“La differenza di lingue rischia di produrre anche una differenza di pensiero, pericolosa per la Chiesa”, scrive Nikolaj Karamzin nella sua monumentale “Storia dello Stato russo” a proposito della posizione assunta dal clero durante il regno di Boris Godunov. Questa era stata la secca risposta della Chiesa all’iniziativa dello zar di creare a Mosca la prima università in stile occidentale e di invitare insegnanti stranieri. Godunov aveva deciso di aprire il Paese alle tradizioni dell’istruzione europea un secolo prima di Pietro il Grande, ma dovette poi fare marcia indietro.
Parsuna (termine che indica i primi ritratti di soggetto laico apparsi in Russia, con ancora molti elementi dello stile delle sacre icone) raffigurante Boris Godunov; fine del XVII secolo
Dominio pubblicoLo zar trovò comunque il modo di realizzare la sua idea: nel 1602 inviò 18 giovani a studiare latino e lingue straniere nei Paesi europei. Quattro di loro andarono in Inghilterra. Elisabetta I decise di accoglierli e accettò la condizione posta da Boris Godunov: gli studenti russi non sarebbero stati costretti a cambiare fede durante gli studi. Al loro ritorno, dovevano entrare al servizio del Posolskij Prikaz, sostanzialmente il Ministero degli Esteri dell’epoca. I quattro furono distribuiti in diverse università.
Vista del King’s College di Cambridge
Dominio pubblicoIl figlio dell’ufficiale di dicastero Grigorij Olferjev Nikifor fu mandato a Cambridge. Qui studiò prima al St John’s e poi al Clare College. Ma nel 1605 Boris Godunov morì improvvisamente, il falso Dmitrij entrò a Mosca e salì al potere e in Russia infuriarono i conflitti del Periodo dei Torbidi. Solo nel 1613, quando lo zar Mikhail Fjodorovich Romanov (Michele I di Russia) salì al trono, ci si ricordò degli studenti mandati all’estero. L’ambasciatore russo Aleksej Zjuzin decise di informarsi e fu spiacevolmente sorpreso da quanto venne a sapere. Tre avevano trovato la loro strada in terra straniera: Sophon Kozhukhov e Kazarin Davydov lavoravano per la Compagnia delle Indie Orientali nel Borneo e a Giava, Fjodor Kostomarov, come segretario reale, era finito in Irlanda. Solo Nikifor Olferjev era rimasto nelle vicinanze di Cambridge. Ma aveva cambiato nome: ora era Nikephor Alphery.
Si scoprì che era riuscito a laurearsi a Cambridge grazie all’aiuto della famiglia di John Bidell, che aveva conosciuto durante gli studi. Il padre di Bidell intratteneva scambi commerciali con la Russia e aveva deciso di supportare economicamente questo giovane che si trovava lontano dalla sua patria. Nikifor cambiò anche la sua fede, passando a quella anglicana. Per questo motivo non poteva tornare in patria. Coloro che cadevano nel peccato di eresia venivano puniti severamente: negli annali ci sono istruzioni di bruciare gli apostati o di seppellirli vivi sotto terra. Il divieto di lasciare l’Ortodossia in Russia rimase in vigore fino al 1905.
Presunto ritratto di Nikephor Alphery
Dominio pubblicoMa gli ambasciatori non si arresero: anche se apostata, Alphery doveva essere riportato in patria. Inondarono di richieste il Parlamento e il re Giacomo I. Minacciarono di inasprire le relazioni tra i Paesi e di introdurre limitazioni per i mercanti inglesi che commerciavano con la Russia. Sostenevano che Nikifor aveva semplicemente commesso un errore di gioventù convertendosi. Cercarono persino di rapirlo…
Nel 1618 Alphery divenne pastore in una parrocchia nell’Huntingdonshire, sposò la figlia del parroco Joanna Beth e visse con la sua famiglia a Woolley, con alterne vicende, soprattutto ai tempi della Guerra civile inglese, fino alla morte, avvenuta nel 1666.
LEGGI ANCHE: Pietro il Grande mandò un’intera generazione a studiare all’estero. Con quali risultati?
Cari lettori,
a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a:
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email