Tre sovrani russi che hanno combattuto con coraggio in prima linea in battaglia

Russia Beyond (Tsar's Book of Titles, Dominio pubblico)
Avrebbero potuto proteggersi dietro le schiere dei loro guerrieri o osservare gli eventi bellici dall’alto di una collina, invece preferirono entrare nel vivo del combattimento

1 / Svjatoslav I di Kiev detto “Il Coraggioso” (920/942-972)

Il Gran Principe Svjatosláv Ígorevich di Kiev amò sempre la guerra più di tutte le altre occupazioni e della politica. “L’Alessandro Magno della nostra storia antica”, come lo definì lo storico russo Nikolaj Karamzin (1766-1826), combatté senza sosta contro i popoli confinanti della Russia: cazari, peceneghi, bulgari del Volga e bizantini.

Svjatoslav si affacciò per la prima volta su un  campo di battaglia all’età di quattro anni, quando sua madre, la principessa Olga, si vendicò della tribù dei drevljani per l’assassinio a tradimento del marito, il principe Igor. In sella a un cavallo, il futuro comandante militare cercò di scagliare una lancia contro il nemico. Volò appena tra le orecchie del cavallo e lo colpì alle zampe… Ma il voivoda Sveneldo, vedendo la scena, gridò: “Il principe ha già iniziato; facciamo come il principe!”. Il nemico venne sconfitto.

La morte del Gran Principe Sviatoslav I di Kiev (da Karamzin illustrato), 1836

“Quando Svjatoslav crebbe e maturò, cominciò a radunare molti valorosi guerrieri, era veloce come un pardo e combatteva molto”, si legge nella “Cronaca degli anni passati”, che si suppone sia stata scritta intorno al 1116: “Nelle campagne militari non portava dietro di sé carri, né calderoni, né carne cotta, ma mangiava carne di cavallo, di animali selvatici o di manzo tagliata finemente e arrostita sui carboni; non aveva una tenda, ma dormiva facendosi una copertura con la sella sulla testa, e lo stesso facevano tutti gli altri suoi guerrieri. E inviò ad altre terre messi [di norma, questo avveniva prima della dichiarazione di guerra] con le parole: ‘Vengo da voi!’”.

Nel 972 Svjatoslav Igorevich stava tornando da una campagna a Costantinopoli, quando sulle rive del Dnepr cadde in un’imboscata organizzata dai peceneghi. Solo una piccola parte del suo esercito riuscì a tornare a casa, e con il teschio del principe ucciso il khan dei peceneghi Kurya si fece una ciotola per bere.

2 / Demetrio di Russia detto “del Don” (1350-1389)

La battaglia di Kulikovo, 1849

L’8 settembre 1380 l’esercito russo unito sotto il comando del principe moscovita Dmitrij Ivanovich, poi detto “Donskój” (“del Don”) si scontrò con l’esercito del temnik (comandante militare) mongolo Mamaj nel punto in cui il fiume Neprjadva si getta nel Don, sul campo di Kulikovo (non lontano da Tula). La Russia, che era stata sotto il potere dei mongoli per quasi un secolo e mezzo, ebbe finalmente la possibilità di ottenere l’indipendenza politica.

“Dalla creazione del mondo non c’è stato un tale combattimento tra i grandi principi russi come quello del grande principe di tutta la Rus’”, si legge nelle cronache sullo scontro di Kulikovo: “Quando combatterono dalle cinque alle otto, come pioggia da una nuvola si sparse il sangue sia dei figli dei russi che dei pagani, e un numero innumerevole di morti cadde da entrambe le parti. E molti russi furono uccisi dai tatari, e molti tatari dai russi. E i cadaveri cadevano uno sopra l’altro, il corpo tataro su un corpo cristiano; qua e là era possibile vedere come un russo inseguiva il tataro, e un tataro inseguiva un russo”.

A differenza del suo avversario, Dmitrij Ivanovich non osservò la battaglia “dall’alto della collina”. Scambiando il suo abbigliamento principesco con quello del boiardo Mikhail Brenok, combatté come un semplice guerriero. “Il principe stesso aveva tutta l’armatura ammaccata e bucata, ma non aveva ferite sul corpo, e combatté i tatari faccia a faccia, essendo in vantaggio su tutti nel primo scontro. Molti principi e comandanti gli dissero più di una volta: “Signor principe, non vada a combattere davanti, ma stia dietro o su un’ala, o da qualche parte in un luogo appartato”. Ma lui rispose loro: “Come posso dire: ‘Fratelli miei, attacchiamo tutti insieme come una cosa sola’, nascondendo il mio volto e standomene rimpiattato al sicuro nelle retrovie?”

I mongoli subirono una cocente sconfitta e il principe stesso fu soprannominato “del Don” per la sua vittoria. Un passo importante verso la liberazione delle terre russe dal giogo dell’Orda era stato fatto, ma ci sarebbero voluti altri cento anni prima che questo diventasse finalmente realtà.

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3 / Pietro I detto “il Grande” (1672-1725)

Pietro I

Per più di vent’anni la Russia combatté la cosiddetta Guerra del Nord contro la Svezia, che la portò a diventare un impero e a entrare nella cerchia delle grandi potenze europee. L’artefice di questa vittoria fu lo zar Pietro il Grande, che più di una volta guidò personalmente le sue truppe nel vivo di feroci battaglie.

“Guerrieri! È giunta l’ora che deciderà il destino della Patria. E quindi non dovete pensare che state combattendo per Pietro, ma per lo Stato affidato a Pietro, per la vostra famiglia, per la vostra patria, per la nostra fede e chiesa ortodossa. Non dovete nemmeno sentirvi intimoriti dalla fama di un nemico che sembra invincibile. È una menzogna, come voi stessi avete ripetutamente dimostrato con le vostre vittorie. Abbiate davanti agli occhi in battaglia la verità e Dio, che combatte con voi. E di Pietro sappiate che non gli è cara la sua vita, ma solo che la Russia viva nella beatitudine e nella gloria per la vostra prosperità”. Furono queste le parole pronunciate dallo zar alle sue truppe prima della decisiva battaglia di Poltava, l’8 luglio 1709.

L'assedio della fortezza svedese di Nöteborg nell'ottobre 1702 da parte delle truppe russe, 1846

Quel giorno Pietro I non solo aveva il comando generale, ma fu anche coinvolto personalmente nei combattimenti. Quando due reggimenti svedesi riuscirono quasi a sfondare il centro della difesa russa, lo zar arrivò immediatamente nella zona più a rischio e guidò un contrattacco che portò al rovesciamento del nemico e alla rapida chiusura della breccia.

Il 7 agosto 1714, presso Gangut (la penisola di Hanko; 130 km a ovest di Helsinki), la flotta russa ottenne la prima vittoria della sua storia. Le galee russe sfondarono il fitto fuoco nemico, dopodiché la Fanteria di marina si lanciò all’abbordaggio delle navi svedesi. Ancora una volta, come sempre, lo zar partecipò in prima persona all’attacco.


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