Cinque spie sovietiche che tradirono l’Urss

Russia Beyond (Foto: Keystone/Getty Images; Dominio pubblico)
Una qualche offesa subita, il desiderio di una vita migliore, la paura delle rappresaglie dei superiori, una psiche instabile… Queste sono state alcune delle ragioni per le quali gli agenti segreti hanno deciso di passare dall’altra parte

1 / Igor Guzenko

Quando l’ufficiale del Gru (“Glavnoe razvedyvatelnoe upravlenie”, “Direttorato principale per l’informazione”; il servizio informazioni dell’Esercito sovietico, e poi russo) Igor Guzenko, in servizio presso l’ambasciata sovietica di Ottawa, in Canada, apprese nell’autunno del 1944 che sarebbe stato richiamato a Mosca, la cosa non gli piacque affatto. L’ufficiale dei servizi segreti era abituato a una vita confortevole in Occidente e non voleva tornare nell’Unione Sovietica devastata dalla guerra. Tutto quello che riuscì ad ottenere dai suoi superiori, tuttavia, fu solo un rinvio della sua partenza.

Il 6 settembre 1945 Guzenko fece domanda all’ufficio di naturalizzazione per ottenere la cittadinanza canadese. Il primo ministro canadese William Lyon Mackenzie King e i funzionari dell’ambasciata sovietica vennero presto a conoscenza del caso di alto profilo, e i sovietici scoprirono anche che un certo numero di documenti segreti erano scomparsi. Quella stessa notte, quattro agenti sovietici fecero irruzione nell’appartamento di Guzenko, ma Igor e la sua famiglia alloggiavano dai vicini in quel momento. Il giorno dopo, la polizia canadese li prese in custodia.

Grazie alla testimonianza di Guzenko e ai documenti che aveva sottratto e consegnato alle autorità canadesi, diverse decine di persone furono accusate di spionaggio in favore dell’Unione Sovietica. Tra loro c’era anche un membro del parlamento canadese, Fred Rose! 

2 / Elizabeth Bentley

Questa giovane comunista, conosciuta a Mosca con lo pseudonimo di “Úmnitsa” (“Intelligente”), fece crollare un’importante rete di intelligence sovietica negli Stati Uniti nel 1945. Negli anni Trenta aveva “estratto” preziose informazioni per l’Urss mentre lavorava nella biblioteca italiana di New York, che era sotto la supervisione del governo Mussolini, e poi era stata l’assistente capo e l’amante dell’influente spia sovietica Jakov Golos.

Dopo la morte improvvisa del suo amante nel 1943, il desiderio della Bentley di lavorare per l’Urss diminuì notevolmente. Una psiche instabile, continui dubbi sulla giustezza della strada scelta e problemi con l’alcol completarono l’opera: due anni dopo “Umnitsa” passò all’Fbi, consegnando una lista impressionante di agenti sovietici che lavoravano in Nord America.

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3 / Vladimir Petrov

I Petrov – Vladimir ed Evdokija – lavoravano in posizioni di basso rango nell’ambasciata sovietica a Canberra, in Australia, essendo in realtà ufficiali di carriera del Kgb. Nel 1953 Lavrentij Berija, il capo della polizia segreta sovietica, perse la lotta politica per il potere che era scoppiata in Unione Sovietica dopo la morte di Stalin e fu quindi arrestato e fucilato. Vladimir era preoccupato che le rappresaglie contro i subordinati del leader caduto in disgrazia sarebbero presto arrivate fino in Australia.

Il 3 aprile 1954, Petrov chiese asilo politico in Australia, mentre sua moglie, che non sapeva nulla del suo piano, era in un’altra città. Nell’apprendere la cosa, Mosca ordinò che almeno lei fosse riportata immediatamente in patria. Due agenti sovietici spinsero con la forza Evdokija su un aereo diretto in Unione Sovietica. Su ordine personale del primo ministro australiano Robert Menzies, la polizia li intercettò mentre facevano rifornimento all’aeroporto di Darwin. La donna fu liberata e, per il resto della vita, la coppia visse nei sobborghi di Melbourne sotto la protezione dei servizi di sicurezza australiani.   

4 / Dmitrij Poljakov

Il maggior generale del Gru Dmitrij Poljakov servì fedelmente l’intelligence americana per vent’anni. La probabile causa del suo tradimento fu la tragica storia di suo figlio: le cure del bambino gravemente malato richiedevano una grande somma di denaro, e Poljakov fece appello ai suoi superiori per un aiuto. Per ragioni sconosciute, gli venne rifiutato e il ragazzo morì.

Il generale prese contatto con l’Fbi durante una sua missione negli Stati Uniti nel 1961. Negli anni seguenti, fece finire nelle mani degli americani quasi 1.500 agenti dei servizi segreti sovietici. In risposta alle ripetute offerte dei suoi responsabili di lasciare l’Unione Sovietica, Poljakov rispondeva invariabilmente: “Non aspettatemi. Non verrò mai negli Stati Uniti. Non lo faccio per voi. Lo faccio per il mio Paese. Sono nato russo e morirò russo”. 

Il generale fu smascherato nel 1986, dopo che si era già ritirato per motivi di salute. Due anni dopo fu fucilato per tradimento.

5 / Vladimir Rezun (Viktor Suvorov)

Nel giugno 1978, un membro dell’unità del Gru in Svizzera, Vladimir Rezun, insieme a sua moglie e ai suoi due figli, fu portato di nascosto da Ginevra in Gran Bretagna con l’aiuto dei servizi segreti britannici. Il disertore venne poi condannato a morte in contumacia in Unione Sovietica.

Rezun decise poi di dedicarsi alla storia della Seconda guerra mondiale. In una serie di libri, che scrisse sotto lo pseudonimo di Viktor Suvorov, l’ex spia avanzò e difese l’ipotesi che l’Unione Sovietica stesse per sferrare un attacco preventivo alla Germania nazista, e che l’Armata Rossa si stesse preparando non per la difesa, ma per una “campagna di liberazione” in Europa. Nel mondo accademico, il lavoro di Suvorov è stato ripetutamente criticato per i numerosi errori e le imprecisioni, e la sua teoria è ritenuta insostenibile. 

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