La catastrofe di Chernòbyl avvenne il 26 aprile 1986 in un reattore nucleare nella centrale nucleare di Chernobyl, nei pressi della città di Pripjat. Questa località si trova ora in Ucraina, ma nel 1986 faceva ancora parte dell’Unione Sovietica. Ma la ragione principale per cui la catastrofe di Chernobyl è legata alla Russia è che le ricadute dell’inquinamento post-esplosione hanno interessato vasti territori, e la popolazione di Russia, Ucraina, Bielorussia e altre repubbliche ex sovietiche. Dal 10 giugno 2019 andrà in onda su Sky Atlantic la miniserie tv “Chernobyl”.
Per un paio di giorni, le autorità tennero segreto l’incidente per paura che si scatenasse il panico di massa. Nel frattempo, l’inquinamento si era però diffuso drammaticamente. Trentasei ore dopo la catastrofe, a Pripjat, la città più vicina al reattore (47.500 abitanti), iniziò l’evacuazione totale dei cittadini. La gente se ne andava a piedi e sui camion, con i propri figli per mano e portava oggetti personali e indossava abiti leggeri a causa del caldo. Tuttavia, una cosa simile era pericolosissima per la loro salute. La quantità approssimativa di persone che sono state colpite da dosi dannose di radiazioni è ancora sconosciuta.
Nei giorni successivi al disastro, le persone che vivevano in un raggio di 10 chilometri furono evacuate; poco dopo, l’area di esclusione fu estesa a 30 chilometri.
Il 28 aprile 1986, le agenzie di stampa sovietiche dettero finalmente la notizia dell’incidente, ma non emanarono alcuna istruzione chiara su come le persone potessero evitare la contaminazione e proteggersi dalle radiazioni. Il 1° maggio, solenne giorno di festa nell’Urss, si tenne, come da programma, la grande manifestazione in piazza a Kiev, solo150 chilometri a sud in linea d’aria dal luogo dell’incidente. Volodymyr Shcherbytskij, capo del Partito comunista dell’Ucraina, era presente anche con la moglie e i figli. Anche se sapeva già quanto potesse essere pericoloso per la salute, non poteva disobbedire agli ordini di Mosca.
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Dopo l’esplosione, nell’atmosfera sono state rilasciate fino a 50 tonnellate di materiale radioattivo. La nube passò sulla parte europea dell’Urss, e poi sull’Europa orientale, la Scandinavia, la Gran Bretagna, spingendosi fino alla parte orientale degli Stati Uniti. I territori bielorussi e ucraini, tuttavia, furono i più colpiti. Correva voce che per fermare la nube inquinante che si spostava verso Mosca, i sovietici avessero utilizzato speciali aerei per indurre piogge sul territorio bielorusso per lavare le particelle radioattive nelle zone poco abitate della Bielorussia prima che la nube raggiungesse la Russia centrale. Anche il danno causato da questa decisione, se confermata, non è stimato.
In generale, l’esplosione ha inquinato un’area di 200.000 km quadrati con uranio e isotopi di plutonio, iodio-131, cesio e stronzio-90, tutti radioattivi e dannosi per la salute umana.
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Circa 5 milioni di ettari di terra sono stati esclusi dall’agricoltura e dall’economia rurale dopo la catastrofe. Nel 2011, circa un terzo di questa terra era stato bonificato e da allora è tornato all’attività agricola.
Una zona di esclusione del raggio di 30 chilometri è stata resa permanente dopo la catastrofe. Copre circa 2.600 km quadrati. La città di Chernobyl è il suo epicentro. All’interno della zona, circa 5.000 persone lavorano continuamente alla liquidazione delle conseguenze della catastrofe. La maggior parte di loro vive nella vicina città di Slavutich. Ci sono più di 300 persone che vivono volontariamente all’interno della zona. Diverse specie di animali, pesci e uccelli continuano ad abitare nella zona.
Ma il territorio inquinato si estende ben più della zona di esclusione. Negli anni Novanta, altri villaggi e città si sono spopolati a causa dell’inquinamento.
Il 26 aprile 2016 è stata creata la Chernobyl Radiation and Ecological Biosphere Reserve per minimizzare ulteriormente le conseguenze del disastro e per preservare e recuperare le restanti risorse naturali. L’area ufficiale della riserva è di circa 227 ettari.
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