Come una spia sovietica senza talento divenne un grande doppiogiochista a favore degli americani

Russia Beyond (Foto: Legion Media; AP; Foto d'archivio)
Pjotr Popov era entrato nelle file dello spionaggio militare grazie a una raccomandazione, ed era sostanzialmente ritenuto un incapace, forse anche a causa del suo carattere chiuso e solitario. Ma una volta passato dalla parte della Cia, si dimostrò abilissimo e passò informazioni cruciali…

L’ufficiale dell’intelligence sovietica Pjotr Popov non era dotato di particolari talenti. Testardo, privo di flessibilità mentale e di fiuto professionale, si distingueva per la presunzione, l’estrema misantropia e l’essere del tutto asociale.

Eppure, fu proprio Popov a diventare uno degli agenti della Cia di maggior successo nell’Unione Sovietica negli anni Cinquanta. Era molto apprezzato sia dal capo dell’intelligence Allen Dulles che dallo stesso presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower. Come ci riuscì?

La spintarella

Popov entrò nell’intelligence su raccomandazione del generale Ivan Serov, ai comandi del quale aveva prestato il servizio militare in Germania dopo la Seconda guerra mondiale, come ufficiale di riserva. Serov lo sistemò presso l’Accademia diplomatica militare, che, tra le altre cose, addestrava le spie. Dopo la laurea nel 1951, il futuro agente della Cia si ritrovò a Vienna.

Pjotr Popov (1923-1960), agente sovietico doppiogiochista, che fornì informazioni di primaria importanza alla Cia

Essendo divisa in zone di occupazione, l’Austria in quei tempi era un paradiso per i servizi segreti. Praticamente, non esistevano confini rigidi tra il settore sovietico e quello americano, britannico e francese, e questo consentiva agli agenti di muoversi liberamente tra questi settori.

Il compito del maggiore della Direzione principale dell’intelligence dell’Urss Piotr Popov era reclutare austriaci per fare da spie nella vicina Jugoslavia: le relazioni tra Mosca e Belgrado si erano già deteriorate a fondo. Tuttavia, era difficile trovare una persona più inadatta a una missione del genere. A parte il fatto che lui si distingueva per la riservatezza naturale, la sua conoscenza della lingua tedesca lasciava parecchio a desiderare.

Allen W. Dulles (1893-1969), agente segreto statunitense, influente direttore della Cia dal 1953 al 1961

“I risultati del lavoro degli agenti che ho reclutato si sono rivelati del tutto insoddisfacenti. Mi è stato detto che si potevano trovare più informazioni sui giornali, rispetto a quelle che fornivano loro”, raccontò Popov ai suoi tutori della Cia sull’atteggiamento dei suoi superiori nei confronti della sua attività.

Il cambio di fronte

Esistono diverse versioni su come l’ufficiale dell’intelligence sovietica sia diventato un doppiogiochista. Secondo una di loro, i servizi segreti occidentali iniziarono a ricattarlo, dopo averlo sorpreso in un bordello. Secondo un’altra, fu lui stesso a farsi contattare, lasciando nel gennaio 1953 un biglietto nell’auto del vice console americano a Vienna.

Vienna, 1957

Comunque sia, Popov collaborò con entusiasmo con gli americani. Era rimasto impressionato dal lusso dell’Austria del dopoguerra. Qui si procurò persino un’amante, Milica Kohanek, nonostante avesse moglie e figli in Unione Sovietica. Non voleva lasciare sua moglie, ma il mantenimento di entrambe le donne era dispendioso.

Inoltre, il maggiore era stanco della sua posizione. Non provava sentimenti patriottici, non condivideva gli ideali comunisti, e tra i suoi colleghi, per le sue qualità personali, si sentiva un emarginato. “Voi americani trovate il tempo per bere qualcosa con una persona e rilassarvi. Questo è un vero approccio umano. Voi rispettate la personalità dell’interlocutore… Per quanto riguarda noi, da noi la personalità non è niente, e gli interessi statali sono tutto”, confessò all’ufficiale della Cia George Kizevalter, con il quale aveva rapporti più o meno amichevoli.

Popov iniziò a lavorare attivamente e fruttuosamente per la Cia, diventando il primo doppio agente proveniente dalle file del Gru (“Glavnoe razvedyvatelnoe upravlenie”; Direttorato generale per le informazioni militari). Grazie ai suoi sforzi, gli americani appresero in dettaglio le informazioni sui test delle armi atomiche sovietiche nel poligono di Totskoe nel 1954, e smascherarono 80 (secondo alcuni rapporti, oltre 600) agenti sovietici in Occidente. Inoltre entrarono in possesso di copie di molti documenti segreti che permisero loro di risparmiare mezzo miliardo di dollari sui programmi di ricerca scientifica.

Popov, insomma, fu molto più apprezzato negli Stati Uniti che in Unione Sovietica. Il presidente Dwight Eisenhower fu informato su di lui e sulle sue attività fruttuose, e il capo della Cia, Allen Dulles, gli regalò persino dei gemelli d’oro fatti su misura.

La scoperta del “Giuda”

Pjotr Popov fu condannato a morte per tradimento e fucilato nel 1960

Pjotr Popov lavorò in Austria fino al ritiro delle truppe sovietiche nel 1955. Non essendo riuscito a dimostrare le sue capacità nel campo dell’arruolamento di nuove spie, fu incaricato di occuparsi di rifugiati e emigrati politici dell’Europa orientale che si erano stabiliti a Vienna. Il suo vecchio protettore che lo aveva raccomandato assunse una delle cariche direttive nel Ministero degli Interni dell’Unione Sovietica, e la spia non si dette cura della sua carriera: tornò a Mosca già avendo il grado di tenente colonnello.

Poco dopo, mandato nella Germania dell’Est, per alcuni mesi si allontanò dalla Cia. Tuttavia, dopo essersi messo in contatto con i dipendenti dell’ambasciata britannica, riuscì a ripristinare velocemente i rapporti.  

Incontro tra Pjotr Popov e Russell Langelle, l’uomo a capo dello spionaggio statunitense in Unione Sovietica

Alla fine degli anni Cinquanta, i servizi segreti sovietici avevano già appeso la pratica della “ricerca preventiva del traditore” nei loro ranghi, e un bel giorno anche Popov fu sottoposto a un controllo del genere.

Era una procedura ordinaria, e inizialmente nessuno lo sospettava di tradimento. Tuttavia, durante le attività d’indagine, si scoprì che il tenente colonnello era in corrispondenza non autorizzata con la sua amante austriaca e che, per di più, si trovava spesso nelle vicinanze di alcuni dipendenti dell’ambasciata americana.

Popov si trovò spiato in modo massiccio dall’intelligence sovietica dopo che alla fine del 1958 un dipendente dell’ambasciata americana a Mosca (a quel punto Popov era già stato richiamato nella capitale sovietica) gli mandò, per errore, una lettera con l’indirizzo del mittente indicato sulla busta.

L’arresto di Langelle, che fu poi espulso dall’Urss

Il 18 febbraio 1959, già fiutando il pericolo, Popov cercò di scappare, ma fu arrestato alla stazione con un biglietto per Helsinki. Inizialmente, l’arresto non fu reso pubblico. “Giuda” (sotto tale pseudonimo il traditore compariva nei fascicoli del Kgb) fu coinvolto in un gioco d’intelligence con lo station chief dell’intelligence americana in Urss Russell Langelle, a seguito del quale quest’ultimo fu espulso dal Paese.

Accettando di collaborare con il Kgb, Pjotr Popov sperava fortemente una commutazione della pena. Tuttavia, considerando l’enorme danno che aveva causato alla capacità difensiva dell’Unione Sovietica, fu condannato alla pena capitale. Nel 1960 venne fucilato.

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