Il “Generale Inverno”? Un’invenzione di Napoleone per crearsi un alibi dopo la disastrosa sconfitta

Storia
GEORGY MANAEV
Sembra sempre assodato, nella storiografia occidentale, che la ragione della rotta della Grande Armata in Russia sia da individuarsi solo nelle difficili condizioni climatiche. A mettere in giro la leggenda fu lo stesso Imperatore dei Francesi, per nascondere ben altre pecche e per non dare il giusto merito all’eroismo dei russi

La sconfitta di Napoleone nel 1812 fu devastante. In “Vita politica e militare di Napoleone” (“Vie politique et militaire de Napoléon”), Antoine-Henri Jomini (1779-1869) scrisse che Napoleone aveva dispiegato più di 300 mila soldati nell’invasione diretta della Russia (mentre il numero totale della Grande Armata all’epoca era di oltre 600 mila effettivi).

Con la battaglia della Beresina (26-29 novembre 1812), gli ultimi brandelli della Grande Armata tentarono di fuggire dalla Russia e rimasero in vita solo 20-30 mila uomini. Circa il 90% dell’esercito di Napoleone morì o rimase ferito durante la campagna di Russia.

Tuttavia, nei giornali europei, questa sconfitta venne attribuita principalmente non all’abilità militare dei russi, ma alle rigide condizioni climatiche

Come Napoleone creò a tavolino il “Generale Inverno”

Il giornale “Le Moniteur universel” era la principale arma di propaganda di Napoleone. Durante la campagna del 1812,“Le Moniteur” pubblicava i bollettini che informavano i francesi sulla guerra, e spesso erano scritti dallo stesso Bonaparte. L’imperatore sapeva che anche i soldati del suo esercito avrebbero letto i bollettini e sentì il bisogno di incoraggiarli durante la campagna. I bollettini, scrive la studiosa russa Anastasija Nikiforova, sottolineavano le gesta dei soldati di Napoleone e tacevano sulle vittorie dell’esercito russo.

I bollettini informavano poi regolarmente i lettori sulle condizioni climatiche. Il 26 ottobre il 24° bollettino scriveva: “Il tempo è molto buono. Ieri è caduta la prima neve. Tra venti giorni sarà necessario essere nei nostri acquartieramenti invernali”. Tuttavia, l’ultimo bollettino, il 29°, che ammetteva la sconfitta della Grande Armata, lamentava il tempo come il peggior incubo della campagna!

“Il 14, 15 e 16 novembre il termometro ha segnato 16 e 18 gradi sotto zero. Le strade erano coperte di ghiaccio; i cavalli della cavalleria, dell’artiglieria e del trasporto vettovaglie morivano ogni notte, non a centinaia, ma a migliaia, soprattutto quelli tedeschi e francesi. La nostra cavalleria è rimasta senza cavalli, e artiglieria e vettovagliamento senza mezzi di trasporto. Siamo stati costretti ad abbandonare e distruggere la maggior parte delle nostre armi, munizioni e cibo. L’esercito, che era ancora in ordine il 6, il 14 aveva un aspetto completamente diverso; aveva perso ormai quasi completamente la cavalleria, l’artiglieria e i mezzi di trasporto”, concludeva il bollettino.

Sembrava che fosse stato solo il gelo, e non l’esercito russo, a privare i francesi della loro cavalleria e artiglieria e ad aver inflitto loro una sconfitta totale! I soldati francesi non avevano già visto l’inverno? Certo che sì!

Nel 1795, l’esercito francese combatté nei Paesi Bassi durante un rigido inverno. Quando gli eserciti russo e francese si erano scontrati nella Battaglia di Eylau (7-8 febbraio 1807; nell’attuale regione russa di Kaliningrad; allora in Prussia), le temperature erano gelide, tuttavia i francesi fecero le loro manovre militari sui laghi e sui fiumi ghiacciati durante una bufera di neve. Quindi l’inverno non era qualcosa di nuovo per loro.

La leggenda del freddo mortale creata da Napoleone fu prontamente accettata non solo dal pubblico francese, ma anche dalla stampa e dal pubblico britannico. La Gran Bretagna era ancora uno dei principali rivali internazionali della Russia e non era redditizio per loro lodare le capacità militari e strategiche dei generali e degli ufficiali russi. Era molto più conveniente dire che l’esercito francese era stato sconfitto a causa del freddo: in questo modo i russi non sarebbero sembrati così potenti e minacciosi. La stessa locuzione “Generale Inverno” (nell’originale: “General Frost”) venne coniata dagli autori britannici della vignetta satirica  “General Frost shaving little Boney”.

Ma cosa avevano da dire i russi al riguardo?

Faceva proprio così freddo?

Denis Davydov, un generale e comandante partigiano di primo piano nel 1812, si oppose ferocemente all’idea che l’esercito di Napoleone fosse stato sconfitto esclusivamente dal freddo. Nel suo articolo dedicato appositamente a questo argomento, Davydov cita Georges de Chambray, generale di artiglieria francese che prese parte alla campagna e fu catturato dai russi alla Beresina:

“Il freddo, secco e moderato, che accompagnava le truppe da Mosca alle prime nevicate, fu più utile che fatale. Il 27 ottobre era 5 sotto zero. Tra il 9 e il 15 novembre poco sotto zero, e il 12 novembre e dal 13 al 21 novembre sotto zero”, ha scritto de Chambray. Questi ultimi due giorni sono stati i più freddi e poi le temperature sono aumentate, ed è stato quel disgelo che in realtà ha impedito alle truppe francesi di passare la Beresina: il fiume non era ghiacciato e migliaia di soldati sono morti annegati.”

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Anche il generale Jomini si oppone all’idea che l’inverno sia la ragione principale della sconfitta di Napoleone. “Le ragioni principali dell’infruttuosa avventura in Russia sono state attribuite al freddo precoce ed eccessivo; tutti i miei seguaci ripetevano queste parole senza sosta. Ma questo è completamente falso. Come potevano pensare che non conoscessimo i tempi di questo fenomeno che in Russia si ripete ogni anno! Non solo l’inverno non è arrivato prima del solito, ma il suo arrivo il 7 novembre è stato più tardi di quanto accade quasi ogni anno”, ha scritto Jomini. “Questo freddo non ha superato il freddo della campagna di Eylau. Ma, a Eylau, il mio esercito non era turbato, perché era in una terra di abbondanza e poteva soddisfare tutti i suoi bisogni. Nel 1812 accadde il contrario: la mancanza di cibo e di tutto il necessario fece andare in rotta le truppe”.

Cosa fu a causare davvero la sconfitta?

Sappiamo già come Mikhail Kutuzov attirò Napoleone a Mosca in una trappola e che questa strategia di distruggere l’esercito di Napoleone per consunzione fu in realtà ideata dal ministro della guerra russo Barclay de Tolly. Quindi le ragioni principali della sconfitta di Napoleone furono puramente militari, non legate al clima o alle basse temperature.

In effetti, la Grande Armata, dispersa e disorganizzata, non ebbe rifornimenti adeguati. Il movimento partigiano svolse uno dei ruoli principali nella sconfitta: ovunque i contadini russi incontrassero i soldati francesi, li uccidevano spietatamente.

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“I contadini del villaggio vicino hanno sterminato una squadra del reggimento cosacco di Teptjar dell’esercito imperiale russo, composto da sessanta cosacchi”, ricorda Davydov nelle sue memorie. “I contadini hanno scambiato questi cosacchi per nemici, a causa della loro cattiva pronuncia della lingua russa”. I Teptjar erano una etnia della Baschiria e non conoscevano troppo bene il russo, e i contadini li uccisero, tanto grande era l’odio per gli invasori. In tali condizioni, e per di più inseguito e attaccato dall’esercito russo durante la ritirata, l’esercito francese era condannato.

Sir Walter Scott, nel suo libro “Vita di Napoleone Bonaparte”, si chiede: “Se il gelo e la neve in Russia sono disastri così insormontabili, abbastanza potenti da distruggere interi eserciti, allora come hanno fatto queste circostanze a non entrare nei calcoli di un generale così famoso [come Napoleone], che aveva concepito un’impresa così grande? Non nevica mai in Russia? Il gelo a novembre è un fenomeno raro lì?”.

“Napoleone prevedeva”, conclude Scott, “che in ottobre sarebbe arrivato il freddo. A luglio prevedeva la necessità di raccogliere scorte di cibo sufficienti per sfamare il suo esercito. Ma, preso dall’impazienza, non adottò le misure necessarie per vincere né la fame né il freddo, cose che aveva sicuramente previsto.”


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