Il periodo iniziale della guerra contro la Germania nazista si trasformò in un vero incubo per l'Unione Sovietica. Come una lama nel burro, la Wehrmacht penetrò attraverso le posizioni dell'Armata Rossa riuscendo ad occupare, nel giro di poche settimane, l'intero territorio degli Stati Baltici e della Bielorussia, oltre a una parte significativa dell'Ucraina. Intere divisioni sovietiche furono sterminate in feroci battaglie: centinaia di migliaia di soldati furono circondati e cercarono disperatamente di sfondare per ricongiungersi ai loro compagni.
Ma i successi collezionati dal nemico non furono così assoluti su tutta la lunghezza del fronte sovietico-tedesco: nell'estremo nord del paese, nella zona della cresta Musta-Tunturi, vicino al confine di Stato, i tedeschi non riuscirono a sfondare le difese dell'Armata Rossa fino alla fine del conflitto.
Le truppe tedesche avanzano su Murmansk
Finnish Wartime Photograph ArchiveNell'Artico sovietico la guerra iniziò una settimana dopo rispetto al resto dell'URSS.
Le truppe tedesche e finlandesi attraversarono il confine solo il 29 giugno 1941, montando un'offensiva verso a Murmansk e a Kandalaksha.
Le unità del Corpo Fucilieri di Montagna della Norvegia, guidate dal generale Eduard Dietl, avanzarono lungo la costa dell'Oceano Artico: il loro compito era quello di catturare la penisola di Srednyj e soprattutto quella di Rybachij, la cui posizione strategica valse loro il soprannome non ufficiale di “corazzata inaffondabile dell'Artico”. “Chi tiene Rybachij e Srednyj ottiene il controllo della Baia di Kola. Senza la Baia di Kola, la Flotta del Nord non può esistere”, sosteneva l'ammiraglio Arsenij Golovko.
Le truppe sovietiche sulla cresta Musta-Tunturi
Robert Diamant/SputnikDopo aver distrutto diversi avamposti di confine e aver respinto le unità del 95° reggimento di fanteria, i tedeschi raggiunsero la cresta Musta-Tunturi, situata a 6 km dal confine e che dava accesso a un istmo e a un passaggio verso le penisole. I tedeschi speravano di prendere questa cresta montuosa in una sola volta. Ma non fu così.
Inizialmente, il comando sovietico credeva che il nemico avrebbe colpito le penisole dal mare piuttosto che da terra, così le forze principali furono ammassate su Rybachij, in previsione di uno sbarco tedesco. Quando la Wehrmacht attaccò il crinale, le truppe sovietiche che lo difendevano erano in inferiorità numerica di quasi uno a cinque.
Tuttavia, fino all'arrivo dei rinforzi a Musta-Tunturi, i soldati sovietici riuscirono a opporre una feroce resistenza ai tedeschi: avevano piazzato postazioni di tiro sulle rocce, filo spinato e mine. Combatterono metro dopo metro, pietra dopo pietra.
Quando le truppe tedesche riuscivano a scalare il crinale e iniziavano a scendere lungo i pendii fino all'istmo, venivano colpite dall'artiglieria sovietica e dai cacciatorpediniere Uritskij e Kuibyshev che si erano avvicinati alla riva. “Siamo finiti sotto il pesante fuoco dell'artiglieria navale russa. C'è stata una notevole perdita di vite umane nei battaglioni, non c’è stato il tempo di evacuare tutti”, riferì il comandante del 136° reggimento tedesco di fucili da montagna. - Eravamo vicini a Kutovaya e stavamo scendendo dai ripidi pendii orientali quando una grandinata di proiettili è caduta su di noi. Non avevo niente per respingerla. Se non smettono di sparare - pensai - dovrò ritirare il reggimento”.
Fucilieri di montagna
BundesarchivLe feroci battaglie per Musta-Tunturi continuarono fino a metà settembre 1941. Ma, avendo incassato un fallimento dopo l’altro, i tedeschi rinunciarono ai loro tentativi di prendere la montagna e cominciarono a trincerarsi sulle linee occupate.
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“Sulle pendici settentrionali della cresta, che erano ripide al centro e un po’ meno a ovest e a est, i nostri avamposti erano situati in sette roccaforti. Il nemico si trovava sulle pendici meridionali, meno ripide e che offrivano una posizione più vantaggiosa. Tra il nemico e i nostri uomini c'era una striscia di terra di nessuno larga solo 50-60 metri, in alcuni punti solo 25-30 metri: non più della distanza di lancio di una bomba a mano! I combattimenti con le granate avvenivano ogni giorno. Ogni fazione poteva sentire ciò che accadeva dall'altra parte”, raccontò il tenente generale Sergej Kabanov.
Soldati sovietici sulla penisola Rybachij
Georg Zelma/SputnikDa quella posizione, i tedeschi avevano una buona visuale sulle retrovie delle truppe sovietiche. I rifornimenti di cibo, munizioni e materiali da costruzione per le fortificazioni dovevano procedere sotto il pesante fuoco nemico. “Per ogni tronco consegnato a Musta-Tunturi, il prezzo da pagare era la vita o il ferimento di qualcuno - disse il generale Nikolaj Abramov. - Come si può costruire una roccaforte a 50 metri dalla linea di difesa del nemico? Una granata poteva colpirti in testa in qualsiasi momento”.
I tedeschi erano particolarmente irritati dal segnale di confine sovietico A-36 situato sul crinale. Prima della guerra sovietico-finlandese (la guerra d'inverno), quella era la posizione del confine di Stato, che - secondo i termini del trattato di pace di Mosca del 1940 - fu spostato un po' più a ovest. “È con orgoglio che ricordo quanto tenacemente abbiamo difeso il nostro segnale di confine sovietico, che alla fine è rimasto su Musta-Tunturi. Era, forse, l'unico segnale di confine non catturato dai nazisti. I tedeschi fecero molti tentativi di prenderlo, ma fallirono tutti. Amareggiati da questi fallimenti, i tedeschi tenevano gli avversari sotto una spietata raffica di fuoco. A volte il nemico riusciva ad abbattere l'insegna, che veniva ripristinata in poco tempo”, scrisse il capitano Vasilij Kislyakov nelle sue memorie “Oltre il Circolo Artico”.
I sovietici attraversano la cresta Musta-Tunturi, 1944
Robert Diamant/SputnikFino al momento in cui l'Armata Rossa riuscì a respingere i tedeschi fuori dal Circolo Polare Artico, alla fine del 1944, la cresta Musta-Tunturi rimase la spina nel fianco dei nazisti. Tutti i loro tentativi di sfondare le difese sovietiche finirono in un nulla di fatto; mentre in altri settori del fronte la Wehrmacht avanzava di migliaia di chilometri verso il Volga e il Caucaso, qui rimase bloccata sul confine stesso dell'Unione Sovietica.
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