I bolscevichi dovevano utilizzare pseudonimi perché agivano nell’illegalità nell’Impero Russo. Usare diversi soprannomi in contemporanea era per loro la norma. Prima della Rivoluzione del 1917, nessuno di loro poteva usare il vero nome né con i compagni nella vita in clandestinità né sui materiali stampati. Vladimir Ilich Uljanov (1870-1924), in seguito leader del proletariato mondiale, di pseudonimi ne usò ben 146: 17 stranieri e 129 russi (quasi cinque volte in più di Stalin). “Lenin” era il più famoso di tutti, quello con il quale firmò più spesso i suoi articoli e le sue opere. Perché Uljanov abbia scelto proprio questo pseudonimo non l’ha mai confidato. Ma oggi sappiamo da dove viene? Esistono tre teorie più comuni.
1 / Il nome di un fiume e una punzecchiatura tra comunisti
Gli pseudonimi più diffusi nell’ambiente rivoluzionario erano quelli derivati dai nomi propri russi più comuni. Pertanto, l’ipotesi che “Lenin” sia formato dal nome femminile “Lena” (Elena) è considerata la più probabile. Solo con la correzione che, in questo caso, è anche il nome di un grande fiume che attraversa la Siberia orientale da Sud a Nord per sfociare nel Mare di Laptev dopo corso di oltre 4.400 km.
Olga Uljanova, la nipote di Lenin, ha ricordato: “Ho motivo di presumere – scrisse mio padre – che questo pseudonimo derivi dal nome del fiume Lena […]. Vladimir Ilich non prese lo pseudonimo di Volgin [derivato dal nome di un altro famoso fiume russo. il Volga, ndr], poiché era già parecchio utilizzato, in particolare, era usato, come sapete, da Plekhanov, così come da altri autori”.
Probabilmente, lo pseudonimo di Lenin è effettivamente derivato dal fiume Lena. Molti ricercatori concordano su questo. E c’è una teoria secondo la quale Lenin lo scelse proprio per “punzecchiare” il menscevico Georgij Plekhanov (1856-1918), spesso definito il “padre del marxismo russo” che, come detto, usava lo pseudonimo Volgin.
2 / Il cognome in un passaporto falsificato di un funzionario deceduto
Per la prima volta, con il soprannome di Lenin (più precisamente, “N. Lenin”), il rivoluzionario si firmò in opere date alla stampa nel 1901. In effetti, questo divenne il suo pseudonimo come autore. Questo accadde più o meno nel momento in cui un’amica di Lenin gli dette il passaporto di suo padre, Nikolaj Egorovich Lenin, con una data di nascita modificata. Nel 1900, Uljanov aveva bisogno di andare all’estero e aveva bisogno di documenti falsi.
Lo storico Vladlen Loginov (interessante notare che Vladlén è un nome russo entrato in uso nel Novecento, in onore proprio di VLADimir LENin) ritiene che, essendo partito con il passaporto di Lenin, Uljanov abbia deciso di non separarsi più da questo cognome. Chi era questo Lenin? Il cognome, insieme al titolo nobiliare, fu concesso nel XVII secolo a un certo cosacco, per meriti nella conquista della Siberia e per la creazione di un accampamento dove poter svernare sul fiume Lena. Nikolaj Egorovich Lenin, il suo discendente, salì fino al grado di Consigliere di Stato, e, dopo essersi congedato, si stabilì nella provincia di Jaroslavl.
Non torna solo una cosa in questa ricostruzione: quel Nikolaj Lenin morì nel 1902, un anno dopo che Uljanov usò per la prima volta lo pseudonimo.
3 / Un personaggio di Lev Tolstoj, di cui il rivoluzionario era fan
Lev Tolstoj (1828-1910) ha scritto il racconto “I cosacchi”, pubblicato nel 1863, nel quale il protagonista, di nome Olenin, viene mandato in esilio nel Caucaso e si riempie di amore per la vita lontano dalla civiltà. Lenin amava i libri di Tolstoj, e la moglie di Lenin, Nadezhda Krupskaja, ha ricordato che sulla strada per l’esilio in Siberia Lenin leggeva proprio questo racconto. Era il 1898. Tolstoj secondo Lenin era “lo specchio della rivoluzione russa” e, secondo lo scrittore e storico Aleksej Golenkov, è probabile che il cognome del personaggio di Olenin sia diventato il prototipo del famoso pseudonimo.
Un concorso dell’Unione degli architetti russi riapre la polemica: che fare del corpo di Lenin?