Seconda guerra mondiale, battaglia di Stalingrado, 1943
Sovfoto/Getty ImagesL'accerchiamento e la distruzione a Stalingrado della 6° armata di Friedrich Paulus e di alcune parti della 4° armata di carri armati di Hermann Hoth furono colpi terribili per le forze armate tedesche. La Wehrmacht perse circa 330mila soldati, molti dei quali avevano esperienze di combattimento nelle campagne di Polonia e Francia. Nelle linee tedesche si formarono dunque degli enormi vuoti, colmati immediatamente dalle truppe sovietiche.
Battaglia di Stalingrado, carri armati sovietici T-34 durante i combattimenti, 1942 o 1943
Sovfoto/Getty Images/Getty Images"La vittoria delle nostre truppe a Stalingrado segnò l'inizio di una svolta fondamentale nella guerra, nonché l'inizio dell'espulsione in massa delle truppe nemiche dal nostro territorio", scrisse il maresciallo Georgij Zhukov nelle sue memorie. "Da quel momento il comando sovietico assunse il pieno controllo dell'iniziativa strategica e lo mantenne fino alla fine della guerra".
Con un'offensiva di successo dopo l'altra, l'Armata Rossa liberò vaste aree del sud del Paese. A differenza della controffensiva di Mosca del 1941, l’esercito non schiacciò il nemico, ma lo circondò con audaci manovre, distruggendo le sue forze.
I sovietici si precipitarono verso ovest, minacciando di tagliare il Gruppo d'armate A del generale Ewald von Kleist, che si trovava nel Caucaso. I tedeschi iniziarono una precipitosa ritirata in direzione della Crimea e Hitler dovette rinunciare per sempre al sogno di conquistare i ricchi giacimenti di petrolio di Baku, Groznyj e Majkop.
Il generale Konstantin Rokossovskij, comandante del primo fronte bielorusso, al telefono prima della battaglia per Stalingrado; a destra il tenente generale Telegin, membro del consiglio militare del fronte
Sovfoto/Getty Images/Getty ImagesApprofittando della situazione, il 18 gennaio 1943 le truppe sovietiche sfondarono il blocco intorno a Leningrado. Dopo essere sopravvissuta a una terribile carestia, la città iniziò a ricevere regolari rifornimenti di cibo. Gli ulteriori tentativi di allontanare il nemico, però, finirono in modo fallimentare.
A causa del peggioramento della situazione strategica generale nel marzo del 1943, i tedeschi furono costretti ad abbandonare il saliente di Rzhev-Vyazma, la cui distanza da Mosca era di soli 200 km. Il comando della Wehrmacht dovette abbandonare l’idea di utilizzare questa testa di ponte per un nuovo attacco alla capitale sovietica.
Le truppe sovietiche cercarono quindi di raggiungere il Dnepr il prima possibile, ma sopravvalutarono le proprie forze, sottovalutando invece il potenziale di combattimento ancora elevato del nemico. Con l'inizio della primavera e il conseguente terreno fangoso, la linea del fronte si stabilizzò vicino a Kursk. Qui, nell’estate successiva, si svolse un'importante battaglia che segnò una svolta radicale nella Seconda guerra mondiale.
La sconfitta a Stalingrado aveva distrutto il morale dei tedeschi: il loro esercito non aveva mai subito una tale catastrofe nel corso della storia! Per la prima volta in tutto il periodo della Seconda guerra mondiale, nel Terzo Reich furono dichiarati tre giorni di lutto nazionale.
Un caccia tedesco abbattuto giace tra le rovine di Stalingrado, 1942-1943
Getty ImagesSia nella società che nelle forze armate tedesche cominciarono a crescere i dubbi sulla vittoria promessa dal Führer. "Obiettivi giganteschi e un patetico gruppo di soldati che non bastano né al fronte né nelle retrovie. Hitler è semplicemente impazzito", scrisse l'ufficiale Helmut Welz nel suo diario. "A cosa servono i nostri successi iniziali se non riusciamo a mantenere ciò che abbiamo ottenuto? E questo solleva la domanda principale: era proprio necessario iniziare la guerra?"
Le cose non andarono meglio per gli alleati tedeschi dell'Asse. La sconfitta della 3° e della 4° armata, che coprivano i fianchi della 6° armata di Paulus, impantanata nelle battaglie cittadine, divenne uno shock per la società rumena. Il colpo principale delle armate sovietiche nel corso dell'operazione Urano si scagliò su di loro. Più di 158mila persone rimasero uccise nei combattimenti: una sconfitta che alimentò il sentimento antibellico nel Paese.
Poco dopo l'accerchiamento del raggruppamento tedesco a Stalingrado, le truppe sovietiche sconfissero completamente l'8° Armata italiana situata sul Don, costringendo Mussolini a evacuarla in patria in fretta e furia in primavera. La catastrofe che colpì gli italiani in URSS fu una delle principali ragioni che portò alla caduta del regime del Duce il 25 luglio 1943.
Soldati tedeschi dopo la capitolazione a Stalingrado, 31 gennaio 1943
Getty ImagesLa svolta nella guerra fu avvertita anche a Helsinki. Sebbene l'esercito finlandese vantasse ancora una posizione di forza nei territori sovietici conquistati, il governo rincorreva con cautela un accordo di pace separato. Il comandante supremo dell'esercito finlandese, Carl Gustaf Mannerheim, scrisse nelle sue memorie: "Eravamo d'accordo sul fatto che la guerra fosse ormai giunta a una svolta decisiva e che la Finlandia doveva cercare, alla prima occasione utile, di trovare una via d'uscita dal conflitto".
Il fiasco di Stalingrado privò Hitler di due importanti potenziali alleati. Il Giappone abbandonò l’idea di una guerra lampo contro l’Urss, nota come "Piano Kantokuen"; da parte sua, la Turchia, che aveva osservato da vicino la "campagna petrolifera" tedesca e aveva spostato il suo esercito di 750mila uomini ai confini dell'URSS, rifiutò di entrare in guerra al fianco del Terzo Reich. Inoltre, Ankara ridusse drasticamente la retorica antisovietica nei suoi giornali, rafforzando la sua politica nei confronti di Berlino.
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Un quadro completamente diverso si osservò nel campo della coalizione anti-Hitler. La sconfitta del raggruppamento tedesco provocò un aumento del morale senza precedenti in Unione Sovietica, sia al fronte che nelle retrovie. Il sottufficiale Pjotr Altukhov, che era presente alla capitolazione del feldmaresciallo Friedrich Paulus il 31 gennaio 1943, disse: "Quella gelida mattina a Stalingrado, divenne chiaro a tutti i soldati dell'Armata Rossa e alla stragrande maggioranza dei soldati tedeschi che questo era l'inizio della loro fine e l'inizio della nostra vittoria".
Soldati tedeschi combattono a Stalingrado durante la Seconda guerra mondiale, dicembre 1942
Getty ImagesStalingrado è stata la più importante vittoria morale delle forze sovietiche. Il mito dell'invincibilità dell'esercito tedesco, infranto dopo la battaglia di Mosca, era ora definitivamente sfatato. Le forze armate sovietiche stavano diventando più calme, più organizzate, più concentrate e più fiduciose nella vittoria, mentre il numero di "casi di tradimento, codardia e panico" diminuiva rapidamente.
L'Occidente si sorprese della vittoria dell'Armata Rossa e il Cremlino ricevette le congratulazioni dei leader alleati. Alla fine del 1943, in occasione di una conferenza a Teheran, il Primo Ministro Winston Churchill fece dono alla delegazione sovietica della Spada di Stalingrado, sulla cui lama era inciso in russo e in inglese: "Ai cittadini di Stalingrado dal cuore d'acciaio, regalo di Re Giorgio VI, in segno di omaggio del popolo britannico".
Il presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt inviò un messaggio di apprezzamento alla città di Stalingrado "per sottolineare la nostra ammirazione nei confronti dei suoi valorosi difensori, il cui coraggio, la forza d'animo e la devozione durante l'assedio dal 13 settembre 1942 al 31 gennaio 1943 ispireranno per sempre i cuori di tutti i popoli liberi. La loro gloriosa vittoria ha arginato la marea dell'invasione e ha segnato il punto di svolta nella guerra delle Nazioni Alleate contro le forze di aggressione".
Un soldato sovietico a Stalingrado, 1942
Getty ImagesLa notizia della sconfitta dell'esercito di Paulus fu accolta con incredibile entusiasmo nell'Europa occupata dai nazisti, e alimentò il movimento della Resistenza.
Parlando ai suoi compatrioti alla radio, lo scrittore francese Jean-Richard Bloch, che si trovava in esilio in Unione Sovietica, non riuscì a contenere le sue emozioni: "Ascoltate, parigini! Le prime tre divisioni che hanno invaso Parigi nel giugno 1940, le tre divisioni che, su invito del generale francese [Henri] Dentz, hanno profanato la nostra capitale, queste tre divisioni - la centesima, la centotredicesima e la duecentonovantacinquesima - non esistono più! Sono state distrutte a Stalingrado: i russi hanno vendicato Parigi. I russi stanno vendicando la Francia!"
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