Il viaggio in URSS di Biden raccontato dall'interprete: "Si presentò ai negoziati col figlioletto"

Parla Viktor Prokofiev, interprete dei big della politica ai tempi della guerra fredda, che alla fine degli anni ‘80 seguì l’incontro fra il corpo diplomatico statunitense e i leader sovietici che discussero la ratifica del Trattato INF. Fra loro vi era anche un giovane Joe Biden, oggi nuovo presidente degli Stati Uniti, che si presentò al tavolo delle trattative col figlio. “Lo ricordo come un oratore eloquente e preparato”

La foto che vedete qui sotto è diventata virale nel giorno in cui la stampa ha annunciato la vittoria di Joe Biden alle ultime elezioni americane: lo scatto, realizzato nel 1988, ritrae il neo-eletto presidente degli Stati Uniti mentre stringe la mano all’allora capo di Stato dell’Unione Sovietica, Andrej Gromyko.

Joe Biden, Viktor Prokofiev e Andrej Gromyko, 1988

In mezzo ai due politici si vede un terzo uomo, composto, attento, concentrato. Si tratta di Viktor Prokofiev, l’interprete che ha “dato voce” a molti politici sovietici di alto rango, consentendo le comunicazioni fra loro e i colleghi stranieri. Negli anni, Prokofiev ha assistito e tradotto Bill Clinton, George H. W. Bush e addirittura l’oligarca russo Roman Abramovich.

Gli albori della carriera

La strada che lo ha condotto nella rete della diplomazia e della geopolitica ai tempi della guerra fredda è iniziata alla Scuola di Diritto dell'Istituto di Relazioni Internazionali di Mosca, dove ha studiato diritto internazionale, oltre al russo e alle lingue straniere (inglese, francese e spagnolo). 

Nel 1977, da giovane laureato, Prokofiev prese in considerazione l’idea di intraprendere la carriera accademica, ma la abbandonò per dedicarsi all’interpretariato. “Sentii parlare del corso di formazione linguistica all'ONU. Mi sembrava una proposta molto interessante che mi avrebbe permesso di usare le mie quattro lingue e di approfondire il diritto internazionale, la finanza e l'economia”, racconta oggi Prokofiev, parlando in esclusiva con Russia Beyond. E visto che il corso di lingua era finanziato congiuntamente dal governo sovietico e dall’ONU, il giovane Viktor si ritrovò sotto i riflettori del Ministero degli Esteri dell’URSS. Più tardi, nel 1984, dopo vari incarichi nell’ufficio dell’ONU a Ginevra dove lavorò come interprete e avvocato, entrò nello staff del Ministero come interprete.

L’incontro con Joe Biden

Con il passare del tempo, il giovane interprete fece carriera all’interno del Ministero. E nel 1985 utilizzò le conoscenze acquisite per tradurre i colloqui sul disarmo tra Stati Uniti e URSS a Ginevra, assistendo Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan, che nel corso del loro primo vertice in assoluto cercarono di frenare la corsa agli armamenti nella quale si erano imbarcate le due superpotenze.

Il presidente del Soviet Supremo dell'URSS Andrej Gromyko (a sinistra) e il senatore statunitense Joe Biden (a destra) conducono i negoziati per la ratifica del Trattato INF. Victor Prokofiev accompagnava Andrej Gromyko. Mosca, URSS

“Sorprendentemente c’era pochissima concorrenza, nel senso che c’erano poche persone in gara per quel posto. È stata una selezione naturale”, racconta Prokofiev. E visto che la generazione precedente di interpreti sovietici stava andando in pensione, come Viktor Sukhodrev, la strada per lui era ormai spianata.

Nel 1988 fu scelto come interprete a seguito di un gruppo di senatori statunitensi giunti in URSS per incontrare il presidente sovietico (da non confondere con la posizione più potente di segretario generale) e l'ex ministro degli esteri Andrej Gromyko e discutere la ratifica del Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) che Reagan e Gorbaciov avevano firmato nel dicembre dell'anno precedente.

“Ovviamente io sapevo chi era, perché avevo passato ore e ore a essere informato dai diplomatici del Ministero degli Esteri prima dell'incontro con il senatore Biden. Assegnarono a me il compito di tradurre per Gromyko perché sapevano che sarebbe stata discussa la ratifica del trattato INF, e io ero fra le poche persone nel dipartimento linguistico ad aver avuto una qualche esposizione a quei termini e concetti militari”, dice Prokofiev, spiegando che per i colloqui di Ginevra aveva dovuto studiare i concetti base della fisica e della matematica relativi ai missili balistici e da crociera.

Oggi, a distanza di anni, Prokofiev evita i giudizi sulla personalità di Joe Biden, che, sulla base della sua esperienza di allora, descrive comunque come un “eccellente oratore”. “Mi diede l’impressione di essere un oratore molto bravo ed eloquente, completamente aggiornato sui dettagli politici del processo di ratifica di cui stava discutendo con Andrej Gromyko”, dice Prokofiev.

Ciò che più sorprese l’interprete, altrimenti impassibile e professionalmente freddo, fu la decisione di Biden di portare con sé in Unione Sovietica suo figlio, e di farlo sedere al tavolo dei negoziati insieme ai vertici della dirigenza sovietica.

Nonostante la sua sorprendente conoscenza di tutti i dettagli di quelle trattative avvenute 32 anni fa, Prokofiev non riesce a ricordare se fu Hunter o Beau - i due figli di Joe Biden - a partecipare all'incontro, nonostante sia in grado di ricordare senza sforzo gli anni della loro nascita: rispettivamente il 1970 e il 1969. “Mi stupì il fatto che non si fosse presentato da solo. Era lì con suo figlio. E sono sicuro che la questione fosse stata discussa tra l'ufficio di Andrej Gromyko e l'ambasciata degli Stati Uniti, perché c'era anche Jack Matlock, l'ambasciatore americano in URSS”.

“Biden presentò [suo figlio] ad Andrej Gromyko dicendo: ‘Signor Presidente, questo è mio figlio. Spero che non le dispiaccia che si sia seduto. È interessato agli affari internazionali e alle questioni di diplomazia e di politica’. Gromyko, ovviamente, rispose: ‘Certo, sarà un piacere’”, ricorda Prokofiev rivivendo lo scambio di battute fra i due politici. 

Il DNA dell'interprete

Oggi la nomina di Biden come presidente degli Stati Uniti non scompone per niente l’interprete. “È stato semplicemente una delle centinaia di persone per le quali ho lavorato negli ultimi 40-45 anni”, dice Prokofiev, che nella sua carriera ha tradotto i discorsi di Richard Nixon, Ronald Reagan, Bill Clinton, George H.W. Bush, Henry Kissinger, Al Gore, Dick Cheney, Donald Rumsfeld, Frank Carlucci, Margaret Thatcher e Rajiv Gandhi.

L'allora presidente della Federazione Russa Boris Eltsin, Viktor Prokofiev e il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Ronald Brown, 1994

Prokofiev ha lasciato il suo lavoro al Ministero degli Esteri nel 1994, periodo in cui la Russia post-sovietica si è in gran parte ritirata dalla scena internazionale e dalla politica di potere per occuparsi di questioni economiche più urgenti che il Paese si ritrovava ad affrontare. Con l'avvento del capitalismo nella nuova Russia, Prokofiev acquisì nuovi clienti, perlopiù importanti studi legali internazionali che agivano per conto dei ricchi oligarchi russi nel tentativo di risolvere le loro controversie nei tribunali.  

Washington, 2 settembre 1993: l'allora presidente USA Bill Clinton nel Rose Garden con il primo ministro russo Viktor Chernomyrdin. Victor Prokofiev è accanto a Chernomyrdin

Nel 2003 si è trasferito a Londra, dove ha iniziato a offrire i suoi servizi a clienti privati e pubblici. Nel famoso caso Berezovskij contro Abramovich, Prokofiev ha tradotto per Lord Sumption, che in seguito è diventato giudice della Corte Suprema del Regno Unito, dopo aver completato il suo servizio come avvocato principale di Roman Abramovich.

Viktor Prokofiev, Mikhail Gorbachev e il primo ministro britannico John Major

Indipendentemente dalla persona che egli traduce, Prokofiev dice che il suo cliente è “la lingua”: “Lavoro per il bene della lingua. È sempre una partita di fuoco tra me e lei. Sento una parola, una frase, una battuta - qualcosa che devo tradurre - e ho solo una frazione di secondo per consegnare la merce. È una sfida meravigliosa e sempre un'iniezione di adrenalina”.

Prokofiev sostiene di essere ancora oggi vincolato dalla promessa di non divulgazione fatta allo Stato all’inizio della sua carriera al Ministero, nonostante lo Stato sovietico sia tramontato ormai da molti anni. Quando gli viene chiesto se la vecchia promessa di non divulgazione sovietica sarebbe legalmente applicabile ancora oggi, Prokofiev esita prima di rispondere: “Credo di esserne ancora vincolato: fa parte del mio DNA”.

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