Come “maghi” e “guaritori” hanno abbindolato per secoli gli zar russi

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RUSSIA BEYOND
I sovrani di Russia hanno spesso avuto una grande passione per l’occultismo e il paranormale e hanno aperto le porte dei palazzi del potere a “medium”, “sensitivi”, “indovini” e ciarlatani vari che dicevano di possedere poteri speciali

Eliseus Bomelius

Il “crudele stregone Bomelij” – così le fonti russe definiscono questo avventuriero – arrivò a Mosca nel 1570 da Londra, dove era medico e astrologo. Al servizio di Ivan il Terribile si fece una cattiva reputazione per gli avvelenamenti.

Originario dell’Olanda, Bomelius studiò a Cambridge come dottore in medicina, ma non riuscì a completare l’ultimo anno, il sesto. Ciò non gli impedì di avviare uno studio e di diventare piuttosto famoso: il capo del governo della regina Elisabetta I, William Cecil, lo consultò addirittura per la salute della sovrana. Ma non riuscì a salvarlo dalla prigione quando si scoprì che Bomelius esercitava senza averne i titoli. Il “dottore” non aveva i soldi per pagare la cospicua multa e passò tre anni in cella. Quando fu rilasciato, nel 1570, fu contattato dall’ambasciatore russo Andrej Sovin, che cercava un medico per lo zar Ivan. È così che Bomelius si trovò al servizio dei russi.

“Il malvagio calunniatore Bomelius preparò una pozione perniciosa con una tale abilità infernale che l’avvelenato morì nel minuto esatto stabilito dal tiranno”, scrisse Nikolaj Karamzin (1766-1826), e questo è quasi tutto ciò che sappiamo del lavoro di Bomelius a Mosca. In qualità di medico dello zar, ricevette ingenti somme di denaro, che in parte inviò alla sua città natale.

La sua fortuna non durò però a lungo: nel 1574 fu sorpreso a fare la spia contro Ivan il Terribile a favore di Danimarca e Svezia (mandava dispacci scritti in greco e in latino) e fu sottoposto a una terribile esecuzione: venne arrostito vivo su uno spiedo come un porco e poi lasciato morire in cella per le gravissimi ustioni. Ivan il Terribile impiegò molto tempo prima di trovare un nuovo medico…

Alessandro Cagliostro

Celebre in giro per l’Europa, il “Conte” di Cagliostro (vero nome Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Franco Balsamo) giunse in Russia nel 1779. Era già stato svergognato varie volte e aveva alle spalle più di un fallimento, e all’inizio le cose non andavano bene neanche a San Pietroburgo. Era di moda la passione per la scienza, incoraggiata dall’imperatrice Caterina la Grande, e da misticismo e paranormale la nobiltà russa cercava di tenersi ala larga.

Così Cagliostro dovette presentarsi sotto le spoglie di guaritore, perché così gli era stato raccomandato dall’imperatrice. “Se lei, Conte, sa guarire, allora applichi i suoi poteri a questa degna occupazione, perché il sollievo della sofferenza umana è la vera vocazione dell’uomo saggio”, gli disse Caterina durante l’unica udienza che gli concesse.

Cagliostro aprì uno studio, e prendeva soldi solo dai ricchi. Con loro gli affari andavano abbastanza bene: il suo nuovo amico, il massone Ivan Elagin, era guarito dall’emicrania e il senatore Stroganov da un esaurimento nervoso. Ma non appena si trattò di una malattia più seria, le cose andarono storte. L’assessore di collegio Islenev divenne un terribile ubriacone dopo le sedute spiritiche di Cagliostro. E quando il conte prese in cura Pavel, il figlio del principe Gavriil Gagarin, di due anni, e lo restituì ai genitori in piena salute, si sparse la voce che Cagliostro avesse semplicemente scambiato il bambino con un altro.

Il conte di origini palermitane trascorse 9 mesi a San Pietroburgo e se ne andò senza mai raggiungere una vera fama. Caterina la Grande scrisse persino una commedia intitolata “L’ingannatore”, basata sul suo soggiorno, in cui il conte prende il nome di Kalifalkzherston. Non è escluso che l’imperatrice si sia affrettata a espellere Cagliostro dalla Russia perché sua moglie Lorenza si era avvicinata troppo al suo favorito, il conte Potjomkin…

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Daniel Dunglas Home 

La cattiva fama di Cagliostro rimase viva per molto tempo in Russia. “L’uomo è stranamente attratto da tutto ciò che è soprannaturale, ed è insolitamente facile che si lasci ingannare. Questo è ciò che spiega l’influenza diffusa di Cagliostro in tutti i tempi, e questo crea l’enorme successo dei tavoli dello spiritismo”, scrisse nel 1853 Anna Tjutcheva, damigella d’onore della Granduchessa Maria Aleksandrovna, descrivendo come il marito di lei, il Granduca Alekandr Nikolaevich (il futuro Imperatore Alessandro II) fosse dipendente dalle sedute spiritiche. “Dicono che i tavoli girano e scrivono da soli, e si sostiene persino che rispondano mentalmente alle domande che vengono loro poste”, scrive la Tjutcheva.

Nel 1858, Daniel Dunglas Home, un medium scozzese di 25 anni che conduceva sedute di telecinesi, arrivò in Russia. La stessa Tjutcheva descrive le sedute spiritiche alla presenza della coppia imperiale: “Il tavolo si alzava a un’altezza di mezzo centimetro dal pavimento. L’imperatrice madre ha sentito che una mano toccava le balze del suo vestito, le afferrava la mano e le toglieva la fede nuziale. Questa mano ha poi afferrato, scosso e pizzicato tutti i presenti, tranne l’Imperatrice, che ha sistematicamente evitato. Dalle mani della sovrana prese una campanella, la portò in aria e la consegnò al principe di Württemberg. Il tutto ha suscitato grida di sgomento, paura e meraviglia”. 

Le sedute spiritiche di Home si svolgevano sempre al buio, i “volti” dei parenti defunti che apparivano ai presenti erano i palmi nudi dell’illusionista spalmati di olio di fosforo; le mani che afferravano gli spiritisti sotto il tavolo appartenevano a Home o ai suoi assistenti. Alla seduta spiritica del luglio 1858 parteciparono 11 persone. Il giorno successivo la seduta spiritica fu ripetuta a Strelna, e un’altra ebbe luogo in novembre. 

Oltre al successo a corte, Home ebbe una fidanzata in Russia, la diciassettenne Aleksandra Krol, che morì di tisi nel 1862. Nel 1871, Home sposò un’altra russa, Julia Glumelina, sorella della moglie del chimico Aleksandr Butlerov, che sostenne ferventemente Home e contribuì a organizzare i suoi incontri con lo zar. Per il bene del matrimonio, Home si convertì persino all’ortodossia. Tuttavia, quando Butlerov cercò di dimostrare a una commissione scientifica riunita a San Pietroburgo che Home aveva davvero dei poteri paranormali, la seduta fallì e il medium montò uno scandalo e partì per l’Europa senza più tornare.  

Nizier Anthelme Philippe 

Tra tutti i membri della famiglia imperiale russa, Nicola II e la sua consorte furono sicuramente i più grandi fan dell’occulto. Fino alla nascita del loro erede, lo zarevic Aleksej (1904-1918), Nicola e Aleksandra avevano un problema assillante: gli erano nate quattro figlie, ma nessun erede maschio. Lo zar e la zarina si recavano in preghiera e cercavano spesso anche la compagnia di veggenti e medium.

Nel 1900, Nicola II venne a conoscenza di Nizier Anthelme Philippe, che aveva una reputazione in Francia come occultista e guaritore. L’imperatore incontrò il mago durante la sua visita in Francia e lo invitò a San Pietroburgo. Non servì a dissuaderlo il fatto che Pjotr Rachkovskij, il capo degli agenti russi a Parigi, avesse raccolto un corposo dossier su Nizier Anthelme Philippe, che dimostrava che il “sensitivo” era solo un ciarlatano. Rachkovskij fu addirittura licenziato in tronco dopo questa relazione, e il “Maestro” Philippe fu ricevuto a corte e iniziò a condurre “sedute spiritiche” con l’Imperatrice. “È un uomo di piccola statura, dai capelli neri, di circa cinquant’anni, con i baffi neri, di aspetto molto sgradevole, con un pessimo accento del Sud della Francia”, scrisse di lui il granduca Konstantin Konstantinovich. La formazione medica del “maestro” si limitava a tre anni presso la facoltà di Medicina dell’Università di Lione, dopodiché Philippe aveva iniziato a esercitare la professione di sensitivo, curando soprattutto signore facoltose. 

“Sosteneva di avere il potere della suggestione, e di poter influenzare il sesso di un bambino che si sviluppava nel grembo materno. Non prescriveva alcun farmaco che potesse essere testato con metodo scientifico. Il segreto della sua arte risiedeva in una serie di sedute ipnotiche. Dopo due mesi di cure annunciò che l’imperatrice aspettava un bambino”, ha raccontato il granduca Aleksandr Mikhajlovich.

La quinta gravidanza dell’imperatrice iniziò nel novembre 1901. In primavera tutti notarono che Aleksandra Fjodorovna era diventata più paffuta e aveva smesso di indossare i corsetti, ma non si lasciò seguire dai medici. Questo avvenne su consiglio del Maestro francese, da cui l’Imperatrice andava quasi ogni giorno. Quando finalmente l’imperatrice si decise a farsi visitare dall’ostetrico di corte Ott, nell’agosto del 1902, si dimostrò che non c’era alcuna gravidanza in corso. L’intera famiglia imperiale era basita. Tuttavia, quanto accaduto non cambiò l’atteggiamento dell’imperatrice nei confronti del sensitivo. La sua ultima raccomandazione prima di partire per la Francia fu quella di chiedere aiuto a Serafino di Sarov, un eremita ortodosso russo.

Serafino di Sarov (1759-1833 ) fu canonizzato dalla Chiesa russa lo stesso anno per ordine personale dell’imperatore, e la coppia reale si recò in pellegrinaggio all’eremo di Sarov. Nel 1904 nacque un erede e la coppia imperiale era convinta che ciò fosse avvenuto grazie alla predizione del Maestro Nizier Anthelme Philippe. Come ha ricordato la damigella d’onore Anna Vyrubova, “le altezze imperiali avevano sempre nella loro camera da letto una cornice di cartone con fiori secchi regalata loro da Maestro Philippe, che, secondo lui, era stata toccata dalla mano del Salvatore in persona”.

Il Maestro Philippe non fu certo l’unico ciarlatano che si trovò vicino al trono dell’ultimo zar. È risaputo che Nicola II e Aleksandra erano dediti a comunicare con i beati, gli stolti in Cristo e altri “portatori di conoscenze segrete”. Naturalmente, il più famoso di questi personaggi era Grigorij Rasputin. Di tutti i mistici alla corte reale solo di Rasputin è documentato ufficialmente il fatto che abbia curato lo zarevic Aleksej, con i metodi dell’ipnosi per fermare le sue emorragie dovute all’emofilia. L’odio per Rasputin nella società era troppo grande, anche a causa della reputazione traballante della coppia reale, troppo amante del misticismo. Agli occhi dell’opinione pubblica Rasputin era il responsabile di tutte le disgrazie che si erano abbattute sulla Russia. Alla fine, all’omicidio del monaco partecipò personalmente il cugino dello zar, Dmitrij Pavlovich. Ma a questo punto l’Impero non era ormai più salvabile.

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