La letteratura russa? Ripassatela con nove cartoni animati

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Sia ai tempi dell’Urss che nella Russia contemporanea, molti classici sono stati trasformati in cartoon. C’è l’horror di Gogol, la fiaba di Pushkin, il tipico personaggio nevrotico di Dostoevskij… Altro che Topolino

L’horror – Nikolaj Gogol, “Vij”

Già fa paura leggere il racconto, figuratevi guardarlo… “Vij” di Gogol (1835) è stato adattato più volte, sia per il cinema che come cartone animato, in Urss e nella Russia postsovietica. È la storia di uno studente di filosofia, Chomà Brut, che deve svolgere una veglia funebre di tre giorni, dopo l’uccisione di una ragazza. Non ci sarebbe niente di speciale, se non che la ragazza all’improvviso si risveglia e inizia a evocare tutti i suoi diabolici amici e organizza una bella rimpatriata di spettri e fantasmi. Vij, il Re degli Gnomi, è il loro capobanda, ed è anche il più brutto e spaventoso fra tutti.

Spirito natalizio – Nikolaj Gogol,  “La notte prima di Natale”

Ancora un racconto di Gogol (1832), ma stavolta non spaventoso bensì allegro, sebbene non manchino elementi di misticismo. Uno dei personaggi principali è un diavoletto che arriva in un villaggio la notte della Vigilia di Natale, ruba la luna e fa un salto a trovare una donna (una strega). Ma, inaspettatamente, il figlio della donna rientra a casa distrutto, perché la ragazza che ama, Oksana, ha rifiutato la sua proposta di matrimonio, dicendo che lo sposerà solo se sarà in grado di portarle le scarpe che indossa la zarina. Il ragazzo cattura il diavoletto e lo obbliga a dargli uno strappo sulla scopa volante fino a San Pietroburgo, per chiedere all’imperatrice di cedere le sue regali calzature. Con happy end.

Una bella fiaba – Aleksandr Pushkin, “La favola dello zar Saltan”

I cartoni animati sono il modo migliore per mettere in scena una favola, specie se a scrivere la sceneggiatura è un certo Pushkin. Uno degli esempi più belli è “La favola dello zar Saltan” (1832) o, se volete il titolo completo,  “La favola dello zar Saltan, di suo figlio il glorioso e potente bogatyr principe Gvidon Saltanovich e della bellissima Principessa-Cigno”; una storia di magia, amore e avventura.

Ed il cigno allor sospira:

Perché stai così lontano?

sai, è vicino il tuo destino

Sono io la principessa!

E allor apre le ali,

si solleva sopra l’onde

e dall’alto, sulla riva

va a posarsi tra gli arbusti

si riscuote, si trasforma

principessa si rivela

ha la luna fra le trecce

e una stella accesa in fronte

essa bella ed è maestosa

Una sfida gigante – Fëdor Dostoevskij, “Il sogno di un uomo ridicolo”

Molti registi hanno provato a trasporre al cinema o sul palcoscenico la cupa prosa di Dostoevskij. Lo scorso anno, a Londra, è andata addirittura in scena una versione rock-musical di “Delitto e castigo”. Ma l’ultima cosa che verrebbe spontaneo associare a Dostoevskij sono i cartoni animati. Invece Aleksandr Petrov nel 1992 è riuscito nell’impresa, mettendosi alla prova con il personaggio nevrotico e introverso del racconto “Il sogno di un uomo ridicolo” (1877).

Breve ma intenso – Boris Pasternak, “Il dottor Zhivago”

Proprio una gran bella iniziativa quella della Kingston University (Gran Bretagna). Gli studenti, per un concorso di animazione, dovevano trasformare in brevi cartoon i classici della letteratura russa. A vincere è stato l’autore del cruento trailer, lungo appena 40 secondi, pensato per “Il dottor Zhivago” (edito in Italia, in anteprima mondiale, nel 1957) di Boris Pasternak. Premiati anche i cartoni relativi a “Vita e destino” di Vasilij Grossman e a “Il Maestro e Margherita” di Mikhail Bulgakov.

Il dono dell’eternità – “Proteggi sempre la mia lingua”,
il film biografico su Osip Mandelstam

In questo caso non si tratta dell’adattamento di un classico, ma di un cartone animato sulla vita e le opere del grande poeta, e vittima delle purghe staliniane, Osip Mandelstam.

La colonna sonora è stata incisa da Noize MC, un popolare rapper russo, che ha usato le parole di una poesia di Mandelstam “Proteggi sempre la mia lingua”, che dà anche il titolo al film di animazione e che inizia così:

Proteggi  sempre la mia lingua per il sapore di sventura e di fumo,

Per la resina della pazienza collettiva e la coscienziosa pece del lavoro.

Come l’acqua nei pozzi di Novgorod dev’essere nera e dolciastra,

Perché a Natale la stella a sette pinne si rifletta in loro.

Il regista Roman Liberov aveva già affrontato in altri film il tema della vita dei grandi della letteratura russa, raccontando Iosif Brodskij e Sergej Dovlatov e in un altro cartoon quello della coppia di scrittori Ilf e Petrov.

Da spezzare il cuore –  Ivan Turgenev, “Mumù”

Se riuscite a guardare questo cartone senza piangere, allora avete proprio il cuore di pietra.  È la storia del contadino sordomuto Gerasim, che chiama il suo cane Mumù, perché questo è l’unico suono che è in grado di pronunciare. Ma la sua padrona gli impone di uccidere il cane perché abbaia troppo e disturba il suo riposo. Gerasim porta ad annegare il suo fedele amico nel fiume, legandogli dei mattoni al collo.

Un amore non corrisposto – Nikolaj Karamzin, “La povera Lisa”

Questa storia è considerata il primo esempio di prosa romantica nella letteratura russa (risale al 1792). Come da manuale, l’amore non può essere semplicemente felice. Lisa, una ragazza di umili origini, che si guadagna la vita vendendo fiori, si innamora di un ricco ragazzo di città. Iniziano a vedersi e ad abbracciarsi e baciarsi, sdraiati tra le betulle. Ma l’uomo deve andare militare e poi confessa di essere già occupato. Lisa non può superare il dolore e si getta nel fiume.

Un fantasy rétro – Mikhail Bulgakov,  “Uova fatali”

Bulgakov è famoso per la sua fervida immaginazione e lo ha dimostrato ne “Il maestro e Margherita”, in cui il diavolo visita la Mosca degli anni Venti, così come in “Cuore di cane”, dove per un esperimento vengono trapiantati ipofisi e testicoli umani al cane Pallino (nella versione russa, Sharik). Anche in “Uova fatali” un esperimento (sul “raggio della vita”) scappa di mano, e nascono terribili rettili lunghi dieci metri che attaccano Mosca. Il cartone tratto da questo romanzo breve del 1925 si intitola “Un passato ben dimenticato”

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