La copertina del libro |
Percorrere la prospettiva Nevskij in compagnia di Gogol. Addentrarsi nelle vie sconosciute della città con Dostoevskij. Ammirare il Cavaliere di bronzo reso celebre da Pushkin. Sono le guide turistiche d’eccezione che accompagnano il lettore alla scoperta di San Pietroburgo nel volume di Nikolaj Anciferov “Pietroburgo. Passeggiate letterarie” (320 pagine, 14,90 euro).
Storico ed etnografo, sincero ammiratore e conoscitore dell’Italia, Anciferov si trasferì da Kiev a San Pietroburgo nel 1908 e dedicò gran parte della sua vita allo studio della città sulle rive della Neva e all’elaborazione di un nuovo metodo turistico, una lezione-visita che fondesse aspetti architettonici, paesaggistici, storici e, soprattutto, letterari. Il risultato sono due scritti degli anni Venti, “L’anima di Pietroburgo” e “La Pietroburgo di Dostoevskij”, ora ripubblicati insieme dalla Felici Editore e curati da Caterina Garzonio e Giulia Marcucci.
Anciferov è in cerca del genius loci, lo spirito del luogo, il nume tutelare che ha dato origine alla città e ne incarna l’essenza. Come Romolo per Roma. Come la sirena Partenope per Napoli. Spirito che, nel caso di San Pietroburgo, coincide con la sua peculiare origine di città pianificata, con il suo ruolo difficile di capitale nata per volontà dello zar Pietro il Grande. Sorta in un luogo inospitale, fu edificata con il contributo di architetti italiani e il sudore – talvolta il sangue – di migliaia di lavoratori chiamati alla costruzione dei maestosi palazzi che si affacciano sulla Neva. Il genius loci di San Pietroburgo, per Anciferov, è anche qui. Ed è possibile coglierlo innanzitutto osservandola dall’alto, “recandosi su una torre o su un’altura: è qui che avviene in noi la percezione misteriosa del sorgere della città, qui ne sentiamo le origini”.
Ma esiste anche un’altra città, più “bassa” e brulicante di vita, in cui si muovono i personaggi dei più famosi romanzieri russi e in particolare di Fedor Dostoevskij, che trascorse nella “capitale del Nord” gran parte della sua esistenza, ambientandovi molti romanzi e racconti. Anciferov, attraverso un’accurata ricostruzione della toponomastica ottocentesca, suggerisce delle vere e proprie passeggiate letterarie, da compiere in gruppo o da soli, lungo vicoli mal illuminati e ponti sconosciuti. Alla scoperta della Pietroburgo tenebrosa e opprimente di “Delitto e castigo”, nei dintorni di piazza Sennaja, e di quella romantica e spirituale de “Le notti bianche”, sul canale di Caterina, oggi ribattezzato Griboedov. Sono luoghi reali, in cui Dostoevskij amava vagabondare senza meta, parlando da solo e gesticolando, tanto da suscitare la diffidenza e la curiosità dei passanti.
Anciferov propone la città come un’individualità collettiva, in cui paesaggio e letteratura si fondono: conoscere Dostoevskij per conoscere San Pietroburgo e viceversa. Come in uno specchio. Ma ad una sola condizione: “per percepire in maniera autentica l’anima della città è necessario aprirle la propria”.
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