In apparenza, Norilsk, situata nel nord del Territorio di Krasnojarsk (in Siberia), è una tipica città industriale costruita secondo i canoni sovietici. Pomposi edifici dell’epoca staliniana, case prefabbricate di vari colori dei quartieri dormitorio e innumerevoli ciminiere degli stabilimenti industriali che si perdono oltre la linea dell’orizzonte.
Pavel Kuzmichev
Pensate che in questa città situata sul 69° parallelo (300 km più in su del Circolo polare artico) per 9 mesi all’anno c’è la neve! D’inverno, la temperatura scende fino a 45 e anche 50 ºC sotto lo zero, ma il problema più grande sono le tempeste di neve, quando non si riesce a stare in piedi per il vento. La penisola del Tajmyr, dove è situata la città, spesso è chiamata “cimitero dei cicloni”, perché è qui che si esauriscono tutti i cicloni che nascono nell’Atlantico (per questo motivo a Norilsk c’è sempre vento). Insomma, non è un posto da villeggiatura. I meteorologi locali usano addirittura un termine specifico traducibile come “durezza del tempo”, perché più forte è il vento, più difficile è sopportare il freddo e l’umidità.
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Eppure, oltre 170 mila persone vivono in questa città, la seconda più grande nell’Artico (la città più grande è Murmansk, che ha quasi 270 mila abitanti, ma è sul 68º parallelo).
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A Norilsk si trovano grandi centri di estrazione e produzione di nichel, rame, cobalto, palladio.
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Gli stabilimenti lavorano 24 ore 24, pertanto i dipendenti devono avere la possibilità di raggiungere in tempo il loro posto lavoro e di tornare a casa dopo la fine del turno. Ma come si può garantirlo, se fuori infuria una bufera e la città è immersa nella notte polare?
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I panelli di Potapov
Archivio di Sergej Lobanov
A Norilsk da sempre esiste il problema dei cumuli di neve che nel passato sembravano quasi dune e potevano raggiungere l’altezza di 30 metri. Per rimuoverli occorreva impiegare moltissime persone. La principale necessità era quella di garantire il funzionamento ininterrotto della ferrovia che collega Norilsk con il porto di Dudinka, sul fiume Enisej, perché lungo questa ferrovia, costruita sul permafrost nella tundra e lunga 100 km, si trasportavano tutti i prodotti delle aziende di Norilsk, che da Dudinka venivano poi spediti con le navi. Allo stesso tempo, la ferrovia era indispensabile anche per rifornire la città con generi alimentari e quant’altro, ed era usata anche dal servizio postale.
Vsevolod Tarasevich/MAMM/MDF/russiainphoto.ru
Oggi, lungo le strade di Norilsk si possono vedere dei panelli in legno che servono per trattenere la neve. I panelli furono ideati dall’ingegnere ferroviario sovietico Mikhail Potapov. Quando, nel 1935, fu avviata la costruzione della città, ai lavori parteciparono i detenuti del locale campo di lavoro Norillag (chiuso nel 1956). Potapov era finito nel gulag alla fine degli anni Trenta, dopo essere stato condannato a dieci anni per i suoi “legami” con il maresciallo Tukhachevskij, caduto in disgrazia e fucilato nel 1937 (Tukhachevskij avrebbe voluto dare in dotazione all’esercito la macchina brucia-sterpaglie per i binari ferroviari, inventata da Potapov).
Igor Vinogradov/Sputnik
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A Norilsk l’ingegnere fu incaricato di creare un sistema per proteggere la città dalla neve. Potapov percorse a piedi tutta la ferrovia, da Norilsk a Dudinka, e trovò una soluzione. I panelli da lui disegnati sono installati con un determinato grado di inclinazione, grazie al quale il vento esce da sotto il panello con una forza tale da spazzare via tutta la neve. Per ogni tratto della ferrovia l’ingegnere fece un apposito calcolo, determinando la posizione dei panelli in funzione della direzione e della forza del vento.
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Nel 1944, Potapov fu liberato anticipatamente dalla prigionia, ma fino al 1950 continuò a lavorare a Norilsk e gli fu riconosciuto persino un brevetto per i suoi panelli. Nel 1950, il dipartimento dove Potapov lavorava fu chiuso, pertanto l’uomo si trasferì nella città di Kansk (Territorio di Krasnojarks), ma poco dopo fu arrestato un’altra volta e riportato a Norilsk, dove morì nel 1954, mentre i suoi panelli sono tuttora in funzione.
Edifici che formano un muro
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Norilsk ricevette lo status di città nel 1953. Il piano regolatore del nuovo centro urbano fu sviluppato da Witold Nepokojchitskij, architetto di Leningrado che si trasferì volontariamente a Norilsk su invito del direttore del Kombinat (complessi industriali dell’Unione Sovietica che conglomeravano in una certa area un numero di imprese statali specializzate in un determinato settore) di Norilsk. Nepokojchitskij era fedele alla scuola leningradese, pertanto le prime costruzioni nel centro della città furono erette in stile neoclassico e neoimperiale.
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Per questo motivo, la via centrale di Norilsk, il corso Leninskij, può ricordare la prospettiva Nevskij di Pietroburgo: ci sono degli edifici altrettanto monumentali, riccamente decorati con bassorilievi, con la differenza che a Norilsk gli edifici poggiano su palafitte perché qui c’è il permafrost.
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Guardandole da lontanto, le case a Norilsk sembrano formare un muro unico. Anche questo serve per proteggersi dai venti. Gli architetti sono stati ispirati dai cortili a “pozzo” delle case di Pietroburgo.
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Passaggi tra le case
Il piano regolatore di Norilsk era davvero grandioso, ma non fu mai pienamente realizzato. Già alla metà degli anni Cinquanta, dopo la morte di Stalin, iniziò la lotta contro gli “eccessi” architettonici e a Norilsk furono costruite moltissime case prefabbricate, le quali però hanno una particolarità.
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Le case nei quartieri dormitorio formano un perimetro chiuso, agli edifici si accede dal cortile. Fra i singoli edifici sono previste delle aperture con una piccola scala. Alcune di queste aperture sono talmente strette che passarci in due potrebbe essere un problema.
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Tuttavia, ciò è stato fatto apposta, affinché la persona possa non soltanto raggiungere la propria casa, ma anche ripararsi dal vento per un po’ di tempo, evitando nel contempo che il vento entri nel cortile.
Vsevolod Tarasevich/Sputnik
Molti abitanti locali dicono che qui succedono talvolta delle “tempeste nere”, quando il vento raggiunge una forza incredibile. La “tempesta nera” (in russo: “чёрная пурга”; “chjórnaja purgá) più memorabile si verificò all’inizio del 1957, quando durò per diversi giorni e si dovettero addirittura tendere delle funi metalliche tra gli edifici per dare un appoggio a chi doveva passare.
Foto d'archivio
Ultimamente, nella città è stato avviato un ampio rinnovamento. Entro il 2035, a Norilsk saranno ristrutturate e costruite ex novo decine di case, saranno abbelliti i cortili e modernizzati gli impianti.
Numeri giganti sugli edifici
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Una caratteristica di Norilsk, che dà subito nell’occhio, sono i caratteri cubitali, disegnati con brillanti colori, del numero civico che spicca sugli edifici. Il numero si vede da lontano e con qualsiasi tempo. Ciò è molto utile durante le tempeste, specie per chi è nuovo nella città.
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Questi numeri sono comparsi negli anni Ottanta sulle case prefabbricate costruite in quel periodo. Sui vecchi edifici i numeri hanno dimensioni standard.
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Inoltre, le case a Norilsk sono dipinte con vivaci colori per confortare psicologicamente gli abitanti. Sulle facciate di alcuni edifici si possono vedere dei mosaici che rievocano la storia dell’Estremo Nord.
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Luci nelle strade
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Un altro particolare curioso. Su molti edifici si possono vedere delle luci, come quelle di Natale. Naturalmente, nel periodo estivo, quando il Sole non tramonta praticamente mai, le luci sono spente, ma già in autunno tutte le strade sono illuminate come a Capodanno.
Legion Media
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