Oleg Gordievskij
Getty ImagesQuando l’ufficiale dell’intelligence britannica Michael Bethany contattò il Kgb offrendo i suoi servigi e portando alcuni documenti sensibili, l’agente del Kgb di stanza a Londra respinse l’offerta, pensando che fosse una trappola tesa dall’MI5. Prima che Bethany potesse fare un altro tentativo di contattare i sovietici, il colonnello del Kgb Oleg Gordievskij (1938-) fu informato del contatto. Poco dopo, l’ufficiale dell’intelligence britannica che desiderava lavorare per i sovietici fu arrestato nel Regno Unito. Sebbene il Kgb non lo sapesse ancora, il voltagabbana britannico era stato arrestato grazie proprio alla soffiata di Gordievskij, poiché l’ufficiale del Kgb lavorava segretamente per l’MI6 come doppiogiochista!
Oleg Gordievskij è ampiamente riconosciuto come uno dei doppi agenti più dannosi nella storia dello spionaggio sovietico. Il futuro disertore entrò nel Primo Direttorato Centrale del Kgb nel 1962, al culmine della Guerra Fredda tra il blocco occidentale e quello socialista. Il Primo Direttorato Centrale era responsabile delle operazioni segrete all’estero, dell’intelligence straniera e della gestione degli agenti segreti. Fin dall’inizio del suo lavoro per il Kgb, Gordievskij si trovò dunque coinvolto nei giochi di spionaggio.
Il lavoro prometteva benefici che altri sovietici non avevano. Ad esempio, gli ufficiali del Primo Direttorato Centrale avevano l’opportunità unica di vivere e lavorare all’estero nei Paesi del blocco capitalista. All’inizio della sua carriera, Gordievskij fu di stanza in Danimarca.
"Volevo lavorare per l'intelligence britannica e stavo cercando un'opportunità per farlo"
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“Dovevo procurarmi i documenti delle persone decedute o di coloro che avevano lasciato [il Paese], in modo che la direzione C [quella dell’intelligence illegale del Kgb] potesse usarli. Andavo nei cimiteri per cercare le tombe dei neonati, e dai sacerdoti per ottenere i certificati di nascita e morte”, ha raccontato Gordievskij in una delle tante interviste che ha rilasciato dopo la sua defezione in Gran Bretagna.
Fu in Danimarca che l’MI6 britannico avvicinò il giovane ufficiale dei servizi segreti sovietici sotto copertura, che, si scoprì, stava proprio cercando un’opportunità per servire la Corona britannica.
“Volevo lavorare per l’intelligence britannica e cercavo una possibilità per farlo. C’era un inglese, un ufficiale dell’MI6 che lavorava sotto mentite spoglie di diplomatico, che voleva reclutarmi. Insomma, io volevo essere reclutato e lui voleva reclutare me. Nel 1974 abbiamo iniziato a incontrarci, prima in una piccola brasserie e, in seguito, mi ha invitato in una casa sicura dove avremmo lavorato”, ha detto Gordievskij.
L’agente voltagabbana ha affermato di essere rimasto deluso dal sistema sovietico dopo che Khrushchev aveva denunciato i crimini di Stalin e Berlino era stata divisa dal muro. Sebbene sia impossibile concludere con sicurezza cosa abbia spinto Gordievskij a cambiare campo, se si sia trattato della genuina convinzione che il sistema sovietico fosse corrotto, oppure di sete di avventura, interessi egoistici e benefici materiali, resta il fatto che nel 1974 l’ufficiale dell’intelligence del Kgb incaricato della gestione degli agenti segreti in Europa iniziò a lavorare per l’MI6.
Nel 1982, Oleg Gordievskij prese servizio a Londra per il Kgb sotto copertura diplomatica. Un breve incontro con il politico sovietico Mikhail Gorbachev, che visitò Londra nel 1984, diede impulso alla carriera di Gordievskij: divenne il capo ad interim della cellula del Kgb a Londra, con brillanti prospettive.
La posizione di Gordievskij all’interno del Kgb salì alle stelle, insieme al suo valore come doppio agente per l’MI6 britannico. Tuttavia, l’arresto di un voltagabbana della Cia gettò un’ombra su Gordievskij e rese i suoi superiori a Mosca sospettosi della sua vera fedeltà.
Ronald Reagan con Oleg Gordievskij, 21 luglio 1987
Legion Media“Sono stato tradito da Aldrich Ames tra il 15 aprile e il 1º maggio 1985. Ho ricevuto un telegramma pieno di panico dal centro con la chiara intenzione di farmi andare là, con il pretesto di approvare la mia candidatura al posto di agente [del Kgb a Londra]”, ha raccontato Gordievskij.
Sebbene Gordievskij sospettasse di poter essere smascherato come doppiogiochista, obbedì all’ordine e tornò a Mosca. Al rientro nella capitale dell’Urss, Gordievskij dovette affrontare l’interrogatorio del suo superiore, il generale Grushko.
“[Dopo l’interrogatorio di Grushko], due tipi corpulenti entrarono nella stanza e mi offrirono di bere con loro. Ho rifiutato con tutta la forza che potevo […] ma non mi hanno ascoltato. Mi hanno versato del cognac e mi sono sentito un altro. Il mio compito era sopravvivere [all’effetto delle droghe]. A malapena sono riuscito a non perdere almeno un po’ di lucidità. Questo è durato per quattro ore mentre l’interrogatorio andava avanti”, ha detto Gordievskij.
Gordievskij si risvegliò in un appartamento, realizzando di non essere stato arrestato a seguito dell’interrogatorio. Ne concluse di aver resistito all’interrogatorio, ma realizzò anche che la sua posizione era più precaria che mai. Decise di fuggire definitivamente dall’Urss e avviò il protocollo di fuga, che gli inglesi avevano sviluppato per lui nel caso avesse bisogno di sottrarsi alla giustizia sovietica.
Lo schema per esfiltrare l’agente doppiogiochista dal territorio sovietico aveva il nome in codice “Operazione Pimlico”.
Per informare gli inglesi della necessità di avviare l’esfiltrazione, Gordievskij si scrollò di dosso la sorveglianza del Kgb e incontrò clandestinamente una spia britannica nel centro di Mosca. Quindi, l’operazione Pimlico entrò nella fase esecutiva.
Secondo il piano, il doppiogiochista doveva lasciare Mosca per Leningrado (oggi San Pietroburgo), quindi prendere un autobus verso nord fino a Vyborg, una cittadina russa vicino al confine con la Finlandia. Con il pretesto di sentirsi male, Gordievskij avrebbe fatto fermare l’autista dell’autobus, scendendo a metà strada. E così fece.
Oleg Gordievskij è stato insignito dell'Ordine di San Michele e San Giorgio dalla Regina a Buckingham Palace
Legion Media“Non sapevo esattamente dove avrei dovuto incontrare gli inglesi, avevo solo una descrizione sommaria del luogo dell’incontro”, ha detto.
Dopo tre ore di attesa nella foresta, il fuggitivo vide due auto con targa diplomatica. Era la squadra di soccorso britannica.
“Sono stati in grado di sfuggire alla vista della scorta del Kgb dietro una curva per un solo minuto. Mi sono tuffato nel bagagliaio e le auto hanno proseguito prima che l’auto del Kgb apparisse da dietro l’angolo. Il mio autista ha acceso la musica ad alto volume che mi ha distolto dai pensieri tristi”, ha detto Gordievskij.
Nel passare vari checkpoint sovietici, gli agenti britannici si affidavano alle targhe diplomatiche affinché le auto non fossero controllate ai valichi di frontiera. Sorprendentemente, il piano funzionò.
“Abbiamo attraversato il confine e, come concordato, l’autista ha cambiato la musica rock con quella [del compositore finlandese] Sibelius. Così ho capito: eravamo in terra finlandese”, ha ricordato Gordievskij.
L’audace esfiltrazione funzionò e l’ex ufficiale dei servizi segreti del Kgb finì in Gran Bretagna, dove vive ancora oggi. In Urss, venne condannato a morte in contumacia per tradimento. I mass media hanno riferito che la condanna non è mai stata revocata, neanche dopo il crollo dell’Urss.
Il colonnello del Kgb Oleg Gordievskij
Legion MediaDopo essere fuggito dall’Unione Sovietica, Gordievskij incontrò il primo ministro britannico Margaret Thatcher e presumibilmente la convinse a fare pressioni davanti alle autorità sovietiche per potersi riunire con la sua famiglia. Non funzionò e la moglie e i figli di Gordievskij lo hanno potuto rivedere solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991. La coppia ha divorziato poco dopo.
Nel 2021, Gordievskij, 83 anni il 10 ottobre, vive con la pensione del servizio civile in Gran Bretagna, rilascia interviste ai mass media e, secondo ex ufficiali dell’intelligence russa, si guadagna da vivere scambiando informazioni sensibili sui servizi segreti sovietici e russi.
Nelle interviste pubbliche, Gordievskij ha sempre sottolineato di non essersi mai pentito della sua scelta di diventare un doppiogiochista.
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