Perché i soldati russi più alti venivano inviati in Prussia?

Foto d'archivio
Tutto iniziò ai tempi di Pietro il Grande, che, per compiacere l’alleato Federico Guglielmo I, cercò di assecondare la sua passione per i militari dalla statura impressionante

“La ragazza o la donna più bella del mondo potrebbe anche lasciarmi indifferente, ma i soldati alti, beh, quelli sono la mia debolezza”, disse Federico Guglielmo I di Prussia (1688-1740), che era alto solo 165 cm ed era ossessionato da tutto ciò che era grande e slanciato. Una delle sue famose stranezze fu la creazione di un proprio reggimento personale formato solo da uomini estremamente alti, noti alla storia come i “Giganti di Potsdam”; anche se la popolazione prussiana li chiamava “Lange Kerls”; “i ragazzi lunghi”; “gli spilungoni”.

Pietro il Grande era a conoscenza della passione di Federico. Dopo i negoziati del 1716 sull’alleanza di Russia e Prussia contro la Svezia nella Grande Guerra del Nord, Pietro inviò una lettera al Senato governante (istituzione creata proprio da Pietro nel 1711), ordinando di trovare 200 “alti muzhìk” russi da inviare in Prussia per servire il re.

Come dei soldatini giocattolo viventi

Ritratto di Federico Guglielmo I di Prussia realizzato da Antoine Pesne (1683-1757)

Insieme alla lettera, Pietro (che era alto 2,03 metri!) inviò un nastro di carta che definiva l’altezza minima necessaria: 193,5 cm. Il Senato emise quindi un decreto nel quale si ordinava di trovare 211 uomini di tale altezza o più alti, di età inferiore ai 50 anni, in diverse parti della Russia.

Furono trovati solo circa 60 uomini della statura richiesta, e 54 o 55 di loro furono effettivamente inviati in Prussia nel 1718. Insieme agli uomini, Pietro inviò a Federico un calice di legno da lui stesso intagliato e un tornio. I regali e gli uomini furono consegnati al monarca nel corso di una cerimonia pomposa. Aleksandr Golovkin, ambasciatore russo in Prussia, scrisse: “Sua maestà ha accettato i regali con grande gratitudine, gioia e curiosità. Ha elogiato le armi, le uniformi e la prestanza degli uomini. Ha allineato i granatieri in base alla loro altezza e li ha mandati a Potsdam immediatamente”. Ma che destino li aspettava?

Il re Federico Guglielmo I di Prussia ispeziona le sue guardie

Il primo nome ufficiale del reggimento di Federico Guglielmo I di Prussia era “Potsdamer Grenadiergarde”. L’unico requisito per entrare a far parte del reggimento era che i soldati dovevano essere alti più di 182 cm e la loro retribuzione era determinata solo dalla loro altezza: più alto eri, più ti pagavano. Gli “spilungoni” non erano solo russi, ovviamente: furono comprati o addirittura rapiti dalle guardie reali di diversi Paesi d’Europa. Uno dei giganti più alti (216 cm), dicono gli storici, fu l’irlandese James Kirkland. Gli era stato offerto un lavoro come valletto del barone Borck, l’ambasciatore prussiano a Londra, ma fu catturato e trasportato nel continente per diventare uno degli “Spilungoni” del re di Prussia.

James Kirkland, uno dei giganti più alti: 216 cm. Fu catturato e costretto a unirsi agli “Spilungoni” del re di Prussia

Ai soldati giganti venivano dati il cibo e le sistemazioni migliori, erano vestiti con uniformi blu e rosse di ottima lavorazione, ai piedi avevano stivali con tacchi alti e in testa particolari copricapi lunghi 45 cm, per farli sembrare ancora più alti. Tuttavia, non hanno mai preso parte a una vera azione militare: Federico Guglielmo li amava troppo. Erano obbligati solo a marciare alle parate militari alla corte del re ed erano qualcosa di simile a dei giocattoli viventi; dei suoi soldatini: per esempio, quando il re si sentiva male, veniva ordinato loro di marciare nella sua stanza.

Il discutibile destino dei “giganti” russi

La Russia continuò a inviare alti muzhik al re prussiano per sostenere la sua strana ossessione e rafforzare l’alleanza militare. Circa 400 reclute furono inviate in Prussia solo durante il regno di Pietro. Non tutti furono ritenuti abbastanza alti per il reggimento dei “Giganti di Potsdam” e la maggior parte finì nell’esercito regolare prussiano.

Ritratto del moscovita Svirid Rodionov, uno dei

Molti di questi soldati avevano famiglie e parenti in Russia e scrissero più volte in patria, chiedendo di poter tornare. Nel 1723, Pietro chiese a Federico Guglielmo di rimandare indietro almeno 152 degli “spilungoni” non finiti nel reggimento dei giganti, promettendo di sostituirli con reclute “semplici”. Federico, tuttavia, si mostrò riluttante. Le tracce della maggior parte dei soldati che erano stati assegnati ai normali reggimenti erano ormai sparite: i russi non tenevano registri esatti delle reclute “donate” a Federico Guglielmo, e i prussiani avevano perso molti registri a causa delle condizioni di guerra. Solo circa 95 russi tornarono a casa nel 1724.

Tuttavia, anche dopo la morte di Pietro, la Russia proseguì a selezionare soldati alti e a inviarli in Prussia. Abbiamo un ritratto di uno di questi uomini, un moscovita chiamato Svirid Rodionov, che fu inviato in Prussia non prima del 1723; il suo ritratto è stato dipinto nel 1724 o successivamente.

Ricostruzione storica dei “Giganti di Potsdam”, Germania

Ordini ufficiali per la ricerca di ragazzi alti furono dati nel 1725 da Caterina I (la moglie di Pietro il Grande, che gli succedette al trono), e poi da Anna I, la quale permise persino agli ufficiali prussiani di venire in Russia per cercare reclute alte di loro gradimento e portarsele via.

Quando Federico Guglielmo I morì nel 1740, i suoi “Giganti di Potsdam” erano circa 3.200. Suo figlio, Federico II, detto il Grande, considerava il reggimento una spesa inutile. Lo declassò a battaglione e integrò la maggior parte dei suoi soldati in altre unità militari. Inoltre, Federico II ed Elisabetta di Russia (Elizaveta Petrovna), la nuova imperatrice russa, in carica dal 1741, non andavano molto d’accordo. Nel 1746, Elizaveta chiese il ritorno dei russi in servizio nell’esercito prussiano. Federico II rifiutò e non comunicò nemmeno in quali unità fossero dislocati i russi. Tristemente, purtroppo, solo un piccolo numero di “Spilungoni” russi poté rivedere la patria e i suoi affetti. Svirid Rodionov, per esempio, non vide mai più le cupole dorate di Mosca: passò i suoi ultimi anni di vita a Werder, in Prussia.


La Guardia russa: storia fotografica delle truppe d’élite 

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie