Oggi la Lituania è un piccolo Paese ai margini nordorientali dell’Unione europea, con 2,7 milioni di abitanti e una superficie di 65 mila chilometri quadrati (grossomodo come Piemonte, Lombardia e Veneto messi assieme). Tuttavia, 600 anni fa era uno degli Stati più grandi e potenti d’Europa.
Messa a ferro e fuoco dai mongoli, la Rus’ fu un terreno fertile per l’espansione lituana. Attraverso matrimoni dinastici, campagne militari e più spesso l’unione volontaria, la Lituania sottomise vaste zone dei principati russi, al punto da minacciare lo status di Mosca come centro dell’unificazione di tutte le terre russe.
Quando, all’inizio del XIII secolo, le tribù pagane del Baltico orientale subirono gli orrori delle crociate del Nord, sembrava che i lituani dovessero condividere il triste destino di altre tribù baltiche schiacciate dai Cavalieri Teutonici.
Sorprendentemente, tuttavia, le tribù lituane riuscirono a consolidarsi e non solo a fermare l’assalto tedesco, ma a infliggere alcuni contrattacchi molto distruttivi agli aggressori. Nel 1236, nella Battaglia di Šiauliai, distrussero quasi completamente i Cavalieri Portaspada, un ordine monastico militare tedesco costituito nel 1202 da Alberto di Riga che operava nei territori delle moderne Lettonia ed Estonia. È interessante notare che, insieme ai Cavalieri Portaspada morirono 200 soldati di Pskov, Stato russo allora suo alleato.
Da ovest (in quella che oggi è la regione russa di Kaliningrad), l’Ordine Teutonico sottomise le tribù prussiane nella sua avanzata verso le terre lituane. I Teutonici presero con sé i Cavalieri Portaspada superstiti, formando l’Ordine Livoniano, e iniziarono ad assediare i lituani con un movimento a tenaglia.
I sovrani lituani si resero conto di non poter resistere a lungo a questo impeto. Fortunatamente per loro (ma non per i russi), nel 1237 i mongoli invasero i principati della Rus’, risolvendo in gran parte i problemi della Lituania.
L’invasione mongola devastò i principati russi della Rus’ nord-orientale e indebolì quelli occidentali, e la Lituania colse la palla al balzo.
La sua espansione nelle terre russe, tuttavia, non fu interamente merito del fuoco e alla spada. In effetti, l’annessione fu in gran parte pacifica, poiché nella potente Lituania i sovrani russi videro una possibilità di protezione dai mongoli. I lituani a loro volta ricevettero il necessario sostegno nella lotta contro i cavalieri teutonici, e anche per loro i saccheggiatori mongoli rappresentavano una minaccia.
I principi lituani non toccarono i diritti della nobiltà locale, stabilendo relazioni con i governanti secondo un sistema di vassallaggio. In caso di esigenze militari, potevano anche contare su contingenti armati.
A metà del XIII secolo, la Lituania annetté la cosiddetta Rutenia Nera, il territorio della moderna Bielorussia occidentale, ribattezzandosi Granducato di Lituania.
Il Granducato raggiunse la sua massima estensione nel XIV secolo sotto i principi Gediminas e Algirdas. Lo Stato lituano comprendeva vasti territori che oggi si trovano in Bielorussia, Ucraina e nella Russia sud-occidentale.
Ora il Granducato di Lituania doveva fare i conti non solo con il suo vecchio nemico, i Teutoni, ma anche con i mongoli, i polacchi, gli ungheresi e pure i moscoviti. La distanza tra Mosca e i territori lituani era inferiore ai 200 chilometri.
Il Granducato di Lituania era lituano solo di nome. Il 90% della sua popolazione era costituito dagli antenati dei moderni russi, bielorussi e ucraini. Mantenere l’integrità di un tale Stato multietnico non era certo un gioco da ragazzi e i sovrani dovettero abilmente barcamenarsi tra i diversi gruppi di sudditi.
Una delle caratteristiche principali dello Stato era la tolleranza. Sebbene ufficialmente pagano, non solo non violava i diritti della popolazione ortodossa, ma li sosteneva attivamente. Nel 1316, i lituani cercarono persino di aprire una propria Chiesa ortodossa lituana a Novogrodok (la moderna Navahrudak in Bielorussia) e stabilirono contatti diretti con il Patriarca di Costantinopoli.
Molto più tardi, nel XVI secolo, l’ambasciatore del Sacro Romano Impero, Sigismund Herberstein, scrisse sulla capitale lituana, allora chiamata Vilno (oggi: Vilnius): “Ci sono molte più chiese russe di quelle della fede cattolica”.
I principi lituani stabilirono dapprima un protettorato, e infine annetterono Kiev nel 1360, riconoscendola come “madre delle città russe”. Il ruteno soppiantò il lituano come lingua ufficiale e rimase tale fino alla fine del XVII secolo.
La Lituania fece di tutto per dimostrare ai principati russi e al suo principale rivale a est, il Granducato di Mosca, che era il centro politico e spirituale per l’unificazione delle terre russe.
Per molto tempo, i principi lituani si barcamenarono tra il mondo cattolico e quello ortodosso, senza schierarsi.
Ad esempio, il Granduca Mindaugas fu battezzato al cattolicesimo e incoronato “re di Lituania” da Papa Innocenzo IV. Tuttavia, dopo la sua morte nel 1263, la Lituania tornò ancora una volta all’ovile del paganesimo, il che, per inciso, non impedì al figlio di Mindaugas, Vaišvilkas, che successe a suo padre, di essere un fanatico aderente all’Ortodossia.
Tuttavia, questo stato di cose non poteva continuare a lungo. Essendo l’ultimo Stato pagano d’Europa, il Granducato di Lituania non poteva essere considerato dai sovrani cristiani d’Europa alla pari delle loro nazioni. E questo giocava a favore dell’Ordine Teutonico, che poteva legittimamente condurre una Guerra santa senza fine contro il paganesimo lituano.
La situazione fu risolta dalla convergenza politica e culturale della Lituania con la Polonia, con la quale aveva combattuto contro i Teutoni. Nel 1387, il Granduca di Lituania, Jogaila, che era contemporaneamente re di Polonia sotto il nome di Władysław II Jagiełło, convertì la Lituania al cattolicesimo.
Da quel momento, l’appoggio del Granducato all’Ortodossia cessò, e la fede cattolica mise radici. Pertanto, la Lituania non poteva più rivendicare il ruolo di unificatore delle terre russe.
La fusione della Lituania e della Polonia in un unico Stato, la Confederazione polacco-lituana, nel XVI secolo, esercitò un’enorme pressione politica, culturale e religiosa sulla popolazione ortodossa del Granducato, in particolare su bielorussi e ucraini. Nei secoli successivi, e fino ai nostri giorni, tale questione sarebbe stata il pomo della discordia tra le civiltà polacca e russa.
Come la Polonia per poco non sottomise la Russia
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