Sette testate degli anni Duemila che hanno fatto la storia del giornalismo russo

Kira Lisitskaya (Foto: Avito; Valerij Khristoforov/TASS)
Nel periodo successivo alla Perestrojka e al crollo dell’Urss, in Russia si formò il mercato dei media. Ecco alcuni progetti editoriali diventati protagonisti di un’epoca: tra riviste patinate e d’arte, voci dell’underground e quotidiani scandalistici o di notizie economiche

Kommersant (КоммерсантЪ)

La storia di questo quotidiano, considerato oggi una delle principali fonti di notizie, inizia alla fine degli anni Ottanta. I primi numeri sono infatti apparsi nel 1989, anche se le uscite regolari sono cominciate nel 1990. Il giornale si posiziona come erede del quotidiano omonimo che usciva a Mosca nel periodo 1909-1917, prima della Rivoluzione. Lo sta a indicare, in particolare, la lettera “jat” (Ъ) nel titolo del quotidiano (“КоммерсантЪ”), eliminata dalla riforma ortografica del 1917-1918. L’edizione del nuovo “Kommersant” (“L’uomo d’affari”) fu sostenuta dall’Unione dei cooperatori. Il titolo indicava anche l’ideologia della nuova edizione: il quotidiano era rivolto alla comunità imprenditoriale che stava nascendo in Russia e aveva bisogno di informazioni su quello che stava accadendo nella nuova economia del Paese, che non era più pianificata.    

Ben presto il giornale divenne il portavoce della nuova classe. Più volte la proprietà è passata di mano in mano (fra gli ex proprietari ci sono figure controverse come Boris Berezovskij e Badri Patarkatsishvili). L’attuale proprietario è l’imprenditore Alisher Usmanov. Negli anni Duemila le tematiche del giornale coprivano tutte le sfere della società russa. Spesso la sua voce diventava decisiva. Per esempio, proprio il Komersant ha lanciato l’espressione, diventata storica, con cui viene definita la nuova classe, nata dopo la perestrojka: i “nuovi russi” (“Новые русские”). 

Afisha (Афиша)

Se il Kommersant era maggiormente indirizzato al business, “Afisha” (“Locandina”) si dedicava al tempo libero. La rivista fu lanciata nel 1999, diventando subito popolare, perché all’epoca non aveva concorrenti. Nata come edizione moscovita, negli anni Duemila “Afisha” fu la principale fonte di informazione su tutti gli eventi della capitale. Nell’ambito della redazione della rivista si è formato un folto gruppo di nuovi critici gastronomici, d’arte e letterari, che recensivano i nuovi ristoranti, le mostre, gli album musicali, i film e i libri. L’industria del tempo libero stava galoppando, pertanto il materiale non mancava mai. In quel periodo, Afisha era diventata un vero trend setter. 

Successivamente, la rivista ha cominciato a informare anche sulla vita di San Pietroburgo. Venne ampliata anche la tematica, tanto che col tempo una notevole parte dello spazio fu riservata ai temi della moda e della bellezza. Gli osservatori di Afisha diventarono delle vere star del giornalismo del tempo libero, mentre il lifestyle-festival “Picnic con Afisha”, per anni svolto dalla rivista, diventava immancabilmente l’evento dell’anno. 

La rivista era anche un’interfaccia attraverso la quale le celebrità internazionali comunicavano con il pubblico in Russia. Se “Kommersant” era una specie di bibbia della comunità imprenditoriale, “Afisha” svolgeva la stessa funzione per la classe creativa, formata tra l’altro, in gran parte, dalla rivista stessa. 

Oggi la rivista ha anche una versione online. Il sito di Afisha è una guida per orientarsi negli eventi della città e svolge anche la funzione di aggregatore, attraverso il quale si possono comprare i biglietti per accedere agli eventi.

Medved (Медведь)

Fu la prima rivista patinata russa per uomini, predecessore di GQ e Esquire, lanciata nel 1995. La rivista venne fondata da un gruppo editoriale di cui faceva parte Vladislav Listyev, la principale figura nell’universo dei media degli anni Novanta. La testata, dal titolo tipicamente russo (“medved” significa “orso”) offriva dei contenuti del tutto occidentali: moda maschile, arte, rassegne musicali. Un notevole spazio era riservato ad articoli politici e ai longform su tematiche sociali (in chiave conservatrice e populista). 

Tra gli influencer della rivista negli anni Duemila c’erano moltissime celebrità: da Bill Clinton e Giorgio Armani al conduttore televisivo russo Leonid Parfjonov. La rivista fu chiusa nel 2011: non resse la concorrenza da parte dei gruppi editoriali occidentali, che erano ormai presenti in massa sul mercato russo.

PTYUCH (ПТЮЧ)

Principale voce delle correnti underground della nuova Russia, questa rivista è tuttora ricordata con nostalgia da molte persone. “Ptyuch” era la portabandiera della generazione X, come allora veniva definita. Esprimeva lo spirito di quell’epoca che era quello della libertà assoluta (che spesso oltrepassava tutti i limiti). I giornalisti della redazione, guidati da Igor Shulinskij, sfruttavano abilmente gli interessi delle nuove generazioni, attratte dall’estetica del glamour e delle feste. La rivista scriveva di sesso e di sostanze psicoattive proibite, non disdegnava il lessico osceno e gestiva anche un proprio, omonimo, night club. 

Tra i personaggi intervistati dalla rivista, c’erano molte figure controverse come, ad esempio, lo scandaloso artista Vladislav Mamyshev Monroe. Fu in gran parte grazie a “Ptyuch” che in Russia si affermarono le correnti musicali come rave, trans e techno. Oltre alla musica, la rivista si focalizzava anche su moda alternativa, cinema e mostre. In parte, “Ptyuch” può essere considerata artefice dell’underground russo.

ОМ

Rivista patinata di carattere culturale, “OM” fu lanciata quasi contemporaneamente con “Ptyuch”, ma non era altrettanto radicale. Cercava di informare i suoi lettori di tutto ciò che diventava di moda: dalla musica all’abbigliamento. Fu tre le prime riviste a pubblicare regolarmente delle raccomandazioni ai lettori (modelli da vestire, eventi da visitare, ecc.). Il pubblico si fidava e seguiva i dettami di “OM”. La rivista stessa divenne un oggetto alla moda e, per quasi dieci anni (fu chiusa nel 2006) ha determinato l’agenda di tutto quello che riguardava lo stile di vita. Tuttavia, il formato ibrido della rivista patinata si rivelò abbastanza fragile, mentre l’avanzata delle versioni russe delle famose riviste occidentali come “Vogue” e “Tatler” privò definitivamente “OM” di ogni speranza di sopravvivenza.

WAM (World Art Музей)

Stella brillante del giornalismo d’arte degli anni Duemila, oggi questa rivista può essere trovata soltanto nei negozi di libri usati o letta negli archivi online. La prima rivista patinata russa di livello mondiale dedicata all’arte era un bimensile stampato su carta di lusso con tiratura limitata. WAM era intesa, e percepita, come un almanacco. Ogni numero era dedicato a una determinata epoca o un determinato fenomeno. Ancora oggi questa rivista può essere usata come una specie di enciclopedia. Col tempo, la rivista concettuale cominciò a uscire in forma di album illustrati, mantenendo però il titolo originale. 

Le edizioni tematiche come “Arte contemporanea di Mosca 2000-2003” o “Performance art in Russia” fornivano informazioni dettagliate su tutte le correnti artistiche del Paese. Tuttavia, anche per le realtà di quegli anni, questa rivista patinata e, successivamente, anche gli album illustrati, editi a regola d’arte, si rivelarono un “capriccio” troppo costoso, per cui alla fine del decennio la rivista fu chiusa dal suo editore, il noto designer Arsenij Meshcherjakov. 

Megapolis-express 

Fu il primo tabloid russo, capostipite della stampa scandalistica russa. Fu lanciato come un’edizione dedicata alle notizie (tra i giornalisti c’era, in particolare, Anna Politkovskaja). Tuttavia, nel 1994, il progetto pilota fallì, pertanto fu deciso di riorientarlo, prendendo come base il modello del britannico “The Sun”. Le foto delle celebrità e i titoli accattivanti sulla copertina facevano intuire i contenuti del giornale. Questi contenuti erano predominanti, sebbene col giornale collaborassero anche dei giornalisti seri. 

Il giornale batteva i record delle vendite, ma molti temi erano una pura finzione, tanto che alla fine, nel 2005, la testata chiuse. Tuttavia, le storie dei ratti mutanti, le interviste alle donne ragno e agli stregoni stalinisti, segnarono la nascita della stampa scandalistica russa.

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