Grazie a Melita Norwood, Stalin era meglio informato sui dettagli della costruzione della bomba nucleare britannica di molti membri del governo di Londra.
Per quasi 35 anni, la signora Norwood ha copiato e trasferito in Unione Sovietica centinaia di documenti segreti sul programma nucleare britannico.
Per via dei suoi genitori di idee socialiste, Melita Sirnis (cognome da nubile; il padre era lettone) fu una comunista sfegatata fin dall’infanzia (era nata il 25 marzo 1912). Negli anni Trenta entrò segretamente nel Partito Comunista Britannico.
Allo stesso tempo, fu assunta come segretaria presso l’Associazione britannica di ricerca sui metalli non ferrosi, che stava sviluppando la tecnologia nucleare britannica.
Gli inglesi non dettero grande importanza alla comunista tra le loro fila, ma i sovietici videro in lei una grande opportunità. Nel 1937 Melita fu reclutata dall’intelligence sovietica e iniziò a lavorare per “la causa della rivoluzione mondiale”.
“Ho fatto quello che ho fatto non per soldi, ma per aiutare a prevenire la sconfitta di un nuovo sistema, che, seppur a caro prezzo, era riuscito a dare da mangiare, una buona istruzione e un servizio sanitario decente a tutti i cittadini”, ricordò Melita molti anni dopo.
Norwood aveva accesso diretto a tutti i dettagli del programma nucleare britannico, dal nome in codice “Tube Alloys”. Il suo capo, G. L. Bailey, era un membro del suo comitato consultivo. Completamente fidata, Melita aveva accesso alle due casseforti di Bailey: una in ufficio, l’altra nella sua casa di Londra.
Corrispondenza top secret, rapporti scientifici, analisi, ecc. vennero tutti fotografati dalla Norwood e consegnati ai sovietici. Queste informazioni li aiutarono in modo significativo nello sviluppo delle loro tecnologie nucleari.
Melita Norwood, conosciuta come “Agente Hola”, fu molto elogiata in Unione Sovietica, ancor più del famoso Kim Philby. Era considerata una “agente disciplinata e leale, che fa tutto ciò che può per aiutare l’intelligence sovietica”.
Per due volte, nel 1945 e nel 1965, il servizio di controspionaggio dell’MI5 sollevò sospetti sulla Norwood, ma entrambe le volte non ebbero prove sufficienti. Fu così che, nel 1972, andò in pensione dal suo lavoro nell’Associazione britannica di ricerca sui metalli non ferrosi, e quindi dal servizio segreto sovietico.
La rivelazione del suo ruolo avvenne solo vent’anni dopo, con i materiali diffusi dall’ex ufficiale del Kgb Vasilij Mitrokhin.
Tuttavia, a causa dell’età avanzata, “l’agente Hola” non fu né arrestata né interrogata. Il governo britannico decise che non avrebbe guadagnar nulla dal mandare la “nonnina spia” in prigione, e la signora Norwood fu lasciata in pace nella sua casa di Bexleyheath.
Fino alla morte, nel 2005, Melita Norwood non si è mai pentita di ciò che aveva fatto. Lavorare per l’Unione Sovietica era una questione di principio per lei. Ha anche rifiutato una pensione segreta a vita dai sovietici, ma ha accettato con piacere il prestigioso Ordine della Bandiera Rossa.
“Non volevo soldi. Non era quella la cosa che mi interessava. Volevo che la Russia fosse sullo stesso piano dell’Occidente”, disse la signora Norwood.
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