Sinegorje, così muore una cittadina sovietica circondata da panorami mozzafiato (FOTO)

iolegkalinin
La vista dalla finestra è incredibile, tra il fiume e le montagne… Ma, chiusura dopo chiusura (l’aeroporto, il cinema, i ristoranti…), questo è ormai un insediamento fantasma, dove vivono appena duemila persone e dove gli appartamenti sono in vendita per 560 euro

Sinegorje in qualche modo ricorda Pripjat, la città fantasma che si trova vicino alla centrale nucleare di Chernobyl: palazzoni abbandonati senza finestre e porte sono ovunque qui, così come le strade che non portano più da nessuna parte. Ma, a differenza di Pripjat, la vita a Sinegorje non si è fermata per sempre e tutta d’un colpo. In questo villaggio, posto tra un fiume impetuoso e le montagne (che da lontano sembrano blu, fatto da cui deriva in russo il nome “Sinegorje”), vivevano quasi 12 mila persone alla vigilia del crollo dell’Urss. Ora i residenti sono rimasti meno di duemila, in uno scenario surreale, tra edifici abbandonati e panorami che tolgono il fiato.

Il villaggio (amministrativamente si tratta di un “posjólok gorodskógo tipa”, un “insediamento di tipo urbano”; una tipologia di urbanizzazione sovietica, che dava a piccole comunità rurali gli elementi tipici della città), sulle rive del fiume Kolymà, fu fondato nel 1971. La gente si insediò qui per costruire la Centrale idroelettrica della Kolyma, che non aveva eguali nell’Unione Sovietica. E a 30 chilometri da Sinegorje c’è una delle strade più tristemente note di questa zona, legata a doppio filo alla storia dei campi di lavoro, la “Doróga kostéj”, ossia “Strada delle ossa”.

LEGGI ANCHE: La Strada delle ossa, custode degli orrori dell’Urss 

“In passato la Kolyma era luogo di deportazione”, ricorda Polina, 22 anni, che vive a Sinegorje dalla nascita. I prigionieri costruirono in circa vent’anni (dal 1932 al 1953) una strada lunga 2.000 chilometri per collegare Magadan a Jakutsk, e altre infrastrutture necessarie, in condizioni di permafrost disumane. In inverno, la temperatura scende a -40 °C. Si stima che oltre 125.000 persone siano morte qui durante il periodo di esistenza dei campi di lavoro.

Ma un paio di decenni dopo, le persone arrivarono nella Sinegorje appena in fondazione già di propria iniziativa.

“La mia famiglia, come molte altre, si trasferì per ‘conquistare il Nord’, sedotta dal romanticismo di questa terra. Inoltre, per l’opportunità di lavorare in una centrale idroelettrica unica nel suo genere”, racconta Mikhail Skvortsov a “Russia Beyond”. Lui è nato nell’unico ospedale ostetrico di Sinegorje, nel 1983. I genitori di Mikhail si erano trasferiti qui da San Pietroburgo. Persone come loro ricevettero appartamenti di nuova costruzione. La vista dalla finestra era fenomenale. “Una soleggiata valle innevata circondata da colline”, è ciò che Mikhail ricorda quando sente parlare di Sinegorje.

Ai tempi in cui la centrale idroelettrica veniva costruita e messa in funzione, la vita a Sinegorje era in pieno fermento C’era uno yacht club sul fiume, una pista da sci con impianto di risalita, una colonia estiva per i bambini, una banja, un cinema, una casa della cultura, una palestra, una piscina, persino un aeroporto a due piani con ristorante, mosaici, specchi e schermi tv. Una volta al giorno, un aereo volava da qui a Magadan, la grande città più vicina, che dista 480 km. Lo scalo è stato chiuso nel 2000.

“Ovviamente, qui non sono mai esistiti discoteche, ristoranti di lusso o centri commerciali. Ecco perché siamo un posjólok e non una città. Ma si viveva abbastanza bene qui. La Grande Casa della Cultura, purtroppo, è bruciata [nel 2007], ma io sono riuscita a vederla. C’era un piccolo ristorante. È stato chiuso molto tempo fa. Ora c’è un bar dove i giovani si ritrovano, un piccolo centro ricreativo, e basta. Avevamo la migliore piscina nella regione di Magadan, ma siamo riusciti a farla andare in malora”, racconta Polina.

Gli abitanti cominciarono a lasciare Sinegorje dopo che la centrale idroelettrica fu completamente messa in funzione e l’entusiasmo romantico “della conquista del Nord” si dissipò. Secondo Mikhail il disamore iniziò con la Perestrojka e la conseguente carenza di merci nei negozi e il taglio di gran parte dei servizi. Ma qui non è consuetudine demolire gli edifici vuoti e si è semplicemente lasciato che gli appartamenti si trasformassero in luoghi fantasma. A causa del crollo della popolazione, circa 2/3 degli edifici del villaggio sono ora in stato di abbandono.

“Non c’è assolutamente niente da fare qui, adesso, a parte lavorare. Abbiamo una natura molto bella, ma non c’è nessun posto dove passare un po’ di tempo. La gente cerca di rientrare nella civiltà, almeno di spostarsi a Magadan, e vendere gli appartamenti a Sinegorje. I prezzi vanno da 50 a 200 mila rubli (560-2.240 euro). E si parla della chiusura totale del villaggio fin dai tempi in cui andavo a scuola”, dice Polina. Anche lei progetta di andarsene.

Mikhail se ne è andato da tempo. Si dice sicuro del fatto che, grazie all’automazione, la grande centrale idroelettrica “Kolymskaja” avrà presto bisogno solo di pochi addetti, che verranno qui a rotazione per qualche mese, e non ci sarà più affatto bisogno di un intero villaggio.


Dieci fatti sulla cittadina più settentrionale della Russia, Dikson 

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie