Chi erano i leader mondiali più amici dell’Urss? Gli abbiamo dato i voti (in stelle rosse)

Global Look Press
Ovviamente, con una sola eccezione, erano comunisti. Il loro rapporto con l’Unione Sovietica fu in alcuni casi inscalfibile, in altri peggiorò con il tempo

Mao Zedong – Cina

Certo, il presidente Mao (1893-1976), che nel 1949 fondò la Repubblica popolare cinese, agli inizi fu un grande amico dell’Urss. Durante la Guerra civile cinese (che, a fasi alterne, durava dal 1927), l’Unione Sovietica sostenne con entusiasmo le forze comuniste di Mao e il Grande Timoniere stesso visitò Mosca nel 1949, vivendo nella dacia di Stalin e firmando un trattato di amicizia e mutua assistenza.

Più tardi, però, Mao si sentì molto deluso dall’Urss, dopo che Nikita Khrushchev denunciò il culto della personalità di Stalin e dichiarò che Mosca avrebbe coesistito pacificamente con i capitalisti occidentali. Dalla fine degli anni Cinquanta e fino alla morte di Mao, i sovietici furono considerati in Cina nemici disgustosi, praticamente come gli americani. E i due Paesi si affrontarono persino una volta sul campo di battaglia.

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Kim Il-sung – Corea del Nord

Prima di diventare sostanzialmente una divinità della Repubblica Popolare Democratica di Corea (dopo la sua morte, nel 1998, è stato dichiarato “presidente eterno”, quindi tecnicamente è ancora in carica), Kim Il-sung si oppose ai giapponesi, che occuparono la Corea dal 1910 al 1945, come guerrigliera. Questo percorso lo portò in Urss, dove entrò persino nell’Armata Rossa. 

Inoltre, gli piaceva così tanto il suo stile di vita militare che i sovietici dovettero praticamente costringerlo alla politica, considerandolo una buona opzione come ministro della difesa. “Voglio comandare un reggimento, quindi una divisione… ma perché ho bisogno di questo (la politica)? Non ne so nulla e non voglio farlo”, si lamentava. Ma più tardi avrebbe cambiato idea.

Quando la Corea fu liberata (e immediatamente divisa in sfere di influenza sovietica e americana), Kim Il-sung prese il potere passo dopo passo, facendosi largo tra gli altri leader, compresi quelli filo-sovietici. Durante tutto il suo regno, sebbene Pyongyang avesse beneficiato dell’aiuto economico e militare dell’Urss, Kim collaborò anche strettamente con la Cina e gradualmente sostituì il marxismo-leninismo di Mosca con la Juche come ideologia statale. Questo gli fa meritare solo tre stelle su cinque. Scusa tanto, Kim.

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Ho Chi Minh – Vietnam

Fin dagli anni Venti, Ho Chi Minh (1890-1969) fu un convinto socialista che sosteneva il marxismo e, come emigrato vietnamita, visitò l’Urss nel 1923, incontrandosi persino con Lev Trotskij. Successivamente, fondò il Partito Comunista del Vietnam (che è ancora oggi al potere) e guidò il movimento anticolonialista.

Non ebbe il tempo di visitare di nuovo Mosca: combattere i francesi e in seguito il Vietnam del Sud filoamericano gli prese troppo tempo. Ma i suoi compagni sovietici aiutarono il governo di Ho Chi Minh, considerandolo il principale alleato dell’Urss in Indocina. Gli scienziati sovietici hanno anche contribuito a imbalsamarlo e lo messo in un mausoleo simile a quello di Lenin ad Hanoi dopo la sua morte; un onore riservato a pochissime persone.

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Gamal Abdel Nasser – Egitto

Il leader arabo più popolare del suo tempo, simbolo della lotta per l’indipendenza degli arabi, l’egiziano Gamal Abdal Nasser (1918-1970) non era un comunista: inoltre, opprimeva il Partito comunista egiziano e ne vietava le attività. Ciò, tuttavia, non gli impedì di diventare il miglior amico dell’Urss in Medio Oriente: nelle guerre tra i Paesi arabi e Israele, Mosca sostenne gli arabi e fornì a Nasser il sostegno finanziario di cui aveva bisogno.

“Le potenze occidentali stavano facendo tutto il possibile per far entrare l’Egitto nella loro zona di influenza, ma abbiamo resistito fortemente a tale politica”, disse Nasser a Khrushchev nel 1958. “E l’Unione Sovietica agisce sinceramente nei confronti degli arabi, cosa che possiamo vedere sulla base sulla nostra esperienza di relazioni amichevoli”.

Il culmine della storia d’amore di Nasser con Mosca fu raggiunto nel 1964: quando visitò Mosca, Nikita Khrushchev insistette per conferirgli la più alta distinzione dell’Urss, il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica. Nasser sembrava essere abbastanza soddisfatto. Tuttavia, questa amicizia non doveva durare: poco dopo la sua scomparsa nel 1970, l’Egitto cambiò il suo corso politico e divenne filoamericano.

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Erich Honecker – Germania dell’Est

Ricordate quel murale del bacio fraterno e appassionato di Brezhnev e Honecker sul Muro di Berlino? Bene, il compagno Brezhnev ha sicuramente baciato molti leader mondiali, ma Honecker (1912-1994), che guidò la Germania Orientale dal 1971 al 1989, è un caso speciale: difficilmente potrete trovare un leader filo-sovietico più fedele in tutta l’Europa orientale.

Comunista duro e puro, Honecker trascorse otto anni dietro le sbarre sotto il regime di Hitler. Quindi, dopo la spartizione della Germania, fece una grande carriera nel Partito di Unità Socialista di Germania, la Sed, al potere nella Repubblica Democratica Tedesca, prendendo il posto di Walter Ulbricht come suo leader. Fino alla caduta del muro di Berlino, Honecker governò la Ddr con il pugno di ferro, il controllo onnipresente della Stasi, e la benedizione di Mosca. Solo sotto Mikhail Gorbachev questa unione andò in pezzi.

E, naturalmente, anche Honecker fu riconosciuto Eroe dell’Unione Sovietica!

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Fidel Castro – Cuba

Se il tuo amico è pronto per iniziare per te la Terza guerra mondiale, che molto probabilmente finirebbe con lui e il suo intero Paese bruciati da un olocausto nucleare, pensiamo che il vostro potrebbe qualificarsi come un legame piuttosto forte (o folle). Questo è ciò che Fidel Castro (1926-2016) era ansioso di fare per il bene del comunismo: durante la crisi dei missili cubani del 1962, stava praticamente implorando Khrushchev di non cedere agli americani, e di intensificare ulteriormente la crisi rifiutandosi di rimuovere i missili sovietici da Cuba, che gli americani consideravano una minaccia diretta.

Khrushchev non era contento di un simile approccio, dicendosi irritato ai suoi collaboratori più stretti: “Non posso credere a Castro… Ieri ci ha scritto proponendo di iniziare una guerra nucleare… Ha perso la testa? O forse non ne ha una?”

Fortunatamente, il disastro venne evitato. Castro (che non sentì le parole severe sul suo conto di Khrushchev) rimase il devoto alleato dell’Urss in America Latina: volontari cubani parteciparono alle guerre del Terzo mondo a sostegno delle parti filo-sovietiche (la guerra civile in Angola è l’esempio più vivido: Castro inviò più di 50.000 cubani per combattere lì) e Fidel andò in visita in Urss numerose volte (ci pare superfluo dire che fu nominato Eroe dell’Unione Sovietica). Il Líder Máximo, tuttavia, sopravvisse alla maggior parte dei suoi amici sovietici (Khrushchev, Breznev, Andropov) e al Paese stesso: l’Urss si disintegrò nel 1991 e Castro morì 25 anni dopo.

Perché il sistema socialista crollò in Unione Sovietica? 

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