Spionaggio ad alta tensione: gli agenti segreti stranieri al servizio dell’intelligence sovietica

Kim Philby è il più noto membro del circuito passato alla storia come i Cinque di Cambridge

Kim Philby è il più noto membro del circuito passato alla storia come i Cinque di Cambridge

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In piena guerra fredda svariate operazioni furono sabotate dal doppio gioco di numerosi agenti britannici e americani che misero i bastoni fra le ruote ai propri colleghi, favorendo i servizi segreti sovietici

1. Kim Philby

Kim Philby è il più noto membro del circuito passato alla storia come i Cinque di Cambridge: cinque agenti segreti doppiogiochisti britannici che, a partire dagli anni Trenta, cominciarono a trasmettere importanti informazioni dei servizi segreti britannici all'Unione Sovietica. Per alcuni meriti ottenuti durante la Seconda guerra mondiale, Philby ricevette nel 1945 l’Ordine dell’Impero britannico (revocato poi negli anni Sessanta). Nel 1947, poi, con l’avvicinarsi della guerra fredda, Stalin gli conferì l’Ordine della Bandiera rossa.

Nel 1955 Kim Philby tenne una conferenza stampa dopo essere stato assolto dalle accuse di spionaggio

Philby iniziò a collaborare con i servizi segreti sovietici nella metà degli anni Trenta, poco dopo la laurea a Cambridge. Nello stesso periodo, Philby venne assunto dall’intelligence britannica. Il successo per lui si rivelò quasi immediato e dopo la Seconda guerra mondiale tutti credevano che fosse a capo dei servizi di intelligence inglesi. Una convinzione errata, nonostante egli avesse ricoperto incarichi particolarmente significativi che gli permisero di fornire all’Urss informazioni preziose.
Quando nel 1947 venne nominato capo dell’intelligence britannica in Turchia, si assicurò che Mosca venisse a conoscenza del fatto che c’erano delle spie che stavano tentando di infiltrarsi dal confine meridionale dell’Urss.
La Turchia infatti era uno dei principali focolai di attività clandestine all’epoca. E il risultato fu che il gruppo di infiltrati venne ucciso a colpi di arma da fuoco dalle truppe sovietiche.

Kim Philby in vacanza insieme alla moglie Rufina Pukhova, Urss, anni Settanta

Successivamente, nel 1949, Philby divenne il principale rappresentante dell’intelligence britannica a Washington: una posizione che gli permise di entrare in possesso di alcune informazioni sensibili della CIA relative al tentato golpe contro Enver Hoxha, l’allora leader albanese filo-sovietico.
Philby voltò le spalle all’Unione Sovietica solo nel 1963, quando si ritrovò sul punto di essere scoperto. Successivamente visse in Urss per quasi 15 anni.
In un’intervista rilasciata al Sunday Times negli anni Ottanta, dichiarò: “Nonostante la vita in Russia sia segnata da varie difficoltà, sono molto legato a questo paese e non esiste nessun’altro posto al mondo dove vorrei vivere”.
2. George Blake

George Blake

E se Kim Philby trascorse quindici anni in Unione Sovietica, un altro agente segreto britannico, George Blake, visse in Russia per più di 50 anni, dopo essere fuggito da una prigione inglese.
Nel novembre scorso, alla vigilia del suo 95esimo compleanno, Blake rivelò il motivo del suo dietrofront avvenuto negli anni Cinquanta: confessò che gli eventi legati alla guerra di Corea giocarono un ruolo importante, visto che ci furono decine di civili uccisi dalla “macchina militare americana”.
“Fu allora che mi resi conto che simili conflitti nascondevano seri pericoli per l’intera umanità. E così presi la decisione più importante della mia vita: avviai una collaborazione attiva e non retribuita con l’intelligence sovietica nel tentativo di difendere la pace nel mondo”, confessò Blake.
Durante la Seconda guerra mondiale, Blake si ritrovò impegnato nel MI6, l'agenzia di spionaggio per l'estero della Gran Bretagna. Al termine della guerra di Corea, fece ritorno a Londra. Si dice che fu proprio in quel momento che Blake informò l’Urss dei piani di CIA e MI6 di scavare un tunnel da Berlino Ovest a Berlino Est nel tentativo di intercettare le comunicazioni del quartier generale dell’esercito sovietico nella Germania orientale.

Blake fotografato nel novembre 2006

Nonostante le difficoltà dell’operazione, il tunnel fu scavato lo stesso ma Mosca preferì non rendere nota l’operazione per evitare di compromettere Blake. Il tunnel venne “scoperto” solo undici mesi dopo.
Nel 1961 Blake fu tradito da un ufficiale dei servizi segreti polacchi. Venne condannato a 42 anni di carcere in una prigione britannica. Riuscì a scappare quattro anni dopo, evadendo grazie all’utilizzo di alcune funi, e si rifugiò a Mosca.
3. Aldrich Ames

Aldrich Ames

Sebbene i rappresentanti dell’intelligence americana abbiano rimproverato i colleghi britannici per non essere stati in grado di smascherare le più importanti spie sovietiche, essi stessi furono coinvolti in uno scandalo che mise in cattiva luce la CIA e costò il posto all’ex capo.
Tutto ebbe inizio nella metà degli anni Ottanta, quando il capo del controspionaggio sovietico della CIA, Aldrich Ames, iniziò a cooperare con il KGB. Un doppiogiochismo che durò quasi dieci anni, fino al suo arresto nel 1994. Si ritiene che Ames avesse compromesso almeno un centinaio di operazioni della CIA e avesse contribuito a smascherare talpe americane in URSS prima e in Russia poi.

Aldrich Ames

A quanto pare la CIA avrebbe smascherato Ames per via dell’improvviso cambiamento nel suo tenore di vita: acquistò una casa del valore di mezzo milione di dollari che pagò in contanti, un’auto di lusso e tanti altri beni che destarono sospetti.
Ames venne condannato all’ergastolo.

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