Ecco perché Lev Tolstoj era un marito pessimo

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Visto con gli occhi di oggi, ma in parte anche con quelli dell’epoca in cui visse, il grande scrittore era un coniuge non certo ideale, anzi un vero incubo per la povera moglie Sofja

Amava vantarsi dei suoi vizi

La relazione tra Lev Tolstoj (1828-1910) e sua moglie, Sofja Bers, iniziò in un modo molto anticonvenzionale per il XIX secolo. 

Quando il conte Tolstoj, allora trentaquattrenne, chiese alla diciottenne Sofja di diventare sua moglie, voleva che non ci fossero segreti tra loro. Prima del matrimonio, Lev consegnò a Sofja i suoi diari in cui descriveva le sue passate relazioni intime con altre donne, tra cui con una serva di umili origini contadine, dalla quale aveva avuto un figlio fuori dal matrimonio.

Sofja rimase scioccata dopo aver letto tutte le esplorazioni in campo sessuale del suo futuro marito, ma andò comunque avanti verso il matrimonio. “Tutto il suo passato è così orribile per me, che penso che non sarò mai in pace con lui”, scrisse Sofja. “Mi bacia, e penso: non è la prima volta che è infatuato. Anch’io lo sono stata, ma solo nella mia immaginazione, mentre lui è andato davvero con altre donne, in carne e ossa e carine.” 

Molto più tardi, quando aveva più di 60 anni, Sofja sarebbe tornata a riprendere in mano i diari di Lev, questa volta con il desiderio ossessivo di espungere tutto ciò che poteva comprometterla. Temeva di essere ricordata dalle generazioni a venire come una bisbetica odiosa, visto che Tolstoj spesso la disprezzava e la criticava. Gli studiosi ritengono che Tolstoj abbia effettivamente distrutto alcuni brani su richiesta di Sofja. 

Forse il matrimonio è nato dal desiderio di Tolstoj di “purificarsi” dai peccati della sua giovinezza, scegliendo una giovane donna innocente di una famiglia conservatrice nella speranza che lei lo mettesse in riga. Sfortunatamente, non riuscì a porre fine alle abitudini lussuriose della sua giovinezza, che finirono per accompagnarlo per tutta la vita. 

Ha lottato con lussuria per tutta la vita 

“Non riesco a superare la mia lussuria”, scrisse Tolstoj nel suo diario, “il vizio è diventato un’abitudine per me.” Ecco un altro passo: “Devo andare a letto con le donne. Altrimenti, la lussuria non mi dà un solo minuto di pace.” 

A giudicare dai suoi diari, Tolstoj adorava sua moglie. “Le nuove condizioni della vita familiare mi hanno distratto completamente dalla ricerca del significato dell’esistenza”, scrisse. Ma pretendeva molto da Sofja nella loro vita matrimoniale; probabilmente anche molto sesso. Basti dire che lei ha avuto 13 figli con Lev Tolstoj, anche se cinque di loro sono morti durante l’infanzia. 

E Tolstoj non faceva che aggiungere difficoltà al parto. Ogni volta che sua moglie era incinta e non poteva fare sesso, tornava di nuovo a cercare avventure con le contadine del suo villaggio, dove, come proprietario terriero e conte, aveva un potere virtualmente illimitato. All’inizio del loro matrimonio, promise a Sofja “di non avere donne nel nostro villaggio, tranne che per occasioni rare, che non avrei né cercato né impedito”; un modo molto educato di mettere in chiaro che avrebbe sicuramente avuto qualche scappatella.

Ma Tolstoj attribuiva i suoi problemi a sua moglie: “Sono spaventoso. Ho due estremi: l’afflato dello spirito e il potere della carne. È una lotta terribile. Non ho il controllo di me stesso. Sto cercando le ragioni: tabacco, intemperanza, mancanza di immaginazione. Ma sono sciocchezze. C’è una ragione: l’assenza di una moglie amata e amorevole”. Eppure, allo stesso tempo, Tolstoj aveva una profonda connessione con la moglie, sentendo dolore quando lei soffriva durante il parto, e trascorrendo intere notti al suo capezzale.

Sofja scrisse a Lev: “In tutto questo trambusto, stare senza di te è come rimanere senza anima. Tu solo puoi aggiungere poesia e fascino a tutto, elevando tutto a una certa altezza. Tuttavia, sono io che mi sento in questo modo. Per me, tutto è morto senza di te. Adoro solo… ciò che ami tu…” 

I sentimenti di Sofja per Tolstoj erano molto profondi, a giudicare dalle sue lettere. Forse è per questo che il loro matrimonio è durato fino alla fine. Anche le norme sociali probabilmente giocarono un ruolo, dal momento che nella Russia del XIX secolo una nobildonna non poteva facilmente ottenere il divorzio e mantenere una buona reputazione, specialmente nei circoli nobili. 

Lasciava le faccende domestiche quasi esclusivamente a sua moglie 

Quando Sofja si trasferì nella tenuta di Tolstoj, Jasnaja Poljana, fu inizialmente sconvolta dalla sua povertà. Doveva occuparsi di tutto, dalle stoviglie alla biancheria, ed era responsabile dei pagamenti e della manutenzione della casa e degli edifici adiacenti. 

Anche la cura dei bambini cadde su Sofja. A volte Lev giocava con loro, ma il più delle volte era impegnato a scrivere o a incontrare i suoi ammiratori e colleghi. Nel frattempo, Sofja insegnava loro la musica e le buone maniere, li vestiva e li nutriva. Doveva fare tutto da sola, in quanto Tolstoj era contrario alle governanti e alle tate, di cui di solito le famiglie nobili si servivano all’epoca. Lui riteneva che tutto questo fosse compito di una madre. 

Jasnaja Poljana era un villaggio grande e ricco, ma con molti problemi. I contadini andavano a casa del padrone per ottenere aiuto, prendere in prestito denaro, lamentarsi dei loro vicini, e anche tutto questo ricadeva sulle spalle di Sofja, compresa la clinica del villaggio, che doveva organizzare. 

Ultimo ma non meno importante, Sofja scriveva su dettatura del marito le sue ponderose opere, e doveva fare da segretaria e da agente letterario. Si sentì anche con Anna Dostoevskaja, un’altra grande moglie di scrittore, che era responsabile degli affari letterari del marito. Sofja riusciva a capire la grafia imbarazzante di suo marito e riscrisse e corresse molte delle sue opere. Ricopiò l’intero testo di “Guerra e pace” sette volte. 

***

Verso la fine della sua vita, Tolstoj fu coinvolto nell’insegnamento spirituale, cosa che alla fine lo alienò dalla sua famiglia e lo fece scomunicare dalla Chiesa ortodossa. Ciò influì anche sul suo rapporto con sua moglie. La sua ultima fuga da casa, durante la quale si ammalò e morì, per esempio, fu provocata dalle preoccupazioni della moglie per lui, che lui riteneva eccessive e non sopportava.

Nonostante l’atteggiamento talvolta ostile dello scrittore nei confronti della moglie, in gran parte dovremmo ringraziare Sofja per la conservazione delle opere di Tolstoj e del suo talento letterario. Dato il suo comportamento scostante e snob, avrebbe avuto sicuramente meno successo e meno attenzioni se non fosse stato per il lavoro eroico di sua moglie.

 

Intervista esclusiva a Lev Tolstoj 

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