La Mongolia fu uno dei più fedeli alleati dell'Unione Sovietica nella prima metà del XX secolo. Nel 1939 i due paesi si opposero congiuntamente all'invasione giapponese della Repubblica Popolare. E quando il 22 giugno 1941 l'URSS fu invasa dalle truppe tedesche, la Mongolia - nello stesso giorno - dichiarò guerra al Terzo Reich.
La battaglia di Khalkhin Gol, 1939
Sovfoto/Getty ImagesIl conflitto in Europa, così lontano dallo Stato dell’Asia orientale, finì per coinvolgere anche la Mongolia. E per certi aspetti, l'assistenza che questo paese povero e scarsamente popolato offrì all'URSS fu alla pari degli aiuti forniti dagli Stati Uniti nell'ambito del programma Lend-Lease (Legge degli affitti e prestiti).
La leadership mongola sapeva che non sarebbe stata in grado di inviare le proprie truppe verso ovest: il Giappone rappresentava ancora una minaccia reale, e il paese non era comunque in grado di formare un contingente significativo. Ecco perché la repubblica intendeva concentrare gli sforzi nel fornire al suo vicino del nord tutta l'assistenza economica possibile.
Con lo slogan “Non dovrebbe esserci una sola persona nel paese che non abbia dato il proprio contributo al fondo di aiuti per l'Armata Rossa”, la Mongolia lanciò una campagna per raccogliere denaro e donazioni per i soldati dell'Armata Rossa.
Già in ottobre, il primo treno carico di cappotti di pelle di pecora, gilet di pelliccia, guanti caldi, stivali di feltro, maglioni e cinture donati dai cittadini mongoli partì alla volta dell'Unione Sovietica. Il convoglio successivo, partito nel febbraio 1942, conteneva anche prodotti alimentari: carne, salsicce, burro, dolciumi. I treni con gli aiuti furono spediti in URSS fino all'inizio del 1945.
Engaelyn Badam
Foto d'archivioUno dei donatori più generosi fu l'allevatore nomade di bestiame Engaelyn Badam. A nome della sua famiglia, donò al fronte 16 cammelli, 93 cavalli, 1.600 pecore, oltre a una somma di 10.000 tugriks, sufficiente per comprare altre 12.500 pecore.
Oltre alle donazioni, la Mongolia effettuava regolarmente grandi consegne di carne, lana, pelle di pecora e cavalli all'URSS a prezzi molto convenienti. In cambio, Mosca forniva alla Mongolia quei prodotti industriali e alimentari di cui il paese asiatico aveva bisogno.
Per tutta la durata della guerra, la Mongolia fornì al suo alleato settentrionale circa 500.000 tonnellate di carne (gli Stati Uniti fornirono all'URSS 665.000 tonnellate di carne in scatola) e 64.000 tonnellate di lana (rispetto alle 54.000 tonnellate inviate dagli USA). Un cappotto su cinque usato dai soldati dell'Armata Rossa era fatto di lana mongola.
In effetti, la Repubblica Popolare Mongola era l'unico fornitore di pelle di pecora dell'URSS e il materiale veniva usato per fare cappotti invernali destinati ai comandanti dell'Armata Rossa.
Un altro settore cruciale dove l'aiuto mongolo si rivelò fondamentale per l'URSS era quello dei cavalli. Solamente nel periodo iniziale del conflitto, l’Unione Sovietica perse quasi la metà del suo bestiame: nel settembre 1942, su 17,5 milioni di cavalli ne erano rimasti solo nove milioni.
Per tutta la durata della guerra, lo Stato mongolo comprò quasi 485.000 cavalli dai suoi allevatori di bestiame da fornire all'Unione Sovietica; altri 32.000 cavalli furono donati dai pastori. Gli animali si adattarono piuttosto bene alle dure condizioni del fronte orientale e furono di vitale aiuto alle truppe sovietiche nel trasporto di merci e pezzi di artiglieria fino a quando fu risolta la carenza di camion. Un cavallo su cinque usato sul fronte sovietico proveniva dalla Mongolia.
“I cavalli avevano eccellenti qualità di marcia - disse il generale sovietico Issa Pliev. - Il cavallo mongolo ha una corporatura forte e zampe corte e resistenti, con piccoli zoccoli robusti. È capace di coprire una distanza di 100 chilometri in un giorno per diversi giorni di seguito... È così che il cavallo mongolo ha raggiunto Berlino insieme ai carri armati sovietici”.
Il 16 gennaio 1942, la leadership della Repubblica Popolare Mongola decise di iniziare a raccogliere fondi per fabbricare una colonna di carri armati da donare all'Armata Rossa. Un anno dopo, una delegazione mongola guidata dal leader del paese, il maresciallo Khorloogiin Choibalsan, presentò alla 112° Brigata Carri Armati sovietica 32 carri armati T-34 e 21 carri armati leggeri T-70 realizzati con il denaro raccolto.
La 112° Brigata, che fu soprannominata Mongolia Rivoluzionaria, prese parte alla battaglia di Kursk. Per il loro coraggio ed eroismo, i soldati della brigata furono premiati con medaglie sovietiche e mongole.
I soldati dell'Armata Rossa ricevono la colonna di carri armati della Mongolia rivoluzionaria
TASSNell'estate del 1943, con i fondi donati dal popolo mongolo, fu creato il 2° squadrone di caccia, conosciuto come lo squadrone mongolo Arat, che il 25 settembre fu consegnato al 2° Reggimento delle Guardie della 322° Divisione di Aviazione da Caccia.
“Finalmente è arrivata l'ora tanto attesa. Uno dopo l'altro, 12 aerei da combattimento La-5 nuovi di zecca sono spuntati da dietro la foresta. Ognuno portava sulla fusoliera la scritta Mongolian Arat, di colore rosso acceso. Dopo aver sorvolato il campo, gli aerei hanno rullato in un'area con il rombo dei motori soffocato dalle grida ‘Evviva l'Arat mongola!’, ‘Evviva il popolo mongolo!’, scrisse il tenente generale Aleksandr Semjonov ricordando quel giorno.
Combattenti dello squadrone mongolo Arat
Dominio pubblicoLo squadrone prese parte a battaglie importanti come l'operazione Bagration, così come alle operazioni di Berlino e Praga. Il suo personale (così come quello della Brigata Carri Armati della Mongolia Rivoluzionaria) fu parzialmente mantenuto dalla parte mongola, che non mancò mai di commemorare il coraggio dei soldati con dei premi.
Inoltre, da 500 a diverse migliaia di volontari mongoli presero parte ai combattimenti contro i tedeschi sul fronte orientale. I comandanti dell'Armata Rossa li apprezzavano per le loro eccellenti abilità come cacciatori e cavalieri; i volontari mongoli servirono principalmente nelle unità di cavalleria ma furono impiegati con successo anche come esploratori e cecchini.
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