Pavel Filonov (Mosca 1883-Leningrado 1941), Animali, 1925-1926, olio su cartone; San Pietroburgo, Museo Statale Russo (Foto: Ufficio Stampa)
La mostra intitolata "L'Avanguardia russa, la Siberia e l'Oriente" aprirà a Palazzo Strozzi di Firenze il 27 settembre 2013. Vi saranno esposte le opere degli artisti dell'avanguardia russa, che si ispiravano alle incisioni cinesi e giapponesi, alle dottrine filosofiche indiane e ai rituali sciamanici, come spiega Evgenia Petrova, una delle curatrici della mostra nonché vicedirettrice del Russkij Muzej.
Vasilij Kandinskij (Mosca 1866-Neuilly-sur-Seine 1944), Ovale bianco, 1919, olio su tela; Mosca, Galleria Statale Tretjakov (Foto: Ufficio Stampa)
"Possiamo affermare che gli avanguardisti non furono i primi artisti che rivolsero la loro attenzione alle culture di altri Paesi, perché a partire dal XVII secolo si fecero molti viaggi di esplorazione cui i pittori spesso partecipavano, creando degli album di acquerelli che poi venivano litografati e avevano una grande diffusione. Inoltre, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, Borisov e Korovin compirono un viaggio al Nord, e tutto ciò era ben noto negli ambienti culturali della Russia di quel tempo", aggiunge la Petrova. Pertanto, secondo lei, "il terreno era già stato preparato, gli avanguardisti presero in prestito alcuni elementi e li stilizzarono nella maniera che era loro necessaria".
Kazimir Malevich (pressi di Kiev 1879-Leningrado 1935), Testa, 1928-1929, olio su tela; San Pietroburgo, Museo Statale Russo (Foto: Ufficio Stampa) |
Nella prima sala della mostra c'è un'autentica "statua scita" di pietra. Simili sculture venivano spesso ritrovate nella zona delle steppe russe, e furono di ispirazione per gli artisti russi a cavallo tra il XIX e il XX secolo. La "statua scita", secondo gli organizzatori della mostra, serve ad accompagnare gli spettatori nel processo di trasformazione dei rituali siberiani e orientali, che confluiscono nell'arte dell'avanguardia. Qui sono esposti anche alcuni quadri cruciali per la mostra: "Macchia nera" di Vasilij Kandinskij, "Cerchio nero" di Kazimir Malevich, e "Il vuoto" di Natalja Goncharova.
"Sarà una mostra molto bella, con una grande varietà di materiali visivi: le tele degli avanguardisti saranno accompagnate dai sonagli e dai costumi degli sciamani, e da vari oggetti etnografici. Vi saranno anche molte opere della pre-avanguardia, come ad esempio il ciclo giapponese di Vereschagin, e credo che per gli spettatori occidentali sarà una vera scoperta: l'avanguardia si rivelerà essere fondata su una concezione e su cose alle quali non avrebbero mai pensato", osserva Evgenija Petrova.
L'esperta racconta che Kandinskij viaggiò a lungo nel Nord della Russia come etnografo, e che tra i suoi compiti vi era quello di studiare la vita delle piccole popolazioni, le loro tradizioni, i loro usi e costumi; da questi viaggi egli trasse alcune impressioni sul colore e sulla composizione, e solo allora, come l'artista ebbe poi a raccontare, comprese come doveva dipingere i suoi quadri. Ilja Mashkov e Petr Konchalovskij erano molto interessati al Giappone, e fu per questo che nelle loro opere comparvero elementi delle stampe giapponesi, che si possono riconoscere in alcune pose e nei gesti delle figure.
Ilia Mashkov (Michailovskaja sul Don 1881-Mosca 1944), Ritratto di signora in poltrona, 1913, olio su tela; Ekaterinburg, Museo di Belle Arti (Foto: Ufficio Stampa) |
"Abbiamo già parlato molto delle fonti popolari dell'avanguardia russa (a Palazzo Pitti si è già tenuta una mostra dal titolo "Dalle icone a Malevich", con opere della collezione del Russkij Muzej), ma in questa chiave, delle influenze dell'Oriente e del Nord, la corrente artistica non era ancora stata esaminata. Sono materiali molto interessanti, profondi e belli, che ampliano notevolmente le nostre conoscenze sulla ricettività della cultura russa nei confronti dell'arte e della vita di altri Paesi. Penso che sia questo il motivo per cui le opere degli avanguardisti sono il biglietto da visita della nostra arte: in maniera subconscia, gli spettatori percepiscono in esse non solo qualcosa di popolare, ma anche di internazionale", afferma la curatrice della rassegna.
Nella mostra, che rimarrà aperta fino al 19 gennaio 2014, saranno esposte in tutto 120 tele e sculture realizzate negli anni 1890-1930, oltre agli oggetti etnografici; vi saranno opere di Leon Bakst, Aleksandr Benua, Pavel Filonov, Mikhail Larionov, Vladimir Tatlin e Nikolaj Roerich.
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