Chi erano i “nuovi russi” e dove sono finiti oggi?

Fotogramma dal film di Aleksej Balabanov “Zhmurki”, noto in Italia anche come “Mosca cieca”

Fotogramma dal film di Aleksej Balabanov “Zhmurki”, noto in Italia anche come “Mosca cieca”

Aleksej Balabanov/STV, 2005
Dopo il crollo dell’Urss, il desiderio di “provare tutto in questa vita” diventò realtà. La sua massima espressione furono i “novye russkie”, con i loro eccessi tra lusso e malavita

Persone nuove dell’epoca nuova

La testa rasata, una giacca color lampone, pesantissimi anelli d’oro e una bella Mercedes. Tale è l’immagine tipica del “nuovo russo”, nota a tutti coloro che erano in Russia negli anni Novanta.  

Nel territorio dell’ormai inesistente Unione Sovietica, l’epiteto “nuovo russo” fu lanciato per la prima volta nel 1992 dal quotidiano Kommersant. Inizialmente, veniva usato per definire le persone con elevato livello di formazione, qualificate e con buone prospettive di crescita professionale, considerate una classe “in anticipo sui tempi”. “Il termine è nato praticamente per caso, è stato lanciato per scherzo”, spiega il politologo Georgij Bovt.

Perché “nuovi”? È che dopo la sparizione dell’Urss i cittadini comuni, abituati a vivere nella realtà dell’economia pianificata (senza proprietà privata e con il divieto di iniziativa economica privata), all’improvviso si erano trovati in un mondo dove si poteva fare di tutto. I “nuovi russi” erano coloro che furono i primi a inquadrarsi nel nuovo sistema, guadagnando parecchi soldi. 

Stanislav Baretskij (1972-), showman e musicista, dopo aver fatto negli anni Novanta il becchino e il buttafuori

La principale fonte di guadagno di queste persone era il commercio. Vendevano tutto quello che nel Paese mancava: abbigliamento, prodotti elettronici, cosmetici e tante altre cose. Chi riusciva prima degli altri a trovare un partner all’estero, a portare la merce nel Paese e a trovare un “protettore” per difendersi da altri come lui, era sicuro di diventare ricco.

LEGGI ANCHE: Chi erano i chelnokì e perché i grandi borsoni a quadretti divennero un simbolo nazionale russo? 

Personaggi negativi 

I “nuovi russi” furono tra i primi a cominciare a viaggiare all’estero e a contattare eventuali partner commerciali occidentali. “I nuovi russi erano ospiti graditi, tutti volevano firmare con loro un contratto”, dice Georgij Bovt.

Infatti, molti occidentali erano convinti fin da allora che prima o poi in Russia sarebbe nata la classe media e la Russia sarebbe diventata uno Stato capitalistico esemplare. Tuttavia, alla metà degli anni Novanta si capì che qualcosa era andato storto, perché i grandi capitali erano nelle mani di coloro che, in un modo o nell’altro, appartenevano al mondo del crimine.

“La base della loro ricchezza era la loro capacità di guadagnare con qualsiasi cosa, negli anni Novanta, anche con i disagi subiti dal popolo. Pertanto, la percezione generale di questi personaggi era negativa”, ha detto Andrej Timin, l’ex ricercatore scientifico che negli anni Novanta ha abbandonato la scienza (come tanti altri suoi colleghi) per dedicarsi al commercio e diventare un “nuovo russo”.

Più vicino alla metà degli anni Novanta, i “nuovi russi” erano percepiti non più come una “classe in anticipo sui tempi”, bensì come persone con tanti soldi e conoscenze nel mondo del crimine. Non di rado, tali legami comportavano delle attività illegali come il traffico di droga o di armi.

Come si riconosceva un “nuovo russo”? 

I “nuovi russi” formarono un particolare tipo di subcultura con un proprio modo di vestirsi, accessori particolari, e uno stile di vita unico. 

Il simbolo più memorabile era forse la loro giacca color lampone o rossa. Non si sa, perché fu scelto proprio questo colore, ma si dice che la moda sia stata lanciata da Sergej Mavrodi, fondatore dell’azienda MMM, una delle più grandi piramidi finanziarie nella storia del Paese. Una volta, infatti, Mavrodi si presentò negli studi televisivi vestito con una giacca di questo tipo, dando forse così il “segnale”.

LEGGI ANCHE: La piramide finanziaria MMM: come fu costruita la più grande truffa della Russia moderna 

La storica della moda Megan Virtanen crede che il fenomeno abbia anche una componente simbolica: lo scarlatto e il lampone sono colori del potere e della ricchezza, e da parte dei “nuovi russi” fu soltanto un riflesso.

A questa gente piacevano anche tutti gli attributi della “vita da ricchi”: accessori in oro, grandi orologi (chiamati in gergo “kotly”, cioè “calderoni”) e anelli su, praticamente, tutte le dita. 

Sergej Mavrodi (1955-2018), fondatore della piramide finanziaria MMM, durante un discorso in tv

Con gioielli d’oro si indossavano abiti firmati che, tra l’altro, non sempre erano originali. Il “nuovo russo” si spostava con automobili di lusso come Mercedes Classe S, BMW, Audi e altre.

Che fine hanno fatto i “nuovi russi”?

I “nuovi russi” non sono scomparsi da un giorno all’altro, ma hanno subito un’evoluzione. Col tempo, alcuni di loro, da banditi vestiti con giacca color lampone si sono trasformati in persone rispettabili, vestite con classe, diventando più potenti, più ricchi e più “introdotti” nei giri giusti.

Altri hanno continuato il business avviando delle attività legali. Molti però sono morti. Chi, a quei tempi, aveva a che fare con la mafia, moriva spesso e facilmente. Tuttavia, anche dopo la morte queste persone riuscivano a distinguersi: le loro pietre tombali nei cimiteri russi si vedono da lontano. Spesso sulla tomba è installata una statua a grandezza naturale e anche le cripte non mancano.

Nei primi anni Duemila, quando l’apice della gloria dei “nuovi russi” era ormai storia, per molte persone questa categoria ha assunto dei connotati caricaturali: i commercianti con giacca rossa sono diventati protagonisti delle barzellette e dei film ambientati nella Russia degli anni Novanta.

Tuttavia, conviene riconoscere che l’influenza di queste persone fu enorme. Il telefono cellulare, la carta di credito, le ferie al mare negli alberghi di Adalia, in Turchia… tutto ciò è entrato a far parte della vita delle persone comuni anche grazie al fatto che nel passato furono i “nuovi russi” a dettare la moda. I businessman con la ridicola giacca lampone riuscirono a far credere che fosse del tutto reale diventare ricchi senza grande fatica e in poco tempo, perché la nuova realtà del Paese subentrato all’Urss offriva possibilità molto più ampie di guadagnare e di realizzare le proprie potenzialità. Sono diventati simbolo della Russia degli anni Novanta, dove si poteva avere qualsiasi cosa: bastava soltanto capire come fare.

LEGGI ANCHE: Cinque domande chiave sui “Selvaggi anni Novanta” in Russia 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: 

  • Iscrivervi al nostro canale Telegram
  • Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
  • Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
  • Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie