Che fine hanno fatto gli alberghi più belli della Mosca dei tempi dell’Urss?

Storia
EKATERINA SINELSHCHIKOVA
Erano pensati per gli stranieri e non potevano dormirci i comuni cittadini sovietici. Il Kgb era particolarmente attento a quello che avveniva nelle stanze, ma vi fiorì anche il commercio illegale. Con il crollo dell’Urss, hanno avuto destini diversi e spesso tribolati, e in alcuni casi sono stati abbattuti o hanno cambiato completamente pelle

“Cosmos”

L’hotel, dalla forma insolita, venne progettato da architetti sovietici e francesi. 25 piani, 1777 camere, una sala da concerto, più di una decina di ristoranti: questa era una città nella città, che tutti volevano visitare negli anni Ottanta. Ma il “Cosmos” non era per tutti.

L’hotel è stato costruito per le Olimpiadi di Mosca per turisti e delegazioni straniere. Esistevano solo 4 di questi “hotel di classe internazionale” in tutto il Paese, alcuni dei quali erano sempre a disposizione del Kgb, che vi teneva apparecchiature di localizzazione e agenti sotto copertura. Oltre agli stranieri, pernottavano qui anche i funzionari sovietici in viaggio di lavoro nella capitale. Per un semplice cittadino sovietico, invece c’era sempre un cartello alla reception “tutto esaurito”.

Naturalmente, la fama di “classe internazionale” doveva essere rafforzata in qualche modo, e il Cosmos assunse il ruolo dell’hotel più avanzato di tutta l’Unione: qui apparve il primo sistema di colazioni a buffet nel Paese, le prime carte elettroniche per aprire le stanze, le prime finestre con doppi vetri. E qui non mancò l’atmosfera della Perestrojka: “C’era una sala da concerto al Cosmos, e ci arrivavi attraversando file di caffè, dove infuriava la passione erotica, e c’erano uomini che ti mostravano, seminascosti sotto i risvolti della giacca, beni allora rari, sussurrandoti, per convincerti all’acquisto: ‘Sigarette, pornografia, gomme da masticare’. Tutto secondo il cliché dell’epoca, insomma”, ricorda l’artista pop russo Valerij Sjutkin.

Dopo il crollo dell’Urss, il Cosmos ha aperto le porte a tutti e ha recitato il ruolo di “quartier generale” delle forze del male nei film “I guardiani della notte” (2004) e “Day watch – I guardiani del giorno” (2005) di  Timur Bekmambetov, con tanto di scena cult con una macchina che corre sulla sua parete arrotondata. L’hotel è ancora attivo, davanti ora ha una statua di Charles de Gaulle, e una notte in una camera standard parte da 2.950 rubli (42 euro).

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“Intourist”

Questo complesso alberghiero ha avuto sede sulla Tverskaja dal 1970 al 2002, nel luogo in cui ora si trova ora il lussuoso “The Ritz-Carlton, Moscow”. L’edificio di 22 piani in stile Art Nouveau era la struttura in cemento armato più alta della capitale e, per qualche tempo, fu un simbolo dell’eleganza sovietica. Alcuni lo definivano persino il “Seagram Building di Mosca”, notando una certa somiglianza con il grattacielo newyorkese.

In effetti, però, l’Intourist si trasformò rapidamente in un centro di speculazioni commerciali e prostituzione in valuta estera. Dal momento che l’hotel era specializzato in stranieri, era il paradiso dei fartsovshchiki: persone che compravano e rivendevano illegalmente merci straniere vietate in Urss. Qui era possibile acquistare qualcosa come le sigarette “Marlboro” o anche solo una busta di plastica con il logo “Marlboro”, che valeva bei soldi e poteva essere usato come elemento chic, anche al posto della borsetta da parte delle ragazze più alla moda. I sacchetti di plastica erano infatti uno dei sogni proibiti dei cittadini sovietici. Questi beni venivano dati loro da stranieri o da guide e personale dell’hotel; in cambio di caviale rosso e nero, vodka e cognac sovietici e souvenir vari. Particolarmente popolari erano le spillette con i simboli comunisti o olimpici.

Tutto ciò accadeva nell’hotel “d’élite” di fronte agli occhi del Kgb, che aveva a libro paga praticamente tutti i dipendenti dell’Intourist per monitorare gli ospiti. A proposito, un posto di lavoro all’Intourist ci se lo poteva guadagnare solo dopo la più severa selezione e lunghi controlli, quasi come se una persona non fosse assunta in un hotel, ma nel servizio segreto stesso. In effetti, per la sua struttura, l’Intourist assomigliava più a un’impresa chiusa di regime che a un hotel di rappresentanza.

Il tramonto dell’“Intourist” coincise con l’inizio del nuovo millennio. Nel 1999, si verificò un’esplosione al 20° piano dell’hotel, dove erano situati gli uffici di alcune società commerciali, e la cosa fu qualificata come attacco terroristico. Quindi l’allora sindaco della città, Jurij Luzhkov, definì l’“Intourist” un “dente malato”, che era necessario cavare rapidamente.

“Rossija”

Non più di nove anni fa, nel sito dell’attuale Parco Zaryadye, nel centro di Mosca, c’era il Rossiya, un enorme hotel con 2.272 camere, più simile, all’aspetto, a un gigantesco istituto di ricerca che non a un albergo di lusso.

Inizialmente, progettavano di innalzare qui un altro grattacielo stalinista, l’ottava delle “Sorelle”, ma dopo la morte di Stalin l’idea fu abbandonata. Ci si rese poi conto che a Mosca non c’erano abbastanza posti letto, e si decise di risolvere il problema con un solo enorme albergo. Così, nel 1967, l’hotel più grande al mondo apparve in Unione Sovietica (il record fu registrato nel Guinness dei primati e fu detenuto fino al 1980).

Nel 1977 il “Rossija” bruciò dal 5° al 12° piano. L’incendio si verificò a causa di una caffettiera dimenticata su un fornello. Morirono nella tragedia 42 persone. Proprio allora al piano terra, nella sala da concerto, si stava esibendo il cabarettista Arkadij Rajkin, e gli fu ordinato di prolungare la performance di un’ora e mezzo, in modo che i 2.500 spettatori non si riversassero in strada, interferendo con il lavoro dei pompieri. Così, per questo lungo tempo, mentre i piani superiori erano in fiamme, tutte queste persone furono costrette a guardare lo spettacolo pochi metri sotto l’incendio che divampava. La stampa non disse nulla della tragedia. Solo sul giornale “Trud” apparve un breve trafiletto con le condoglianze per i morti.

Dopo che il Rossija fu restaurato, divenne luogo di soggiorno per molti personaggi famosi, come George W. Bush o Mike Tyson. Qui furono girati film e persino il primo reality show del Paese. Ma il crollo economico dopo la fine dell’Urss colpì anche questo albergo. Negli anni Novanta, l’hotel iniziò ad andare in perdita e venne chiuso il 1º gennaio del 2006. Le autorità tentarono senza successo di trovare denaro per la sua ricostruzione e alla fine lo demolirono completamente entro il 2010.

“Ucraina”

Fu il settimo e ultimo grattacielo stalinista a Mosca, e prese il suo nome in onore del 300° anniversario della riunificazione tra Russia e Ucraina. Fin dall’inizio, fu progettato come albergo e venne inaugurato nel 1957 in pompa magna.

Questo hotel prestigioso da 1026 camere era ovviamente destinato agli stranieri ed era proprio accanto al Palazzo del Governo. Ma, come nel caso di tutti gli altri hotel di quel tempo, all’interno gli standard di comodità e del servizio non erano un granché. Di questo si lamentarono molto i musicisti rock occidentali arrivati allo storico Moscow Music Peace Festival nel 1989, che furono tutti alloggiati qui: non c’erano i servizi a cui erano abituati in Occidente, stanze enormi erano pochissimo ammobiliate, la carta igienica era scarsa.

Il tastierista dei “Bon Jovi” David Bryan si imbatté in un’intera stanza di persone con apparecchiature di ascolto, il batterista dei “Mötley Crüe”, disse che i cupi corridoi deserti assomigliavano a quelli di “Shining”, e il bassista degli “Skid Row” ricordò poi l’assenza di tende in bagno e la massiccia presenza di scarafaggi che si sparpagliavano ovunque quando si accendevano le luci.

L’albergo esiste ancora, ma da allora tutto è cambiato radicalmente. Dal 2010 si chiama “Radisson Royal Hotel Moscow” e il livello di servizio è considerato uno dei migliori della città.


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