I cinque maggiori scandali diplomatici della storia sovietica

Russia Beyond (Foto: FBI; Foto d'archivio; Sputnik)
I servizi di sicurezza dell’Urss hanno subito dei fiaschi a causa del comportamento negligente del loro personale. Questo in certi casi ha portato all’espulsione di agenti segreti e diplomatici di carriera, in altri a subire attacchi e a pagare gli errori con la vita

1 / La fucilazione degli impiegati del consolato di Canton da parte dei soldati di Chiang Kai-shek (1927) 

L’edificio del Consolato Generale dell’Unione Sovietica (e in precedenza dell’Impero Russo) a Canton, città nota oggi anche come Guangzhou

L’Urss era ancora un Paese giovane e in Cina infuriava la lotta tra il governo del Kuomintang (partito conservatore) e i comunisti cinesi. Chiang Kai-shek, primo presidente del Kuomintang, condusse una spietata repressione dei comunisti in tutto il Paese. Nella città di Canton (oggi Guangzhou), l’11 dicembre del 1927 il Comitato rivoluzionario militare, un’organizzazione  comunista appena fondata, si ribellò al potere del Kuomintang in città. 

La rivolta fu ispirata e sostenuta da Mosca, interessata all’instaurazione del potere comunista in Cina. I ribelli, tuttavia, dopo aver inizialmente conquistato quasi tutta la città, non riuscirono a tenerla: gli operai e i marinai su cui i comunisti contavano non si unirono alla rivolta. Il 13 dicembre, le truppe governative, nel corso della repressione della sommossa, conquistarono anche il consolato sovietico. Il personale riuscì a prendere un po’ di tempo per bruciare i documenti top-secret, e poi il console generale Boris Pokhvalinskij in persona andò ad aprire i cancelli ai soldati. L’ambasciata venne saccheggiata e i suoi dipendenti cinesi e sovietici furono arrestati e condotti alla gogna per le strade della città.

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I cadaveri degli impiegati del Consolato generale dell’Unione Sovietica a Canton, dopo la fucilazione decisa dai cinesi

Il giorno successivo, cinque membri del personale consolare (il viceconsole Abram Khassis, il segretario Vladimir Ukolov, l’impiegato Konstantin Ivanov, il cifratore Fjodor Popov e il traduttore Pavel Makarov) e sette membri del personale cinese del Consolato generale vennero fucilati. Il console generale Pokhvalinskij fu arrestato e successivamente espulso dal Paese. Dopo la soppressione della rivolta, Chiang Kai-shek ordinò la chiusura di tutti i consolati sovietici in Cina. Sebbene non vi fosse una rottura ufficiale delle relazioni diplomatiche, nei dieci anni successivi si assistette a una forte conflittualità tra l’Unione Sovietica e la Cina, che in diverse occasioni per poco non sfociò in una guerra. La situazione iniziò a migliorare solo alla fine degli anni Trenta.

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2 / La bomba all’ambasciata sovietica in Israele (1953)

L’edificio dell’ambasciata sovietica a Tel Aviv dopo l’attentato subito nel 1953

Negli ultimi anni di vita di Stalin furono effettuate perquisizioni, interrogatori e arresti a Mosca e Leningrado, in relazione al cosiddetto “Complotto dei medici”, un caso creato ad arte dagli organi di sicurezza dell’Urss. Vari medici furono accusati, con false prove, di aver messo in piedi un’organizzazione nazionalista ebraica con l’obiettivo di uccidere i principali leader sovietici. I medici furono diffamati dalla stampa sovietica, provocando lo scoppio di una campagna antisemita di massa in Urss. Inoltre, nel 1952, nel processo contro il “Comitato ebraico antifascista”, 13 ebrei furono fucilati e centinaia di ebrei sovietici furono vittime della repressione.

Il 9 febbraio 1953, nell’ambasciata sovietica di Tel Aviv si verificò l’esplosione di un ordigno non identificato. La moglie dell’ambasciatore Pavel Ershov, Klavdija, ebbe il volto completamente sfigurato, la moglie del custode fu gravemente ferita alle gambe e l’autista dell’ambasciata ci rimise la mascella. Secondo le testimonianze delle guardie dell’ambasciata, la prima ambulanza fu chiamata solo 50 minuti dopo l’esplosione. Tutto quel tempo era servito per coordinarsi con Mosca sul da farsi.

L’ambasciatore sovietico Pavel Ershov all’uscita dell’ambasciata sul Rothchild boulevard a Tel Aviv

Il giorno successivo, il primo ministro israeliano David Ben Gurion condannò ufficialmente i terroristi e si scusò con l’Urss per l’accaduto, ma ciononostante, il 12 febbraio Shmoel Eliashiv, ambasciatore di Israele in Urss, ricevette una nota in cui si comunicava che l’Urss avrebbe interrotto le relazioni diplomatiche con Israele e richiamato i suoi diplomatici.

Era una brutta notizia per Israele: l’Urss era stato il primo Paese a riconoscerla come Stato sovrano, nel 1948. Le autorità fecero del loro meglio, ma non riuscirono a trovare i responsabili dell’attacco dinamitardo. Come ha scoperto in seguito il ricercatore Ami Pedahzur, era stata l’organizzazione terroristica sionista “Malchut Yisrael” (ossia: “Regno di Israele”; gruppo noto anche come “Tzifrin underground”) a compiere l’attacco. Nel maggio 1953, alcuni membri di “Regno di Israele” tentarono di mettere una bomba a Gerusalemme, ma furono arrestati. Il loro coinvolgimento nell’attentato all’ambasciata è stato rivelato molto più tardi.

3 / Lo scandalo Ljalin (1971)

Oleg Ljalin, agente del Primo Direttorato del Kgb che viveva sotto copertura a Londra e si rivelò essere un doppiogiochista

Nel 1995, Oleg Kalugin fuggì dalla Russia negli Usa. Il generale maggiore del Kgb era autore del libro “Primo Direttorato principale. I miei 32 anni di intelligence e spionaggio contro l’Occidente” che svelava molti segreti. Condannato in contumacia per tradimento e rivelazione di informazioni classificate, Kalugin è stato privato del grado di maggiore generale e condannato a 15 anni di carcere nel 2002, ma non è mai tornato dagli Stati Uniti.

Nel suo libro, Kalugin ha rivelato, tra l’altro, i dettagli di un terribile fallimento diplomatico e dell’intelligence sovietica sotto copertura, avvenuto nel 1971. All’epoca, Oleg Ljalin, un agente del Primo Direttorato del Kgb che viveva sotto copertura a Londra, aveva bevuto molto in qualche pub, una sera. La copertura di Ljalin in Inghilterra era di essere un dipendente della missione commerciale sovietica presso l’ambasciata. La mattina presto, quando era ancora buio, Ljalin stava girando per il centro di Londra su un’auto a fari spenti; quando un agente di polizia lo fermò, lui si indignò e gli gridò di portare rispetto perché lui era un ufficiale del Kgb.

Frammento di un documento dell’Fbi sul caso Ljalin

Con questa follia, il trentaquattrenne Ljalin si tradì. In Urss seppero che era nei guai e volevano pagare la cauzione alla polizia di Londra, ma Ljalin improvvisamente scomparve. Si scoprì che stava lavorando già da diversi anni per i servizi segreti britannici, trasmettendo loro dati segreti. Aveva fornito alla Gran Bretagna i nomi di quasi tutti gli agenti sovietici che lavoravano nel Paese “sotto la copertura” dell’ambasciata e della missione commerciale sovietica. “I britannici avevano da tempo espresso il loro disappunto per quanto fosse numeroso il personale delle missioni sovietiche a Londra. C’erano molti più diplomatici sovietici in Inghilterra che diplomatici inglesi a Mosca. Gli inglesi sospettavano che tra loro ci fossero pochi veri diplomatici”, ha scritto Leonid Mlechin. E così era. In seguito al tradimento di Ljalin, più di 100 agenti sovietici furono espulsi dall’Inghilterra. L’Urss poté rispondere solo espellendo 18 membri dell’ambasciata britannica. La rete di agenti sovietici in Inghilterra non fu mai completamente ristabilita e le relazioni tra i Paesi furono gravemente danneggiate.

Oleg Kalugin ha raccontato nelle sue memorie che Jurij Andropov diede personalmente ordine di trovare ed eliminare l’ancora pericoloso Ljalin, ma senza successo. Gli agenti dei servizi segreti britannici lo portarono nella campagna inglese e lo aiutarono a cambiare aspetto e nome. È morto nel 1995, molti anni dopo il suo tradimento.

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4 / Il caso Vetrov (1982-1983)

Vladimir Vetrov, tenente colonnello del Kgb, condannato per duplice omicidio nel 1982 e poi scoperto essere un doppiogiochista

Il tenente colonnello del Kgb Vladimir Vetrov uccise la sua amante Olga Oshchenko, anch’essa ufficiale del Kgb. Il 22 febbraio 1982, nel corso di una passeggiata, i due litigarono: Olga accusava Vladimir di non aver mai divorziato dalla moglie per vivere con lei. Dopo aver ucciso Olga usando una bottiglia e un cacciavite, Vetrov uccise anche un passante che era accorso. Quindi si dette alla macchia.

Vetrov venne privato di tutti i suoi gradi e condannato a 15 anni di carcere duro. Ma durante le indagini, inviò una lettera alla moglie chiedendole di informare… i servizi segreti francesi. Dopo aver intercettato la lettera, il Kgb scoprì che il suo dipendente non era solo un assassino, ma anche un agente doppiogiochista. 

Foto segnaletica di Vladimir Vetrov

Lavorando in Francia negli anni Sessanta, con la tradizionale copertura di essere un “rappresentante commerciale” presso l’ambasciata, Vetrov si fece le conoscenze “giuste” e, dopo essere tornato a Mosca, iniziò a trasmettere all’Europa informazioni segrete sull’intelligence scientifica e tecnica sovietica e sullo spionaggio industriale. Grazie ai rapporti dell’agente Farewell (il nome dato a Vetrov in Francia) centinaia di agenti sovietici furono scoperti ed espulsi in tutto il mondo.

Nel 1983, Vetrov, che stava già scontando una condanna in una colonia penale per il duplice omicidio, fu riportato a Mosca, condannato per tradimento, e fucilato.  

5 / Il “segnale di Mosca” (1950-1980)

Vista di via Pjotr Chajkovskij (nome dal 1940 al 1994 dell’attuale Novinskij boulevard), da dove veniva irradiata l’ambasciata americana

Durante la Guerra Fredda, l’ambasciata statunitense in Urss era esposta a radiazioni a microonde. L’antenna di trasmissione era stata installata su uno dei balconi dell’edificio stalinista di 10 piani al 18с1 di Novinskij Boulevard. L’irradiazione era dunque rivolta direttamente alla facciata dell’ambasciata statunitense di fronte.

L’ambasciata scoprì le radiazioni negli anni Cinquanta, ma le tenne a lungo nascoste al personale ordinario. Come ha detto Jack Matlock, vice capo della missione diplomatica, gli americani volevano innanzitutto “capire lo scopo delle radiazioni”. 

Quando Walter J. Stoessel Jr. divenne ambasciatore in Urss, nel 1974, ordinò di rivelare l’irradiazione ai membri del personale, e tra loro si scatenò il panico. Lo stesso ambasciatore presto sviluppò gravi problemi di salute, tra cui un’emorragia oculare. Tuttavia, gli Stati Uniti non resero pubblica la cosa a livello internazionale, poiché nello stesso periodo si stavano svolgendo i negoziati sul disarmo tra le due superpotenze. Tuttavia, il Segretario di Stato Henry Kissinger disse all’ambasciatore sovietico negli Stati Uniti di essere a conoscenza della cosa. 

L’edificio dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Mosca

Nel 1982, Walter Stoessel venne nominato sottosegretario di Stato. Ma era già malato terminale di leucemia, causata, secondo la figlia, proprio da quelle radiazioni… che gli Stati Uniti avevano soprannominato il “segnale di Mosca”. Stoessel morì nel 1986 senza rivelare i dettagli dello scandalo. La figlia ha scritto: “Si è comportato come un soldato, senza alzare un polverone”.


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