Elena Ferrari e le altre: le più celebri spie donne sovietiche

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Grazie al loro coraggio e alla loro sagacia, permisero di portare a compimento importanti missioni all’estero per garantire la sicurezza nazionale

1 / Nadezhda Plevitskaja (1884-1940)

Nadezhda Plevitskaja era una delle cantanti più amate dell’imperatore russo Nicola II. E il pubblico russo salutava sempre le sue esecuzioni di romanze e canzoni popolari russe con una tempestosa e lunga ovazione.

Dopo la Rivoluzione del 1917, la Plevitskaja riparò all’estero. Nel 1930, insieme al marito, il generale bianco Nikolaj Skoblin (1893-1937 o 1938), fu reclutata dall’intelligence sovietica. Per sette anni, i coniugi aiutarono attivamente i servizi segreti dell’Urss a combattere contro l’organizzazione anti-bolscevica bianca all’estero, l’Unione militare generale russa (nota anche con l’acrononimo ROVS; dal russo “Russkij ObshcheVoinskij Sojuz”). In particolare, grazie alla coppia furono neutralizzati 17 agenti che erano stati fatti infiltrare in Unione Sovietica per compiere atti terroristici.

Nel 1937, la Plevitskaja prese parte all’operazione di rapimento a Parigi e al trasferimento in Urss di uno dei principali leader del ROVS, il generale Evgenij Miller (1867-1939), ma fu presto arrestata dalla polizia francese e condannata a 20 anni di lavori forzati. Morì in prigione due anni dopo, il 1° ottobre 1940. Il marito sparì nel 1937 e si presume essere morto in quell’anno o il successivo.

2 / Elena Ferrari (1899-1938)

Olga Revzina, meglio conosciuta con il suo pseudonimo di Elena Ferrari, combinò con successo il servizio nell’intelligence sovietica con l’attività letteraria. Le sue poesie furono pubblicate in Urss e in Italia, e i racconti in prosa furono lodati dal famoso scrittore Maksim Gorkij

Negli anni Venti, la Ferrari creò reti di intelligence in Germania e reclutò ingegneri militari in Italia, ma la sua operazione più significativa fu la sua partecipazione a un attentato al barone Pjotr Wrangel (1878-1928). Dopo la sconfitta del movimento bianco durante la Guerra civile, Wrangel, uno dei leader bianchi più importanti e il principale nemico dei bolscevichi, riparò con i resti del suo esercito in Turchia. Il 15 ottobre 1921, il piroscafo battente bandiera italiana Adria, in partenza dalla Russia sovietica, speronò lo yacht Lucullus di Wrangel, ormeggiato nel porto di Istanbul. Il capo militare, come si scoprì poi, in quel momento era a riva, ma morirono tre persone, e i suoi effetti personali, la documentazione e tutto il tesoro del suo esercito andarono perduti.

Durante uno dei ritorni in Urss, Elena Ferrari venne arrestata al tempo delle Grandi purghe. Accusata di controrivoluzione e spionaggio a favore di potenze estere, fu fucilata il 16 luglio 1938. Nel 1957 venne riabilitata.

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3 / Elizaveta Zarubina (1900-1987)

Era una “headhunter” nata. Nell’intelligence sovietica ci sono stati pochi reclutatori dello stesso livello di Elizaveta Zarubina. “Affascinante e socievole, stabiliva facilmente amicizie nei circoli più ampi possibili. Donna elegante con tratti di bellezza classica, dalla natura raffinata, attraeva le persone come una calamita. Liza era una delle reclutatrici di agenti più altamente qualificate”, ha scritto l’agente segreto Pavel Sudoplatov. 

Negli anni di lavoro in vari Paesi d’Europa e degli Stati Uniti, Elizaveta, insieme al marito, l’ufficiale dell’intelligence Vasilij Zarubin, ha reclutato centinaia di agenti. Furono loro, per esempio, ad avvicinare Willie Lehmann, uomo della Gestapo che fu uno dei più importanti informatori sovietici del Terzo Reich. La rete di agenti creata dagli Zarubin in Germania ha continuato a funzionare in parte anche dopo la sconfitta del nazismo.

Elizaveta Zarubina è stata il primo ufficiale dell’intelligence sovietica a ottenere informazioni sull’inizio dello sviluppo di una bomba atomica negli Stati Uniti. Avendo stretto amicizia con la moglie del capo del Progetto Manhattan, Robert Oppenheimer, Catherine, contribuì a fare in modo che al programma segreto partecipassero fisici e matematici con idee politiche di sinistra, che in seguito avrebbero trasmesso preziose informazioni a Mosca.

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4 / Melita Norwood (1912-2005)

Grazie all’agente sovietico “Hola”, Stalin sapeva più del programma nucleare britannico di alcuni ministri del governo di Londra. Per quasi 35 anni, Melita Norwood copiò documenti segreti per l’Urss riguardanti la creazione di armi nucleari da parte degli inglesi.

Convinta comunista, la Norwood aveva accesso a questo tipo di informazioni avendo ottenuto un posto di lavoro come segretaria presso la British Non-Ferrous Metals Research Association, che era coinvolta nel programma nucleare. Il controspionaggio del Mi5 ebbe più volte sospetti su Melita, ma senza riuscire trovare le prove delle sue attività di spionaggio.

L’agente “Hola” fu scoperta solo nel 1992, quando la Norwood, che era in pensione, aveva già ottant’anni. Il governo decise di non eseguire l’arresto e di lasciare in pace la “nonnina rossa” (come la ribattezzo la stampa). “Non l’ho fatto per amore del denaro, ma per proteggere il nuovo sistema politico, che, a caro prezzo, era riuscito a far sì che le persone comuni avessero da mangiare, e una vita dignitosa, una buona istruzione e l’assistenza sanitaria”, disse a quel tempo Melita ai giornalisti.


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