Perché l'URSS creò il Patto di Varsavia?

Esercitazioni delle forze del Patto di Varsavia in Bulgaria

Esercitazioni delle forze del Patto di Varsavia in Bulgaria

Lev Polikashin/Sputnik
L'Unione Sovietica si vide costretta a fondare un proprio blocco militare quando l’Occidente creò la NATO

Per tutta la durata della seconda metà del XX secolo, l'Organizzazione del Trattato di Varsavia (meglio conosciuta come il Patto di Varsavia) si rivelò un bel grattacapo per i generali della NATO: il confronto tra le due alleanze politico-militari più potenti del mondo divenne parte integrante dell'era della guerra fredda.

Ma non tutti sanno che “la roccaforte della pace” e “lo scudo del socialismo” - così come spesso veniva chiamato il Patto di Varsavia - fu istituito molto più tardi rispetto al suo rivale occidentale.

L’alleanza dei paesi socialisti

La firma del “Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza” nel Palazzo presidenziale di Varsavia, 14 maggio 1955

Nel 1949 i leader dell'URSS e delle “democrazie popolari”, come venivano chiamati all'epoca i paesi socialisti dell'Europa orientale e centrale nell'orbita dell'Unione Sovietica, si rivelarono piuttosto indifferenti alla decisione delle potenze occidentali di stabilire il Trattato Nord Atlantico. Il blocco orientale credeva che gli accordi bilaterali di difesa che l'Unione Sovietica aveva concluso con i suoi nuovi alleati, così come la presenza di truppe sovietiche sul loro territorio, fossero sufficienti a garantirne la sicurezza.

L'URSS, che aveva subito enormi perdite durante la Seconda guerra mondiale, non aveva il potenziale economico e i mezzi tecnici per stabilire un equivalente della NATO. Ma non mancavano i dubbi sull'affidabilità del personale militare di quei paesi che erano diventati amici di Mosca da poco, e che fino a prima erano sotto l’ala nemica.

Tuttavia, con il tempo, la situazione economica in URSS cominciò a migliorare. Grazie agli sforzi di centinaia di consiglieri militari sovietici, le forze armate di Germania Est, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria e Romania furono riorganizzate secondo il modello sovietico, e molti dei loro ufficiali furono addestrati nelle accademie militari e politico-militari sovietiche.

Carri armati sovietici nel corso dell’esercitazione “Fratellanza in armi”

Già nel 1951, in una riunione alla quale partecipò anche Stalin, il capo di stato maggiore del Gruppo delle Forze Sovietiche in Germania, il generale Sergej Shtemenko, propose di creare una “alleanza militare dei paesi socialisti fratelli”. Tuttavia, l'Organizzazione del Trattato di Varsavia fu creata già dopo la morte del leader sovietico: nel 1955 (Stalin morì nel ‘53).

A incentivarne la creazione furono gli accordi di Parigi firmati dagli alleati occidentali nel 1954, con i quali la Germania occidentale si unì all'Alleanza Nord Atlantica e si creò l'Unione Europea Occidentale, un'organizzazione politico-militare dei paesi europei. Un così evidente rafforzamento delle posizioni del potenziale nemico in Europa centrale portò infine al Trattato di Amicizia, Cooperazione e Mutua Assistenza che fu firmato a Varsavia nel maggio 1955 da URSS, Bulgaria, Ungheria, Germania Est, Polonia, Romania, Albania e Cecoslovacchia, formalizzando così la creazione di un'alleanza militare e politica dei paesi socialisti.

Sotto la guida di Mosca

L’esercitazione “Vltava” (il nome del fiume “Moldava” in ceco) del Patto di Varsavia

In base a questo trattato, le parti si impegnavano a fornire mutuo aiuto in caso di minaccia militare, a stabilire un comando congiunto delle loro forze armate che, di comune accordo, sarebbero state assegnate a questo stesso comando; si impegnavano inoltre a intraprendere “altre azioni concertate per rafforzare la loro forza difensiva, al fine di salvaguardare pacificamente i rispettivi popoli, garantire l'inviolabilità delle proprie frontiere e territori e offrire protezione contro eventuali aggressioni”.

Anche se il trattato proclamava l'uguaglianza dei suoi partecipanti, in realtà fin dai primi giorni di vita dell'organizzazione e fino alla sua dissoluzione, il ruolo chiave lo ebbe l'Unione Sovietica. Le bozze di tutti i documenti chiave che venivano considerati dall'organo supremo dell'organizzazione - il Comitato Consultivo Politico (alle cui sessioni partecipavano i capi di governo degli stati membri) - venivano prima approvati da Mosca.

Inoltre, i posti di comandante in capo e di capo di stato maggiore delle forze armate congiunte degli stati membri del Patto di Varsavia andavano invariabilmente ai comandanti sovietici, mentre i rappresentanti degli altri eserciti, di regola, servivano come loro vice.

Carristi cecoslovacchi e soldati sovietici durante un’esercitazione congiunta. Si noti la copia di “Rudé právo” (“Legge Rossa”) il principale quotidiano comunista cecoslovacco

Mentre gli Stati Uniti calcolavano meticolosamente gli oneri finanziari per il mantenimento della NATO e li dividevano tra tutti i paesi membri, quasi tutti i costi del Patto di Varsavia furono sostenuti dall'Unione Sovietica. L'URSS copriva circa il 45% dei fondi stanziati per il lavoro del Comando Congiunto e del suo staff, e la sua quota di finanziamento delle Forze Armate Congiunte e delle infrastrutture militari dell'organizzazione superava il 90%.

Combattere la controrivoluzione

La leadership sovietica vedeva l'alleanza politico-militare del blocco orientale come un efficace contrappeso all'Alleanza Nord Atlantica. Nikita Khrushchev definì il Patto di Varsavia “un importante fattore di stabilizzazione in Europa”. 

Oltre a essere uno strumento di politica estera per Mosca, il Patto di Varsavia divenne anche un importante strumento per risolvere situazioni di crisi nel campo socialista.

Combattimenti per le strade di Budapest, Ungheria, 1956

Durante l'insurrezione ungherese (o, come è conosciuta nella moderna Ungheria, la rivoluzione) del 1956, le truppe sovietiche entrarono nel paese con lo scopo di - secondo l'ordine del comandante in capo delle Forze Armate Congiunte Ivan Konev - dare “assistenza fraterna al popolo ungherese nel difendere le sue conquiste socialiste, sconfiggendo la controrivoluzione ed eliminando la minaccia di un revival fascista”. La teoria ufficiale fu che stavano agendo “su richiesta del governo della Repubblica Popolare Ungherese sulla base del patto di Varsavia concluso tra i paesi del campo socialista”.

E se a Budapest l'URSS se la cavò principalmente da sola (con l'appoggio dell'esercito popolare ungherese e dei servizi di sicurezza del paese), il compito di reprimere la Primavera di Praga del 1968 coinvolse anche i suoi alleati del Patto di Varsavia: oltre alle unità sovietiche, la Cecoslovacchia fu invasa da truppe di Polonia, Bulgaria, Ungheria e DDR.

Le truppe del Patto di Varsavia durante l’intervento a Praga, Cecoslovacchia, 1968.

Il Patto di Varsavia scadeva nel 1985; il 26 aprile, le parti lo estesero per altri 20 anni, ignare del fatto che non sarebbe durato a lungo. Dopo che l'URSS cominciò a sgretolarsi, seguita dalla caduta dei regimi socialisti nell'Europa dell'Est e dall'unificazione della Germania, l'esistenza del patto si rivelò inutile.

Il 1° luglio 1991, i rappresentanti di URSS, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Cecoslovacchia firmarono a Praga un protocollo sulla completa cessazione del Patto di Varsavia. Nei 20 anni successivi, tutti gli ex alleati di Mosca entrarono nell'Alleanza Nord Atlantica.

LEGGI ANCHE: Come avvenne il ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa orientale negli anni ‘90 

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie