La storia e la letteratura russa pullulano di episodi che vale la pena raccontare attorno al fuoco. Fantasmi, streghe, leggende: una ricchezza culturale derivante da secoli di folklore, cui si aggiungono nuovi e agghiaccianti racconti ispirati a eventi ben più recenti.
Parliamo, ovviamente, di leggende metropolitane. E dato che l’Unione Sovietica, in quanto superpotenza in ascesa, ebbe un massiccio (secondo alcuni, “spaventoso”) livello di urbanizzazione, non c’è da stupirsi se negli anni sono emersi racconti paurosi e misteriosi. Abbiamo raccolto i più interessanti.
Il pozzo dell'inferno
Le leggende più durature hanno sempre una goccia di verità, meglio ancora se di scienza. È il caso della storia di un gruppo di ricercatori che, secondo quanto riferito, si sarebbero recati in Siberia per testare il terreno alla ricerca di petrolio e di altre risorse naturali. Tutto procedeva per il meglio quando, un giorno, una macchina per la perforazione iniziò a comportarsi in modo strano.
I misuratori di profondità e di pressione cominciarono a produrre una serie assurda di letture, e la temperatura rilevata indicò 1.093°C! Immaginate lo stupore degli studiosi, consapevoli che tutto ciò non era affatto possibile; ma ancora più inquietanti furono i rumori bassi e ovattati che provenivano dal buco stesso. Domandandosi se non fossero il risultato di qualche tipo di attività tettonica, misero insieme una serie di microfoni e li calarono nel buco.
Ciò che era iniziato come un rumore irregolare, improvvisamente si trasformò in lamento; gli scienziati si avvicinarono agli altoparlanti, e sentirono con orrore che i microfoni stavano raccogliendo delle grida inconfondibilmente umane. Migliaia, forse milioni di voci che gridavano come avvolte da un dolore eterno. Gli scienziati che si trovavano più vicini agli altoparlanti impazzirono, e l’intero progetto fu chiuso e insabbiato. La spedizione era partita con l’idea di trovare nuove risorse da estrarre, invece incontrò la porta dell’inferno.
Molto probabilmente questa leggenda si basa sul Pozzo superprofondo di Kola: un misterioso foro profondo 12.226 metri e largo 23 cm, talmente grande da meritare il titolo di “pozzo più profondo al mondo”.
La Volga nera
Le leggende, di norma, tendono a riflettere le ansie dei tempi. Negli anni ‘60 e ‘70, l'Unione Sovietica era all'apice della guerra fredda, con la leadership del Partito che proclamava una visione della vita e della prosperità ben diversa da quella dell'Occidente materialista. Simboli di decadenza e di lusso, come il possedere un’auto propria, erano fonte sia di invidia che di ansia. Non sorprende quindi che avessero iniziato a circolare voci su un veicolo demoniaco che terrorizzava i quartieri di Mosca.
La limousine nera in questione era una Volga, una marca tipicamente sovietica, e si diceva che attraversasse la città in cerca di bambini da rapire. Gli avvistamenti furono segnalati in ogni quartiere, e nessuno fu in grado di vedere l'autista. Si diceva che l'auto fosse guidata da un gruppo di suore squilibrate, mentre altri dicevano che l'autista fosse Satana in persona.
La leggenda è interessante perché fece emergere ansie spirituali e superstiziose, un po’ come ne “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov.
Ancor più interessante è il fatto che le Volga nere erano disponibili solo per i membri del Partito e per i rappresentanti dell'élite sovietica. Forse, allora, in questa storiella di scomparse c'era qualcosa di più di quello che si voleva credere all'inizio…
Tende demoniache
In URSS ristrutturare un appartamento non era un’impresa facile. Era necessario spendere un sacco di soldi, e il più delle volte la ristrutturazione era un inferno. Non c’è da sorprendersi, quindi, che alcune spaventose leggende avessero come protagonisti… i mobili e l’arredamento!
Secondo le storielle che circolavano in Unione Sovietica, ogni set di tende era potenzialmente mortale, e aveva diversi modi per attirare le proprie vittime. Le tende nere si strusciavano dolcemente sul collo della vittima che si trovava da sola nella stanza.
Un giorno, una bambina si mise a piangere dicendo di aver notato qualcosa di strano tra le tende. Così la madre la tranquillizzò e le fece compagnia vicino al letto fin quando la piccola si addormentò. Quando la bambina si svegliò, la mattina dopo, scoprì che la madre era stata strangolata nella notte.
Un’altra leggenda riguarda invece le tende gialle; secondo una storiella, una famiglia avrebbe comprato un paio di tende color girasole e le avrebbe sistemate nella cameretta dei bambini. La notte successiva, il ragazzino che stava dormendo ricevette il comando di svegliarsi, lavarsi il viso, fare colazione e guardare fuori per vedere un parente defunto. Ma, così facendo, le tende lo afferrarono e lo gettarono fuori dalla finestra. La notte successiva, a sua sorella accadde la stessa cosa. La famiglia cercò la donna che aveva venduto loro le tende, la quale disse che l'unico modo per liberarsi dalla maledizione era trovare un taglierino nascosto in una "stella sopra il Cremlino" e usarlo per tagliare le tende. Si rivolsero agli agenti della polizia locale, che effettivamente trovarono il taglierino all'interno della stella. Quando un agente tagliò le tende, ci fu una grossa esplosione e l’uomo scomparve insieme al taglierino.
L'uccello nero di Chernobyl
Di recente, la serie tv Chernobyl, prodotta dalla HBO, ha fatto rivivere alla gente il disastro nucleare della centrale; e mentre gli spettatori rivivevano con apprensione la storia raccontata nella serie tv, nella mente di molti di loro riemergevano i ricordi di alcuni eventi paranormali che si sarebbero verificati in quel terribile periodo.
I sopravvissuti di Pripyat, il vicino insediamento che fu poi evacuato, riferirono di alcuni strani episodi avvenuti proprio prima dell'esplosione del reattore, nell'aprile del 1986. Si narra che la gente avesse strani incubi, che ricevesse telefonate minacciose e che avesse intravisto una strana creatura umanoide con le ali e gli occhi rossi e luminosi. Alcuni sostenevano che il mostro si librasse sopra l’impianto al momento dell’esplosione. Questa strana creatura è nota come l'Uccello Nero di Chernobyl.