Nella casa di Bulgakov

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Entriamo nel palazzo che ha fatto la storia non solo di Mosca, ma della letteratura mondiale e che oggi rivive grazie all’azione di un gruppo di giovani artisti amanti della tradizione

Le code chilometriche sulla Bolshaja Sadovaja di Mosca affondano tra i gas di scarico e il rumore dei motori. Se si gira a sinistra e si passa una curva a semicerchio, cala un tale silenzio che è possibile sentire l’avvicinarsi della sera. L’edificio a cinque piani in stile Art Nouveau culla con premura il suo cortile, nascondendolo dai frastuoni della capitale.

Da più di un secolo ormai la prima kommunalka (le case in coabitazione, ndr) di Mosca, al numero dieci della Bolshaja Sadovaja, attira l’attenzione dei passanti. Allora, nel 1902, gli ideatori del progetto si insediarono nell’edificio che avevano realizzato. In quella casa si intrecciarono le vite di decine di personaggi e poeti del periodo sovietico.

L’abitazione è uno dei luoghi nevralgici del romanzo di Mikhail Bulgakov e, allo stesso tempo, il luogo d’azione del romanzo della sua vita. Emigrato nel 1921 da Kiev, ottenne il permesso di residenza in una stanzetta al quinto piano. Fu Nadezhda Uljanov, moglie del Presidente del Sovnarkom, il Consiglio dei commissari del popolo, Vladimir Lenin ad aiutarlo con i permessi.

Nella casa di Bulgakov a Mosca. Oggi molti musei letterari e compagnie teatrali uniscono le forze per attirare i giovani (Foto: Viacheslav Vazulia)

 

La celebre ballerina Isadora Duncan ci ballava per il suo unico spettatore, l’amato poeta Sergei Esenin. La casa al civico dieci della Bolshaja Sadovaja era meta del poeta Vladimir Majakovskij, dell’architetto Fedor Shechtel, del cantante d’opera Fedor Shalyapin e del mecenate Savva Mamontov. E in questo celeberrimo edificio, Bulgakov dovette scontrarsi con un’altra realtà, con persone di moralità diversa e valori estranei, che vivevano nelle stanze attigue alla sua.

Infrangendo il sonno notturno e la tranquilla esistenza dello scrittore, i vicini divennero i prototipi dei personaggi del romanzo “Il Maestro e Margherita” e di numerosi racconti: l’astiosa vicina di Bulgakov, Anna Gorjacheva, – diventata nel romanzo l’“Annushka” colpevole della morte del direttore del Massolit Mikhail Berlioz – provocò un’impressione così indelebile sullo scrittore che il suo personaggio lo si ritrova di continuo nei racconti, nelle povest e nei romanzi di Mikhail Afanasievich.

Al sabato sera il centro storico di Mosca torna a vivere come ai vecchi tempi, esattamente negli anni Venti del secolo scorso. Infermieri sovietici in camice bianco e muniti di siringhe sbucano dai portoni alla ricerca del poeta impazzito Ivan Bezdomnij, la figura senza testa di Berlioz passeggia lungo i Patriarshie prudi, sul Tverskoj Bulvar si leggono le lettere di Bulgakov alla sua amata Elena Sergeevna. E la nuda Margarita sfreccia accanto ai muri della società degli scrittori “Massolit”.

La storia si sviluppa da sola, senza guide e, sembrerebbe, senza un copione. Ma è soltanto un’illusione. "L’idea di coniugare letteratura e teatro creando dei percorsi interattivi ci è venuta circa sette anni fa -, racconta Katerina Esterlis, regista delle visite-spettacolo presso la casa museo di Bulgakov. - Abbiamo cercato di attirare il pubblico dei giovani: Bulgakov ha moltissimi giovani lettori in tutto il Paese e l’impostazione classica del museo non è sempre all’altezza delle loro aspettative; volevamo sorprenderli, perché amassero la sua arte come noi l’amiamo".

Il museo di Majakovskij a Mosca (Foto: Max Avdeev)

La conquista dello spettatore giovane è una dura battaglia per i musei moscoviti e la chiave per vincerla è la creatività. Oggi molte compagnie teatrali e musei letterari uniscono le forze per inscenare le visite guidate e le serate artistiche – se ne trovano nella “Casa di Bulgakov”, così come nel museo di Sergei Esenin –, recenti progetti teatrali organizzano percorsi per far immergere lo spettatore nell’epoca sovietica, mentre il museo di Vladimir Majakovskij mostra alcuni rarissimi film d’inizio secolo, in cui compare il poeta.

"Parlando dell’eredità artistica di Esenin, di un poeta ancora così enigmatico, le sue opere rivelano tutta la loro attualità soltanto oggi, cento anni dopo essere state pubblicate per la prima volta", racconta Svetlana Shetrakova, impiegata del museo. Ogni fine settimana le persone che non sono indifferenti ai destini dei loro amati poeti e scrittori movimentano la Mosca moderna e automatizzata, di acciaio e cemento, riportandola all’epoca di Bulgakov e Majakovskij, del varietà e dei tram.

Le visite-spettacolo sono viaggi nel tempo della durata di due ore che pullulano di personaggi vivi, immersi in un ambiente pittoresco nello stile dell’epoca dei grandi scrittori e poeti. "Quando mi hanno invitato a recitare nelle visite-spettacolo sono rimasto a lungo indeciso: in fin dei conti non si trattava di vero teatro, non c’era un palco né luci, e ciò che più conta per un attore, non c’erano gli omaggi dopo lo spettacolo -, spiega Misha, uno studente dell’Istituto Shepkinskij. - Ho pensato che fosse un’arte attempata. Una volta iniziato però ho capito che è qualcosa di nuovo".

Se si esce dall’auto sulla Bolshaja Sadovaja, bloccata nel traffico lungo la strada verso il futuro, si ha la possibilità di fare due passi nel suo passato, mano nella mano con gli scrittori, i poeti e i creatori di quella realtà leggendaria, oggi analizzata da migliaia di storici, critici e studiosi, e che, forse, non ha bisogno di tante analisi, ma soltanto di essere ancora sentita con il cuore.

L'articolo è stato pubblicato sul numero cartaceo di "Russia Oggi" del 22 novembre 2012

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