I più brillanti esperimenti degli architetti sovietici nel campo delle case popolari prefabbricate

Foto d'archivio; Viktor M/citywalls.ru
Nonostante migliaia di palazzoni in giro per i Paesi dell’ex Urss siano identici l’uno all’altro (o molto simili), ci sono qua e là, in Russia, prototipi che non sono entrati in produzione di massa, e che avrebbero potuto cambiare il volto del Paese

Le grandi campagne statali lanciate in Urss per dare una casa a tutti videro spesso l’edificazione di palazzi prefabbricati molto simili tra loro in ogni angolo del Paese. Tecnicamente, erano di serie diverse, poiché erano stati sviluppati da imprese edili locali, ma in realtà sembravano quasi gemelli, che fossero a Tver o a Perm, a Kaliningrad o a Vladivostok. Tali costruzioni, le cosiddette “khrushjóvki” di 5 piani senza ascensore e le “brézhnevki” di 9-12 piani con ascensore (che presero il soprannome dai segretari generali del Pcus, Nikita Khrushchev e Leonid Brezhnev), furono fondamentali per risolvere la questione di dare alloggi separati alle famiglie sovietiche, che fino ad allora vivevano in massa nelle “kommunalki”. La costruzione doveva essere il più veloce ed economica possibile. Gli architetti sovietici avevano poca esperienza in questo settore, quindi si aprì un campo di pura sperimentazione.

“Azhùrnyj dom”, Mosca

L’idea di costruire edifici residenziali standard nell’Urss era stata messa in cantiere già prima della Seconda guerra mondiale. La casa del 1940 al civico 27 di Leningradskij Prospekt a Mosca divenne uno dei primi prototipi di un possibile edificio popolare prefabbricato a pannelli. Viene detta “Azhurnnyj dom” (“Ажурный дом”), ossia “Casa ricamata a giorno”, a causa delle grate a motivi geometrici sulla facciata dell’edificio. È così che gli architetti provarono a risolvere il problema di nascondere ai passanti i balconi, che in Russia sono solitamente ingombri come una cantina o una soffitta.

Al piano terra dell’edificio sono presenti negozi e attività. Una caratteristica distintiva della casa sono ampi corridoi e scale, e cucine minuscole (negli appartamenti di 40 metri quadri c’era un cucinino di appena 4 metri). Si presumeva che i residenti ordinassero il cibo al ristorante al piano terra, e che in casa lo riscaldassero soltanto. Dopo la guerra, gli architetti dovettero sviluppare progetti più economici. La “Azhurnyj dom” è oggi riconosciuta come monumento architettonico.

Quartiere dimostrativo-sperimentale a Cherjomushki, Mosca

Il villaggio di Cherjómushki, vicino a Mosca, divenne il sito del primo quartiere di “khrushchjovki”, per l’espansione della capitale. Il quartiere numero nove, sperimentale, costruito nel 1956-1959, consisteva di 13 edifici a quattro piani e 7 edifici a otto piani. Gli appartamenti sperimentali erano minuscoli: ad esempio, al posto della vasca da bagno normale si poteva installarne o una di quelle dove si può solo stare seduti o semplicemente un piatto doccia. Per tali appartamenti, i residenti potevano ordinare mobili componibili da un catalogo.

Le facciate delle case erano decorate con mattoni a bella vista, nei cortili c’erano vere fontane e pergolati di piante, e nel quartiere c’erano negozi, mense e persino un cinema. La nuova estetica sovietica degli alloggi fu glorificata da Dmitrij Shostakovich nell’operetta “Mosca, Cherjomushki”, e nel 1962 fu persino girato un film musicale basato su di essa, per la regia di Herbert Rappaport, “Cherjomushki”. Tuttavia, in seguito, le infrastrutture dei quartieri residenziali sovietici vennero notevolmente semplificate.

Prima “Khrushchjovka” sperimentale di San Pietroburgo

La storia della costruzione di massa di case prefabbricate nell’Urss iniziò con questa casa al civico 10 di ulitsa (via) Poljarnikov a San Pietroburgo (allora Leningrado). In città viene detta “protokhrushchjovka”. È stata costruita nel 1955 in soli 102 giorni (incluse le finiture) e venne mostrata a Nikita Khrushchev come esempio per i futuri edifici residenziali. Ci sono solo 30 appartamenti qui, 29 dei quali vennero abitati dai muratori che avevano lavorato alla sua edificazione, e uno era destinato a esperimenti edili.

A differenza delle khrushchjovki vere e proprie, ha soffitti di 3 metri invece di 2,5 metri, cucine di 10-12 (e non 5-6) metri quadrati, porte in rovere, e gli ingressi sono decorati con colonne in stile neoclassico, mentre solo al terzo piano ci sono piccoli balconi. Khrushchev considerò la costruzione troppo costosa e le case successive si rivelarono molto più modeste, e “senza fronzoli”.

Casa costruita alla rovescia, San Pietroburgo

A prima vista, questo edificio residenziale al civico 95 di via Magnitogorskaja sembra una casa prefabbricata normalissima a quattro piani. Invece è il risultato di un audace esperimento architettonico del 1959 nella allora Leningrado.

È stata realizzata con il metodo del sollevamento dei piani: dapprima sono stati installati dei pali di sostegno, poi è stato montato il tetto a terra e, tramite martinetti, è stato sollevato all’altezza necessaria. Quindi hanno iniziato a montare i piani alti e via via tutti gli altri, fino al piano terra. In teoria, l’abbandono delle gru edili avrebbe dovuto ridurre i tempi per l’installazione della casa e i costi dei progetti, ma in realtà si scoprì che un tale metodo di costruzione richiedeva lavoratori altamente qualificati e vari operatori dei martinetti, e quindi la casa è rimasta un pezzo unico.

Complesso residenziale giovanile, Ekaterinburg

L’idea di costruire complessi residenziali per giovani lavoratori single dall’alta specializzazione venne realizzata per la prima volta negli anni Sessanta-Ottanta nella città di Koroljóv, nella regione di Mosca (si chiama così dal 1996, in onore di Sergej Koroljov, padre del programma spaziale sovietico; prima era Kaliningrad, da non confondere con la città omonima). Essendo il centro nazionale della cosmonautica, qui i giovani scienziati arrivavano a frotte.

Tali complessi sono poi stati costruiti intorno a strutture industriali in tutto il Paese e rappresentavano una “città nella città”. Uno di loro è sopravvissuto fino ad oggi nella periferia orientale di Ekaterinburg: nel 1981 (allora la città si chiamava Sverdlovsk) apparve qui un quartiere formato da undici “panelki” (così sono detti in russo i palazzoni prefabbricati a pannelli) semicircolari di 9, 12 e 16 piani, che i residenti chiamarono “pentagoni” o “labirinti”. Gli appartamenti erano progettati per un numero limitato di persone: quelli di tre stanze, per la maggior parte, erano solo negli edifici di 9 piani, e il resto dei palazzi era costituito da appartamenti di una o due stanze. Le case più lunghe avevano 500 appartamenti! I primi inquilini furono giovani laureati dell’università locale, che furono coinvolti direttamente non solo nella costruzione, ma anche nella progettazione di questo “mikrorajón” (il microdistretto che era la base dello sviluppo urbanistico sovietico). L’intero complesso residenziale è realizzato con solai in cemento armato, che sono stati prodotti nello stabilimento industriale adiacente.

L’infrastruttura comprendeva uno dei grandi magazzini più grandi della città, un complesso sportivo, un centro culturale dove di esibivano i più famosi musicisti rock e un anfiteatro, un’area a cielo aperto per spettacoli teatrali, che fungeva anche da zona di intrattenimento per i bambini.


Che aspetto ha il quartiere socialista modello, il “paradiso dell’uomo sovietico” a sud di Mosca? 

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