I cinque libri fondamentali della letteratura sovietica

Ivan Shagin, Boris Kavashkin/Sputnik
Erano in linea con la visione del partito dell’arte e della società e furono stampati in milioni di esemplari per formare il cittadino modello dell’Urss

Le istituzioni culturali dell’Urss erano completamente subordinate allo Stato, che decideva quali film dovessero essere prodotti e quali libri dovessero essere stampati, e quali no. Si credeva che gli scrittori fossero semplicemente obbligati a infondere nel popolo sovietico i giusti valori: amore per il lavoro e la patria, eroismo, sacrificio di sé e uguaglianza sociale. Quindi gli scrittori conformi a queste linee guida erano particolarmente apprezzati e pubblicati in enormi tirature. Ecco alcuni dei libri che tutti gli scolari sovietici dovevano leggere.

1 / Maksìm Górkij – “La madre”, 1906

Maksim Gorkij (1868-1936) era una vera superstar in Urss: viveva in una condizione davvero privilegiata. Il partito lo sistemò in una bellissima dimora nel centro di Mosca, Palazzo Rjabushinskij, accettò diverse sue intercessioni per salvare altri artisti caduti in disgrazia, e gli permise di trascorrere molto tempo in Italia (in particolare a Capri e a Sorrento), per migliorare la sua salute. Era lo scrittore preferito da Stalin e fu il cantore della Prima rivoluzione, quella del 1905, a cui sono dedicate molte delle sue opere.

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Il romanzo “La Madre” (titolo originale russo: Мать; “Mat”) si ambienta all’inizio del Novecento, prima della Rivoluzione del 1905: un giovane lavoratore, Pavel Vlasov, riunisce un circolo segreto in casa, e discute con i compagni della necessità dei lavoratori delle fabbriche di unirsi per lottare per i loro diritti. Sebbene la madre di Pavel sia preoccupata che suo figlio possa venire arrestato, è anche orgogliosa di lui. E quando Pavel alla fine viene imprigionato, è proprio lei a distribuire volantini, e a portare avanti l’opera di agitazione politica. Il finale del libro è molto patetico: i gendarmi traggono in arresto la madre, ma lei continua a urlare eroicamente gli slogan di suo figlio.

Gorkij crea evidentemente un parallelo tra il personaggio principale e Gesù Cristo, i suoi compagni d’armi e gli apostoli, la madre e la Madonna. Simili analogie si adattavano ovviamente al governo sovietico, che negava l’esistenza di Dio, ma creava un culto con valori simili a quelli cristiani. Ma invece di Dio, era Lenin a dover essere adorato. I rivoluzionari erano considerati eroi perché abbandonavano la felicità e le libertà personali per combattere per gli interessi collettivi dei lavoratori. Il romanzo “La Madre” è stato più volte trasformato in film e fu persino messa in scena un’opera basata su di esso, la cui première si tenne al Teatro Bolshoj nel 1957.

2 / Nikolàj Ostróvskij – “Come fu temprato l’acciaio”, 1930-1934

Questo romanzo con elementi autobiografici di Nikolaj Ostrovskij (1904-1936) è la vita dell’uomo sovietico esemplare Pavka Korchagin. L’autore descrive gli anni 1918-24, quelli della formazione della personalità del protagonista, che viene espulso dalla scuola, ma riesce ugualmente a farsi strada, combattendo nella Guerra civile russa, e diventando un membro attivo del Komsomol, la gioventù comunista, e quindi un istruttore politico e un membro del partito esemplare. Innamorato di una compagna di partito, con uno sforzo di volontà, reprime il desiderio di avvicinarsi a lei. Lavora sodo e torna in servizio, pur avendo contratto il tifo. Il libro termina nel momento in cui Pavka ha solo 24 anni, ma sembra che abbia vissuto una vita intera.

Un passaggio era particolarmente celebre e spesso citato: “La vita è la cosa più preziosa che l’uomo possiede. Gli viene data una volta sola, e bisogna viverla in modo da non dover rimpiangere amaramente gli anni trascorsi senza uno scopo, in modo da non dover provare vergogna di un passato vile e meschino; e in modo da poter dire morendo: ho dedicato tutta la mia esistenza e tutte le mie forze a ciò che di più bello esiste al mondo, la lotta per la liberazione dell’umanità. E bisogna affrettarsi a vivere. Perché una malattia assurda o qualche tragico incidente possono sempre interromperla.”

Un’aura di eroismo ulteriore veniva conferita al romanzo dal fatto che Nikolaj Ostrovskij lo scrisse mentre era gravemente malato; quasi cieco, e durante la stesura già non riusciva a usare le mani, quindi ne dettò la maggior parte. L’editore inizialmente criticò il manoscritto, ma la direzione del partito intervenne e il libro venne pubblicato.

Durante l’esistenza dell’Urss, furono stampate (in diverse edizioni) 36 milioni di copie del romanzo (titolo originale in russo: Как закалялась сталь: “Kak zakaljàlas stal”). Inoltre fu tradotto in tutte le lingue dell’Unione Sovietica, e fu più volte portato sullo schermo. Il personaggio principale di Pavka Korchagin e il titolo stesso del romanzo sono diventati qualcosa di molto familiare nella cultura nazional-popolare russa.

3 / Mikhaìl Shólokhov – “Terre vergini dissodate”, 1930-1959

Mikhail Sholokhov (1905-1984) era già incredibilmente famoso grazie al libro precedente, l’epico romanzo sulla Guerra civile “Il placido Don” (1928-1940). Questa volta, lo scrittore descrive a caldo la collettivizzazione delle terre nella regione del Don: come apparivano le fattorie collettive, come i contadini venivano spinti a lavorarci, come venivano espropriati del bestiame e del grano i contadini ricchi, i kulakì.

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Inizialmente, il romanzo (titolo originale russo: Поднятая целина; “Pódnjatnaja tselinà”) si sarebbe dovuto chiamare “Con sudore e sangue”, riflettendo quanto fosse difficile portare le persone nelle fattorie collettive e costringerle a lavorare per il bene comune. Sholokhov mostra la difficile situazione che si parava davanti alla gente comune: gente che spesso amava Stalin e sosteneva il sistema sovietico, ma allo stesso tempo era indignata per le azioni dei leader comunisti locali. Sholokhov descrive anche quale forte impressione sui contadini avesse fatto il celebre articolo di Stalin “La vertigine dei successi”, in cui il segretario generale ordinò ai dirigenti locali del partito di non spingersi troppo oltre e di non forzare ulteriormente la collettivizzazione.

Nel romanzo non c’è una rappresentazione stereotipata degli istruttori politici e dei membri del partito, come eroi puri. Sono anzi persone normali, indecise e piene di dubbi. Tuttavia, c’è sicuramente un personaggio negativo: un’ex Guardia Bianca che spinge le persone alla ribellione e alla disobbedienza. E uccide i personaggi chiave con cui il lettore familiarizza e solidarizza fin dall’inizio del romanzo.

4 / Aleksàndr Tvardóvskij – “Vasìlij Tjórkin”, 1945

“Vasilij Terkin” è un poema sulla dura vita al fronte, che ricorda l’epos popolare e le fiabe russe. Aleksandr Tvardovskij (1910-1971) era un corrispondente di guerra durante il Secondo conflitto mondiale e nel suo libro descrisse vividamente scene che aveva visto personalmente sul campo di battaglia. Terkin è un personaggio che riunisce le caratteristiche di molti soldati realmente esistiti: un tipo allegro, amante delle compagnie chiassose e del canto, ma anche un militare esemplare e un eroe della Seconda guerra mondiale. Un’immagine simile verrà spesso utilizzata dal cinema sovietico.

Il partito approvò l’opera, sebbene fosse considerata poco indirizzata dal punto di vista ideologico e troppo pessimista, e il testo venne accorciato. Ebbe un grande successo, ma è interessante notare che Tvardovskij non menzionava mai né il partito comunista né Stalin (una cosa impensabile per le opere del periodo bellico, che si limitavano a rendere popolare il principale slogan della propaganda “Per la patria, per Stalin!”).

Nel 1954, Tvardovskij preparò la seconda parte del poema, “Terkin all’altro mondo,” con elementi di parodia, ma poi non gli fu permesso di stamparlo per via dell’esplicito protagonista anti-stalinista (Stalin era morto nel 1953, ma il processo di destalinizzazione non era ancora iniziato). Uscì nel 1963 ed ebbe un grande successo, come la prima parte.

5 / Aleksàndr Fadéev – “La giovane guardia” 1945

Aleksandr Fadeev (1901-1956) è stato a lungo alla guida dell’Unione degli scrittori dell’Urss ed è stato uno dei principali ideologi e propagandisti nel campo letterario. È anche responsabile di numerose censure, sequestri di manoscritti di romanzi, e del divieto di pubblicare opere di autori come Mikhail Zoshchenko, Anna Akhmatova e Andrej Platonov.

Il suo romanzo più famoso, “La giovane guardia” (titolo originale in russo: Молодая гвардия; “Molodàja gvàrdija”), si basa su eventi reali, e racconta le attività dell’organizzazione giovanile antifascista clandestina  “Giovane guardia” durante la Seconda guerra mondiale. I bambini soldato che cercarono di combattere i tedeschi da soli, tra il settembre del 1942 e il gennaio del 1943, alla fine vennero catturati, ma non si tradirono nemmeno sotto tortura.

Il romanzo era ritenuto un’opera esemplare della letteratura per l’infanzia ed era incluso nel programma scolastico obbligatorio. Ne sono state stampate in totale 26 milioni di copie.


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