ma, oh, quanto gli manca la sua piccola patria bucolica. I poeti nobili del XIX secolo non descrivevano la natura in questo modo; la ammiravano ma senza tutto questo surplus di toská.
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Sergej Esenin e Sergej Gorodetskij, 1916
Dominio pubblicoQuanto a Blok, a San Pietroburgo Esenin andò davvero a trovarlo, ma certo non a sorpresa e direttamente dalla stazione. Anzi, in precedenza aveva inviato una gentile lettera avvertendolo della volontà di una visita. Blok lasciò la seguente annotazione nel suo diario dopo l’incontro: “Contadino del governatorato di Rjazan. 19 anni. Le sue poesie sono fresche, pulite, sonore, prolisse. È venuto da me il 9 marzo 1915”.
L’amico di Esenin, Anatolij Mariengof (1897-1962), scriverà poi che il poeta non aveva mai indossato tali abiti contadini e che lui stesso gli aveva confessato: “Sono andato a San Pietroburgo per la fama mondiale, per un monumento in bronzo”. Bene, quella fama di sicuro l’ha trovata.
Nel 1918-19, Esenin si avvicinò alla scandalosa cerchia dei poeti dell’Immaginismo. Da semplice ragazzo di campagna divenne un “teppista”, un “dispettoso festaiolo di Mosca”, e l’abito di campagna venne scambiato con un frac, un cilindro e un bastone. In versi elogia la “taverna di Mosca” e parla della sua fama di attaccabrighe sempre pronto a dar scandalo.
Questa immagine poetica di Esenin viene effettivamente realizzata: beve e frequenta le taverne, dove spesso è l’iniziatore di risse, tanto da guadagnarsi una certa fama di attaccabrighe. Tuttavia, anche allora non manca la malinconia: lo sfortunato festaiolo sente la mancanza di casa e si rimprovera per il modo di vivere, come se si stesse sprecando la sua vita, ma lascia intendere che l’amore può salvarlo.
I poeti dell’Immaginismo Sergej Esenin e Anatolij Marienhof, 1923
N.Svishchev-Paola/TASSE il giovane poeta è alla ricerca molto attiva di questo amore: ha una vita sentimentale burrascosa, con diversi matrimoni falliti, numerosi bambini abbandonati e molte donne con il cuore spezzato. Tra loro c’era la famosa ballerina americana Isadora Duncan. Con lei, fece un tour in Europa e negli Stati Uniti, ma non sopportava di essere all’ombra della gloria di lei, e presto la loro unione si sciolse. La sua ultima moglie era la nipote di Lev Tolstoj, Sofija. Per molti anni, dopo varie storie d’amore e di passione, tornava ciclicamente per un po’ di tempo da Galina Benislavskaja, che era innamorata di lui senza essere ricambiata, e lavorava come sua segretaria. Dopo la morte di lui, lei si suiciderà sulla sua tomba.
Sergej Esenin e Isadora Duncan
Dominio pubblicoIn “Confessioni di un teppista” (“Исповедь хулигана”), scrive di comportarsi deliberatamente in modo scioccante e che ama essere attaccato:
“Мне нравится, когда каменья брани
Летят в меня, как град рыгающей грозы”
“E mi piace quando una sassaiola di insulti
Mi vola contro, come grandine di rutilante bufera”
Confessa anche lì il suo amore per la Patria e si rivolge ai vecchi del suo villaggio, chiedendosi se sappiano che “Che vostro figlio in Russia /È il più grande tra i poeti!” (“Что сын ваш в России/Самый лучший поэт!”).
Quando scoppia la Rivoluzione Esenin è a Mosca. Ne parla molto poco e con cautela. È come se non si ritrovasse nel vortice degli eventi, bevesse ancora, chiamasse a suonare la chitarra, a cantare canzoni zigane, e volesse dimenticare sé stess e quei giorni terribili. Ma ha spesso problemi con la polizia.
Sergej Esenin, 1924
Dominio pubblicoAssiste agli orrori della Guerra civile, patendo lui stesso fame e freddo nel caos cittadino. Ma non sembra schierarsi, sembra preoccupato prima di tutto per la sua amata patria immersa nella guerra fratricida. Ma poi si schiera dalla parte dei bolscevichi. Prima della Rivoluzione, aveva letto le sue poesie al cospetto della famiglia imperiale, ma ora gli sembra, come rappresentante del popolo, di dover stare con il nascente potere dei soviet. Nel 1924 scrive di voler essere un degno figlio dei “grandi Stati dell’Urss” (“великих штатов СССР”.). Ma dice anche che non gli importa quali guerre scoppino sul pianeta, lui resterà con tutto se stesso il cantore di quel “sesto della Terra con un nome breve, ‘Rus”’ (“Шестую часть земли с названьем кратким «Русь»”).
In una celebre poesia del 1923, “Mi è rimasto solo un divertimento…” Esenin si rivolge a coloro che saranno vicino a lui nel momento della morte:
“положили меня в русской рубашке
Под иконами умирать”
“che mi mettano vestito di una camicia russa
a morire sotto le icone”
Sergej Esenin
SputnikTuttavia, la sua morte è stata diversa da così. E in Russia, non sono ancora d’accordo su come sia morto esattamente il principale poeta contadino.
La versione ufficiale è suicidio. Il 28 dicembre 1925, il poeta si impiccò in una stanza dell’Hotel Angleterre di Leningrado (oggi, San Pietroburgo). Lasciò una poesia scritta con il sangue (non aveva inchiostro): “Arrivederci, amico mio, arrivederci...”, che contiene le parole finali:
“В этой жизни умирать не ново,
Но и жить, конечно, не новей”
“Morire in questa vita non è nuovo,
Ma più nuovo non è nemmeno vivere”
Tuttavia, negli anni Settanta, uno degli investigatori del dipartimento investigativo criminale di Mosca ha presentato una versione secondo cui Esenin sarebbe stato ucciso da agenti degli apparati di sicurezza dello Stato che avrebbero poi inscenato un suicidio. Sosteneva questa idea basandosi principalmente sul fatto che il poeta aveva un ematoma sul viso (è chiaramente visibile nelle foto scattate post mortem), e questo secondo lui era il chiaro segno di una morte violenta, seguita a un’aggressione da cui il poeta aveva cercato di difendersi.
Una foto di Esenin scattata post mortem
Dominio pubblicoQuesta versione, piuttosto fantasiosa, aggiunge ancora più romanticismo e tragedia all’immagine di Esenin, quindi è stata immediatamente ripresa dalla cultura di massa: diversi film e serie tv sulla vita del poeta mostrano il suo omicidio come se fosse un fatto acquisito…
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