Intervista esclusiva a Lev Tolstoj

Karl Bulla/Sputnik
Abbiamo chiesto allo scrittore cosa ne pensa della sua vita familiare, di Mosca, di Dio e di molte altre cose. E lui ha risposto a tutto. Attraverso i suoi diari, ovviamente

– Signor Tolstoj, come si sente adesso?

– Sono a Jasnaja Poljana. La mia salute va meglio. Gli ospiti se ne sono andati. La mia anima è gioiosa.

– Hai spesso ospiti? Questuanti e poveri devono venire spesso a casa sua…

– Una moltitudine di questuanti, vedove che hanno perso la terra, mendicanti, ogni sorta di persone. Quanto è difficile per me, perché è tutto falso. Non posso dare loro nulla. Non li conosco. E ce ne sono troppi. Sembra che ci sia un muro tra me e loro. Sento che le persone – la maggior parte di loro – mi trattano non già come una persona, ma come una celebrità. Arrivano da un uomo che ha guadagnato la sua fama con l’espressività e la chiarezza dei suoi pensieri, vengono da lui, e non lasciano che quest’uomo dica una parola, e invece parlano, parlano, o dell’unica cosa che sanno o di cose che lui ha da tempo dimostrato essere ridicole…

Proprio oggi, nel pomeriggio, un lavoratore, membro dell’“Unione del popolo russo”, ubriaco, mi ha pregato di tornare alla Chiesa ortodossa. Era bonario, ma totalmente folle. Poi, una donna con due enormi buste mi ha chiesto di leggere “le urla del suo cuore”. Vanità, la mania di essere tutti autori e avidità. Mi sono infastidito. Avrei dovuto essere più calmo

– Non c’è da meravigliarsi che la gente le presti così tanta attenzione, considerando la sua credibilità ed esperienza. Cosa può dirci della sua età?

– Quando sei vecchio, i sensi, i mezzi che ti aiutano a comunicare con il mondo, svaniscono: vista, udito, gusto… Invece, nascono nuovi sensi interiori, per comunicare con il mondo spirituale, e questa è una ricompensa dieci volte più grande. Sto vivendo questo, ora. E sono felice; grato e felice.

– Lei è un famoso scrittore e un ricco proprietario. Ci sono problemi nella sua vita?

– Uno dei problemi più significativi è che vivo nel lusso. Tutti spendono, donandomi oggetti inutili e si offendono se voglio restituirli. E dall’altro lato c’è gente che mi chiede l’elemosina e devo rifiutare, facendo crescere cattivi sentimenti.

– Quali sono i suoi rimpianti?

– Sto pensando a come ho sparato agli uccelli, agli animali, agli uccelli finiti con una lancia, alle lepri finite con un coltello piantato nel cuore, senza alcuna pietà, ho fatto cose a cui non posso pensare senza terrore…

– Sembra che la sensazione della sua stessa imperfezione non la lasci…

– Sono spaventoso. Ho due estremi: l’afflato dello spirito e il potere della carne. È una lotta terribile. Non ho il controllo di me stesso. Sto cercando le ragioni: tabacco, intemperanza, mancanza di immaginazione. Ma sono sciocchezze. C’è una ragione, l’assenza di una moglie amata e amorevole.

– Eppure, vista dall’esterno, la sua famiglia sembra abbastanza felice. Davvero lei e Sofia Andreevna avete problemi?

– Ha smesso di essere una moglie. È forse un aiuto per suo marito? È passato molto tempo da quando ha smesso di aiutare e ha iniziato a ostacolare. Madre dei nostri figli? Lei non vuole esserlo. Quella che li nutre? Neppure questo. Un’amica per le notti? È riuscita a trasformare anche questo in una macchinazione per prendere il potere su di me. Mi dispiace disperatamente per i bambini. Io li amo e li compiango sempre di più.

– Riesce almeno a trovare un terreno comune con i suoi figli?

– È dura per me, in famiglia. È difficile non poter essere compassionevole. Tutte le loro gioie: gli esami, il successo nella società, la musica, l’arredamento, lo shopping, tutto ciò io lo considero una disgrazia, il male per loro, ma non posso dirglielo. Certo che posso, e lo faccio, ma le mie parole non importano a nessuno. Sembra che non vedano il senso di ciò che sto dicendo, ma solo il fatto che ho la cattiva abitudine di dirlo.

– Qual è la sua attuale visione del suo lavoro?

– Devo aver infastidito tutti con i miei infiniti scritti sulla stessa cosa (almeno questo è ciò che il pubblico deve pensare). È meglio tacere e vivere. E scrivere solo se l’impulso è insopportabile, e solo narrativa. E non per il successo, ma per dire quello che ho da dire a un pubblico più ampio, e dirlo senza imporre il mio lavoro, ma tirandolo fuori nel momento in cui è necessario… Che Dio mi aiuti.

– La sua ultima scoperta?

– Avevo paura di dire e pensare che 99 persone su 100 sono pazze. Se le persone agiscono in modo folle (vita in città, educazione, lusso, ozio), diranno cose folli. E tu cammini tra i pazzi, cercando di non infastidirli e curarli, se possibile.

– Attualmente è a Jasnaja Poljana, ma di solito trascorre l’inverno nella sua proprietà di Mosca, a Khamovniki. Cosa può dire della Mosca contemporanea?

– Puzza, pietre, lusso, miseria. Lussuria. I cattivi, che hanno derubato la loro gente, si sono riuniti, hanno convocato soldati e giudici per proteggere la loro orgia, e stanno organizzando una festa. Gli uomini sono almeno più furbi rispetto alle donne. Le donne sono a casa, gli uomini si sfregano i corpi alle terme, lavorano come cocchieri…

– Cosa consiglierebbe di fare per iniziare un cambiamento in noi stessi?

– Vivere fino a quando cade la notte e fino alla fine del secolo. Vivere come se fosse la tua ultima ora sulla Terra e ti restasse il tempo di fare solo le cose più importanti. E allo stesso tempo, come se continuassi all’infinito a fare la cosa che stai facendo.

– Che cos’è Dio, secondo lei?

– Per quanto strano possa sembrare, solo l’amore può aiutare a sapere cosa sia Dio. L’amore è l’unico “organo” che può comprendere Dio.

– E cosa ama?

– Spesso e con terrore, mi chiedo: cosa amo? Niente. Assolutamente niente. Questa è una situazione spiacevole. Non c’è possibilità per una vita felice. Ma è più facile in questo modo essere uno “spirito umano”, un abitante della Terra, ma privato delle necessità fisiche.

Disclaimer: Tutte le “risposte” di Lev Tolstoj (1828-1910) sono effettivamente parole sue, tratte dai suoi diari

Le tre crociate di Tolstoj: contro lo Stato, contro la Chiesa e contro Shakespeare 

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