Margelov, il comandante che trasformò i paracadutisti nel baluardo delle forze armate dell'URSS

Russia Beyond (Foto: Ministero della Difesa della Federazione russa; Vladimir Vyatkin/Sputnik)
Il 5 gennaio 1973, per la prima volta a livello globale, un aereo An-12 sganciò con successo un veicolo corazzato da combattimento con due membri dell'equipaggio a bordo. Una pratica introdotta da Vasilij Margelov, il “padre delle truppe aviotrasportate” che rivoluzionò l’organizzazione e l’addestramento di queste unità

“Paracadutista! Anche se l'aria profuma di fiori da mettere sulla tua tomba, devi combattere fino a quando i tuoi piedi toccano terra”, diceva Vasilij Margelov, che comandò le forze aviotrasportate dell'Unione Sovietica per più di 20 anni, facendone la vera élite dell'esercito del paese. Nessuno nella “fanteria alata” sovietica (e russa) godeva di più rispetto del “padre delle truppe aviotrasportate” Margelov.

Il “paracadutista n. 1” iniziò la sua carriera di combattimento lontano dalle forze aviotrasportate: durante la Seconda guerra mondiale servì nelle unità di Fanteria marina e nella Divisione fucilieri; prese parte alla battaglia del Dnepr, alla liberazione di Cherson (per la quale fu insignito della medaglia di Eroe dell'Unione Sovietica) e agli scontri nell'Europa sud-orientale. “Quasi nessuno del nostro reggimento sarebbe sopravvissuto se non avessimo avuto Margelov come comandante”, disse Grigorij Babochkin del 218° reggimento: “In situazioni apparentemente senza speranza, seppe mantenere la sua compostezza riuscendo a trovare soluzioni... Quest'uomo dava valore alla vita dei soldati, alla vita degli altri”.

Margelov durante la Seconda guerra mondiale

Nel 1948 Margelov era a capo della 76° Divisione Aviotrasportata delle Guardie, che, come fece notare il generale Pavel Pavlenko, all’epoca era in condizioni disastrose: “La base di addestramento mancava di tutte le strutture e le risorse... In qualche modo l'addestramento continuava, ma il livello di organizzazione e disciplina lasciava molto a desiderare”. Avendo studiato a fondo la teoria e la pratica della guerra aerea, Margelov lentamente ma inesorabilmente instillò l'ordine tra gli uomini dell'unità che gli venne affidata. Nel 1954 era già a capo delle forze aeree combinate dell'Unione Sovietica, e lanciò un programma di riforme.

Margelov tra i paracadutisti, 1977

“Per adempiere al loro ruolo nelle moderne operazioni, le nostre formazioni e unità devono essere altamente manovrabili e controllabili, pesantemente corazzate, avere sufficiente potenza di fuoco ed essere in grado di atterrare in qualsiasi momento del giorno o della notte, e passare rapidamente alla modalità di combattimento dopo lo sbarco. Questo, in generale, è l'ideale a cui dovremmo tendere”, affermò il comandante.

Vasilij Margelov stabilì stretti legami con il complesso militare-industriale. Garantì la sostituzione degli ormai obsoleti aerei Li-2, Il-14, Tu-2 e Tu-4 con i potenti e moderni An-22 e Il-76, che avrebbero potuto trasportare un numero significativamente maggiore di paracadutisti e attrezzature militari.

Vedendo quanto fosse difficile per i paracadutisti maneggiare le armi durante l'atterraggio, Margelov fece in modo di modificarle per non ostacolare i movimenti della “fanteria alata”; le armi in questione erano i fucili d'assalto AKMS e AKS-74, la mitragliatrice RPKS-74 con calcio pieghevole, il lanciagranate SPG-9 e l’RPG-70.

Uno dei compiti principali di Margelov fu quello di dotare le sue truppe di un moderno veicolo da combattimento che i paracadutisti potessero usare per il trasporto e per combattere da una posizione blindata contro la fanteria e i veicoli corazzati nemici. Alla fine degli anni '60, il BMD-1, del peso di poco più di 7 tonnellate e dotato di un cannone semiautomatico 2A28 Grom, per un equipaggio di sette persone, cominciò a uscire dalla linea di produzione ed entrare in servizio. Costituì la base per lo sviluppo di una serie di cannoni di artiglieria semoventi e di veicoli di supporto al fuoco, ricognizione e comando.

BMD-1 in Afghanistan, 1986

Nonostante i grandi apprezzamenti da parte degli ufficiali, Margelov non era soddisfatto del modo in cui i nuovi BMD erano schierati. I soldati e le attrezzature militari venivano paracadutati dagli aerei separatamente, costando minuti preziosi per la localizzazione e l'imbarco dei veicoli. Margelov propose l'idea, allora rivoluzionaria, di sganciare i veicoli blindati già equipaggiati. Il 5 gennaio 1973, per la prima volta a livello globale, un aereo An-12 sganciò con successo un BMD-1 Kentavr con due membri dell'equipaggio a bordo. Uno di loro era il figlio del comandante, Aleksandr.

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Sotto Margelov, tutte le unità delle forze aviotrasportate ottennero campi d'aviazione ben attrezzati: ora ci volevano solo poche ore per passare dal briefing della missione al decollo con tutta l’attrezzatura da combattimento. Gli eventi dell'Operazione Danubio, quando le truppe del Patto di Varsavia furono inviate in Cecoslovacchia nel 1968, dimostrarono quanto la “fanteria alata” avesse iniziato ad operare senza problemi e con rapidità. “Quando i paracadutisti irruppero nell'edificio dell'Accademia Militare di Zapotockij, gli ufficiali dell'Esercito Popolare Cecoslovacco erano seduti davanti alle mappe, tracciando quelle che credevano essere le posizioni delle nostre truppe che attraversavano il confine. Il loro arrivo a Brno era previsto per il pomeriggio. Le unità militari situate in città furono bloccate e disarmate con altrettanta decisione”, riferì Margelov alla direzione sovietica.

Il-76

Fu sotto Margelov che le forze aviotrasportate acquisirono i loro famosi berretti e giubbotti blu. “Voglio che i paracadutisti adottino le gloriose tradizioni dei loro fratelli maggiori, gli uomini della Marina, e le portino avanti con onore. Così ho introdotto le giacche con strisce blu cielo”, disse Vasilij.

Vasilij Margelov trasformò i paracadutisti nell'élite delle forze armate dell'URSS, che invariabilmente vincevano premi in tutte le competizioni sportive dell'esercito. La loro reputazione e autorità crebbe a dismisura, e presto i giovani di tutta la nazione iniziarono a sognare di servire nelle “forze dello zio Vasja”, così come venne soprannominata l’unità militare.

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