Fece credere a tutti di essere un uomo: la storia di Kira, giovane eroina di due guerre mondiali

Storia
BORIS EGOROV
Usando il documento d’identità del cugino, la giovane riuscì ad arruolarsi e a partire per il fronte

Durante la Prima guerra mondiale si pensava che il fronte non fosse un posto per le donne. Certo, potevano lavorare come infermiere e curare i feriti nelle retrovie, ma ben raramente era permesso loro di andare al fronte. 

Ma non tutte erano disposte ad accettare queste condizioni. Molte ragazze infatti non si accontentavano di rintanarsi negli ospedali: volevano combattere il nemico a ogni costo. E così, talvolta rincorrevano anche a qualche escamotage pur di andare al fronte. 

Il volontario Nikolaj Popov

Kira Bashkirova aveva 16 anni quando scoppiò la guerra; all’epoca si trovava a Vilnius, in Lituania, dove studiava nella locale scuola superiore femminile. Ben consapevole che nessuno l’avrebbe lasciata andare a combattere, decise di scappare. 

Si tagliò le trecce, vendette alcuni dei suoi oggetti personali e usò il denaro per comprare un’uniforme da soldato. Usando il documento d’identità del cugino, Nikolaj Popov, la giovane si diresse a Łódź (Polonia), dove era di stanza l'88° reggimento di fanteria Petrovskij. Il camuffamento funzionò, e Bashkirova, sotto il falso nome del suo parente, si arruolò come volontaria.

Al fronte “Nikolaj” combatteva con coraggio il nemico e partecipava alle operazioni di ricognizione. Durante una missione ottenne persino la Croce di San Giorgio: era riuscita a catturare un soldato nemico da sola, dato che il suo compagno ferito non poteva aiutarla. 

Kira riuscì a nascondere il suo segreto a lungo: si lavava lontano dai compagni, imparò a impostare una voce da uomo e faceva di tutto per passare inosservata. 

Quando decise di raccontare tutto alla sua famiglia, in una lettera, i suoi genitori non ebbero altra scelta che accettare la decisione della figlia. 

La verità emerse quando Kira venne ricoverata in ospedale a seguito di una malattia. Sconvolti, i comandanti ordinarono che Bashkirova venisse immediatamente spedita nelle retrovie. Ciononostante, alla giovane fu permesso di tenere la Croce di San Giorgio che aveva meritato in battaglia e le fu addirittura consegnata una lettera di elogio.

E proprio nel momento in cui sembrava che il suo servizio militare fosse finito, lei trovò la forza di non arrendersi. “Questa giovane coraggiosa non tornò a casa, ma, fingendo ancora una volta di essere un uomo, si offrì volontaria e si arruolò in un’altra unità. Ferita nuovamente in battaglia, finì ancora una volta in ospedale”, scrisse nel 1915 la rivista Zasushevoe Slovo.

Dopo essere stata riconosciuta e rimandata a casa, Bashkirova mandò una lettera nella quale chiedeva di essere accolta al fronte. Con sua grande gioia, la sua richiesta fu accettata e combattè legalmente nei ranghi del 30° Reggimento Fucilieri Siberiani fino all’ottobre del 1917.       

LEGGI ANCHE: La forza delle donne: i ritratti delle ragazze sovietiche degli anni ‘40 

Di nuovo in guerra

Dopo la fine del conflitto, Kira dimenticò per molti anni le forze armate. Iniziò a lavorare con gli orfanelli e fondò una casa per bambini a Poltava.

Quando la Germania nazista attaccò l'Unione Sovietica, nell'estate del 1941, Bashkirova (da sposata, Lopatina) tornò in guerra. A 43 anni, madre di due bambini, Kira Aleksandrovna non ripetè le imprese disperate del primo conflitto mondiale, ma contribuì ugualmente alla vittoria. 

Impiegata come infermiera in un ospedale militare a Murmansk, si prese cura dei soldati feriti, spesso occupandosi proprio di coloro che versavano nelle condizioni peggiori. Più di una volta aiutò i chirurghi a operare durante i raid aerei tedeschi. 

Per la sua dedizione alla patria, Kira Lopatina fu premiata con le medaglie “Per meriti di guerra” e “Per la difesa della regione polare sovietica”.   

LEGGI ANCHE: Le chiamavano le "Streghe sovietiche": storie di donne al fronte