Merezhkovsky, il genio nell'ombra

Ritratto di Dmitri Merezhkovsky

Ritratto di Dmitri Merezhkovsky

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Il mondo letterario celebra il 150esimo anniversario della nascita di Dmitri Merezhkovsky. RBTH analizza come mai la luce di questa stella della letteratura, candidata nove volte al premio Nobel, col tempo si sia affievolita

Il padre di Merezhkovsky fungeva da consigliere particolare sotto Alessandro II ed ebbe altri nove figli oltre a lui, nato nell’agosto del 1865. Le case dove Merezhkovsky trascorse l’infanzia – una dacia lussuosa sull’isola Elagin di San Pietroburgo, e una tenuta di stile classico in Crimea, a metà strada tra le montagne e il mare – offrirono molto materiale e ispirazione alla sua immaginazione. Ascoltando i racconti della Bibbia e delle vite dei santi dalla governante, inoltre, sviluppò una devozione religiosa destinata a durare e influire su di lui per tutta la vita. Alcune sue opere di poesia furono pubblicate quando era ancora molto giovane, malgrado Fyodor Dostoevskij lo denigrasse dicendo che per scrivere bene avrebbe prima dovuto provare sulla sua pelle cos’è la sofferenza. Nel 1892 Merezhkovsky pubblicò un secondo libretto di versi, intitolato “Simboli” e nella sua conferenza intitolata “Sulle cause del declino nella letteratura russa contemporanea” esaltò la creatività individuale: quel testo oggi è considerato alla stregua di un manifesto anticipatore di una nuova epoca letteraria. La ricerca del futuro Sergej Djagilev e la rivista “Il mondo dell’Arte” lo accolsero benevolmente e pubblicarono i suoi saggi letterari. 

Merezhkovsky e la moglie Zinaida Gippius, dalla fulva capigliatura e anch’ella poetessa, si interessarono sempre più alla religione esoterica, tentando di fondare una loro chiesa. Dopo la rivoluzione del 1905, Merezhkovsky profetizzò: “La chiesa sarà abbattuta e spazzata via, e così pure la monarchia”, e sostenne che prima della rivoluzione vera e propria si rendeva necessaria una rivoluzione dello spirito. La sua seconda trilogia di romanzi storici si concluse con “Quattordici dicembre”, storia della rivoluzione decabrista del 1825. 

Merezhkovsky disse di scrivere romanzi storici per usare il passato alla “ricerca del futuro”. Divenne uno scrittore sempre più controverso. I critici lo sbeffeggiavano per la sua convinzione di essere “un grande filosofo e un grande profeta” e definirono “cattiva letteratura” le sue opere. Fu accusato di avere connessioni con il terrorismo, e i suoi cupi pronostici sulla tirannia bolscevica si tramutarono presto in realtà. Descrisse il nuovo regime come “l’Avvento del Regno dell’Anticristo”. Nel dicembre 1919 Merezhkovsky e la moglie vendettero tutti i loro averi e scapparono all’estero, senza più fare ritorno.

Esilio, controversia e ispirazione

Nel 1925 Merezhkovsky lanciò in Francia la rivista “La via nuova” che raccolse attorno a sé la produzione letteraria di dissidenti ed emigrati. Strinse amicizia con Ivan Bunin, altro esiliato, che nel 1933 vinse il premio Nobel per la letteratura. Merezkovkij continuò a scrivere in modo prolifico e si dice che sia morto con la penna in mano. Anche gli ultimi suoi anni di vita furono controversi: in un primo tempo esaltò Mussolini, in seguito Hitler, perché sperava che avrebbero liberato l’Europa dal Comunismo. Nel giugno del 1941, poco prima di morire, fece un discorso alla radio tedesca, molto criticato, nel quale paragonò Hitler a Giovanna d’Arco. Da quel momento gli furono contestati contenuti e tempistiche. Affermò molte cose per poi contraddirle in seguito.

Teffi, scrittore di brevi racconti, lo sentì pronunciare un discorso e disse di lui: “Merezhkovsky se ne è uscito con una lunga filippica…nel corso della quale ha preso di mira sia i bolscevichi sia i fascisti”. Detestato sia dagli zaristi sia dai comunisti, Merezkovkij rimase sempre fedele alle proprie idee. Cechov lo definì “un credente”; lo scrittore di libri per l’infanzia Kornej Cukovskij lo descrisse “misterioso, insondabile, quasi una creatura mitica”. Alla fine del suo romanzo: “Leonardo da Vinci, o la Resurrezione degli dei”, Merezhkovsky introduce il personaggio di un pittore russo di icone nell’atto di ricoprire d’oro un ritratto alato di Giovanni Battista. In queste sue ultime pagine affiora evidente un’ispirazione artistica di potente forza mistica. Il pittore di icone di Merezkovkij ha dedicato molti anni della sua vita a scrivere un manuale sulla sua arte e così scrive: “Il sole, come un tizzone rosso ardente, si alzò sopra la cupa foresta, e qualcosa di simile alla musica si diffuse sulla terra e nel cielo”.

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