La notte in cui il corpo di Stalin fu tolto in gran segreto dal Mausoleo

Vasilij Egorov/TASS
Per quasi otto anni il leader georgiano, perfettamente mummificato, fece compagnia a Lenin. Poi, nel 1961, fu presa la decisione di seppellirlo, nell’ambito del processo di destalinizzazione

Per più di sette anni il corpo imbalsamato di Stalin rimase nel Mausoleo della piazza Rossa, a fianco di quello di Lenin. Tuttavia, il 31 ottobre 1961, nell’ambito della campagna di destalinizzazione, si decise di seppellirne il corpo vicino alle mura del Cremlino.

Non ci fu nessuna cerimonia pomposa e le strade di Mosca non furono chiuse. La decisione fu presa in un solo giorno, ufficialmente “in risposta alle numerose richieste dei lavoratori”. Lo stesso giorno, vicino alle mura del Cremlino si predispose una tomba che fu subito mascherata con dei fogli di compensato per non attirare attenzioni indesiderate.

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Il corpo fu portato fuori di notte (per evitare eventuali disordini) prima nel laboratorio, situato sotto il Mausoleo, poi fuori dall’edificio. All’operazione partecipò una trentina di ufficiali del Kgb e dell’esercito, scelti tra i più fidati (e i meno loquaci). I parenti di Stalin non furono invitati. “Lo portarono non orizzontalmente, ma inclinato di 45 gradi. Sembrava che da un momento all’altro avrebbe aperto gli occhi per domandare: ‘Che cosa mi state facendo, bastardi?’”, avrebbe ricordato in seguito l’allora capo del Kgb Aleksandr Shelepin.

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Dalla giacca di Stalin furono tolte tutte le onorificenze e mostrine, persino i bottoni dorati e le spalline furono rimossi. Il corpo fu messo in una bara di legno, il coperchio fissato con i chiodi. Sopra la tomba fu sistemata una lastra di cemento armato. Stalin è l’unica persona che fu sepolta ai piedi delle mura del Cremlino senza cerimonia, senza orchestra e senza spari di commiato.

E che dire del fatto che i “funerali” si siano tenuti nel giorno Halloween? Beh, questa fu una pura coincidenza. Il giorno prima però, nell’arcipelago di Novaja Zemlja era stata testata la bomba “Zar”, la più potente creata fino a quel momento. Pertanto, il giorno dopo, tutti i giornali parlavano solo della bomba, e il trasferimento di Stalin passò praticamente inosservato.

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