Le ragioni dietro allo scoppio della guerra del 1812 tra Russia e Francia

Russia Beyond (Foto: Library of Congress, Dominio pubblico)
Analizziamo i motivi politici ed economici che portarono al più grande conflitto militare del XIX secolo

In questo articolo, non entreremo nei dettagli militari della campagna di Napoleone del 1812 contro la Russia (potete leggerli qui). Cercheremo invece di spiegare le ragioni politiche ed economiche che portarono al più grande conflitto militare del XIX secolo.

La “campagna di Russia” di Napoleone 

L'ingresso di Napoleone I a Berlino, 27 ottobre 1806, di Charles Meynier

La ragione principale che portò allo scoppio della guerra del 1812 tra la Francia di Napoleone e la Russia fu il cosiddetto Blocco Continentale di Napoleone. Di cosa si tratta?

Nel 1792-1793, la Francia si trovò coinvolta nelle guerre rivoluzionarie francesi: Parigi si scontrò con Gran Bretagna, Austria, Prussia, Russia e diverse altre monarchie. Le “vecchie” monarchie d'Europa detestavano infatti il sistema repubblicano di governo installato in Francia, dove, nel frattempo, era emersa la figura di Napoleone Bonaparte: un giovane e geniale comandante di guerra, diventato nel 1799 de facto il leader del paese.

All'inizio del 1800, la Francia aveva conquistato territori nella penisola italiana, nei Paesi Bassi e in Renania; e la Gran Bretagna era rimasta il suo unico avversario in Europa. Dopo la battaglia di Trafalgar del 1805 fu chiaro che la marina francese nulla poteva contro la flotta britannica; e così Napoleone iniziò a rafforzare il Blocco Continentale: un embargo su larga scala contro il commercio britannico nel continente europeo.

Napoleone voleva distruggere la capacità commerciale della Gran Bretagna, per prosciugarla finanziariamente. Con il decreto di Berlino del 1806 fu proclamato che “le isole britanniche sono in stato di blocco”, e furono vietati il commercio e le corrispondenze con la Gran Bretagna. Ma i paesi europei non si dimostrarono così ligi e violarono il blocco in più occasioni, causando l’ira della Francia napoleonica. L'Impero Russo, all’epoca il principale partner economico europeo della Gran Bretagna, era anche il principale nemico della Francia, nonché il più grande ostacolo per la piena realizzazione del Blocco Continentale.

La Russia e il Blocco Continentale

L'incontro tra Napoleone Bonaparte e lo zar Alessandro I a Tilsit, 25 giugno 1807

Nella battaglia di Friedland (1807) Napoleone sconfisse, per non dire “schiacciò”, l'esercito russo. In seguito, Alessandro I di Russia accettò di firmare il Trattato di Tilsit, che vedeva Russia e Prussia alleate con la Francia contro Gran Bretagna e Svezia.

Il trattato di Tilsit fece infuriare l’opinione pubblica russa, secondo la quale era inaccettabile fare la pace con una repubblica che aveva ucciso migliaia di soldati russi! Verso il 1810, la Russia riprese il commercio con l'Inghilterra attraverso altri paesi, mentre le merci francesi furono tassate pesantemente. Nel frattempo, Napoleone cercò di rafforzare i suoi legami con Alessandro I offrendo la sua mano alle sorelle di Alessandro, ma dovette incassare il rifiuto per ben due volte.

Nel 1811 Napoleone non nascose la sua ostilità verso la Russia, quando disse a Dominique Dufour de Pradt, l'ambasciatore francese a Varsavia: “Tra cinque anni, io sarò il padrone del mondo, rimane solo la Russia; ma la schiaccerò... Allora sarò anche il padrone dei mari e tutto il commercio dovrà, naturalmente, passare per le mie mani”. Era ovvio che la guerra era ormai vicina.

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Le ragioni della guerra 

Saltando gli innumerevoli dettagli della guerra russa e francese dell'epoca, ci limiteremo agli eventi centrali del conflitto. Quando la Grande Armata invase l'Impero Russo attraversando il fiume Neman, nel giugno del 1812, Napoleone poteva fare affidamento su 588.000 uomini, contro i 480.000 russi; ma i russi stavano combattendo in casa, e per di più con l'aiuto dei partigiani locali, che terrorizzarono i francesi per tutta la loro “permanenza” in Russia.

Come fa notare il ricercatore Mikhail Belizhev, “per la prima volta dal XVII secolo, la guerra fu condotta sul territorio dell'Impero Russo, il che fu un vero shock per i contemporanei. Mosca, il cuore dell'Impero, fu in gran parte distrutta: a quel tempo, il fatto fu interpretato come una catastrofe nazionale. Il paese subì perdite enormi: nel 1812-1814 morì circa un milione di persone in Russia; i danni materiali furono stimati in diversi miliardi di rubli”.

La Grande Armée di Napoleone entrò con decisione in Russia e, affrontando la resistenza dell'esercito russo, si mosse verso Smolensk, considerata la “chiave di Mosca”, che riuscì a conquistare nell'agosto del 1812. Ma l'assalto non fu facile, poiché sia l'esercito russo che la popolazione civile fecero terra bruciata: durante la ritirata, i soldati russi distrussero depositi di cibo, scorte di munizioni e qualsiasi bene che potesse essere utilizzato dal nemico. Chi attuò questa politica?

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L'uomo scozzese dietro la vittoria russa

Mikhail B. Barclay de Tolly (1761-1818), feldmaresciallo russo e ministro della Guerra. Ritratto di George Dawe (1781-1829), 1829. Museo Statale dell'Ermitage, San Pietroburgo

Michael Andreas Barclay de Tolly (1761-1818) era un ufficiale tedesco baltico di origine scozzese al servizio della Russia; crebbe a San Pietroburgo ed entrò nel servizio militare nel 1776. In seguito sarebbe diventato feldmaresciallo dell'Impero Russo.

Barclay fu ministro della Guerra nel 1810-1812. Preparò efficacemente l'esercito russo per la battaglia decisiva con Napoleone. Quando lo scontro ebbe inizio, Barclay e il generale Pjotr Bagration erano entrambi in servizio come comandanti in capo dell'esercito russo.

Ma fu Barclay che ideò il piano generale dell'esercito russo per questa guerra: architettò la politica della terra bruciata, facendo ritirare l’esercito nella Russia centrale per drenare le risorse dell'esercito francese. Così come giustamente aveva calcolato Barclay, le vie dei rifornimenti francesi sarebbero state troppo lunghe per garantire l’approvvigionamento dall’Europa; i partigiani russi e l'esercito avrebbero fatto il resto per schiacciare il nemico.

Al Consiglio di Fili, che avvenne poco dopo la battaglia di Borodino, Barclay votò fermamente per lasciare Mosca a Napoleone: una saggia mossa strategica che alla fine intrappolò l'imperatore francese in una Mosca gelida e in fiamme, oltre che priva di rifornimenti. Pur avendo affidato il comando dell'esercito a Mikhail Kutuzov, Barclay rimase al comando di una delle armate e combatté più tardi nella campagna europea della Russia del 1812-1814.

Gli storici russi della campagna del 1812 sono unanimi nel ritenere che la strategia iniziale di Barclay non subì variazioni quando Mikhail Kutuzov prese il comando dell'esercito. Dopo la vittoria su Napoleone, Barclay fu ricoperto di premi e riconoscimenti. Fu elevato a dignità principesca dall'imperatore Alessandro I e ampiamente considerato come la mente principale dietro la vittoria della Russia su Napoleone.

Nel frattempo, il Blocco Continentale di Napoleone, che servì come ragione principale per l'assalto di Napoleone alla Russia, tramontò già nel settembre 1812, quando Alessandro I pubblicò un manifesto sulla ripresa delle relazioni commerciali tra la Russia e la Gran Bretagna.

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