Nikolaj Spiridonov, il comandante militare del Cremlino di Mosca dal 1938 al 1953, sin dai primi giorni di guerra ebbe la preoccupazione di “nasconderlo”, in qualche modo, agli attacchi nemici. Il Cremlino non era solo la cittadella del governo sovietico, ma anche il simbolo spirituale del Paese. Così Spridonov mandò un messaggio segreto al Commissario del popolo per gli affari interni, il famigerato Lavrentij Berija, che dette ordine di iniziare a “mascherare” subito il Cremlino.
Il compito non era semplice; 28 ettari quadrati di territorio, e alcuni edifici molto alti come le torri delle mura e il campanile di Ivan il Grande! Il 22 luglio 1941 una bomba tedesca da 250 chili colpì il palazzo del Cremlino, ma non esplose.
Tutte le torri del Cremlino vennero ridipinte utilizzando colori diversi e coperte con tende di legno. E tutti i tetti degli edifici all’interno del Cremlino furono dipinti di marrone ruggine in modo da renderli indistinguibili dalla maggior parte dei tetti di Mosca. Il territorio del Cremlino, normalmente lastricato a ciottoli, fu coperto di sabbia. Tende dipinte per sembrare tetti si estendevano sui giardini del Cremlino, e le facciate degli edifici furono dipinte per confondere i piloti tedeschi. Il territorio del Cremlino fu trasformato per sembrare una parte come un’altra della città. Questo piano fu inventato da Boris Iofan (1891-1976), l’architetto sovietico più in vista e di maggior prestigio dell’epoca.
Uno degli obiettivi principali del nemico era il mausoleo di Lenin. Venne nascosto sotto una gigantesca tenda di legno quadrata per farlo sembrare un comune edificio. Il corpo di Lenin fu trasportato lontano dalla capitale, in Siberia, e riportato qui solo nel 1945.
Sicuramente, nessuno voleva che anche i quartieri residenziali di Mosca venissero bombardati, così tutta la città applicò severe misure di sicurezza. La popolazione della città era di circa 4,6 milioni di persone all’epoca (scesa a 2,1 milioni dopo l’evacuazione). Molti cittadini di Mosca erano stati addestrati alla difesa civile negli anni precedenti la guerra, e ora purtroppo era il momento di applicare le loro conoscenze. Spegnere bombe incendiarie, coprire le finestre con del nastro adesivo, osservare il rigido coprifuoco (dalle 12 alle 5 del mattino era vietato uscire in strada). Oltre 200 fabbriche e stabilimenti furono evacuati dalla città, mentre la maggior parte di quelle rimaste produceva ora beni, munizioni e rifornimenti per il fronte.
Oltre 200 mila volontari fecero richiesta per entrare nelle squadre antincendio. Centinaia di migliaia di persone di Mosca furono coinvolte nell’opera di costruzione di barricate all’interno della città, su ordine del governo e ovviamente gratuitamente. Inoltre, i moscoviti costruirono due vaste linee di difesa fuori città. I loro resti si possono ancora individuare nelle foreste della regione di Mosca.
Nuovi edifici falsi comparvero in tutta la città, mentre quelli esistenti furono resi irriconoscibili con mascheramenti vari. Vie e strade erano dipinte per sembrare aree verdi e “false strade” vennero dipinte su aree disabitate, parchi ecc. L’autostrada per Leningrado, la strada principale tra Mosca e il Nord, aveva scopi strategici, quindi fu mascherata in modo particolare: coperta di legno che imitava dei tetti.
Nikolaj Verzbitskij, che visse a Mosca durante la guerra, ha ricordato: “Il 7 novembre 1941 fu una celebrazione cupa (era l’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, principale ricorrenza sovietica, ndr). Un corteo avanzava per la strada: 200 tra uomini e donne con pale e palanchini. Freddo, vento, neve forte. C’era da fare file enormi per le patate e il pane. La radio aveva funzionato male per tutta la mattinata, e si diceva che fossero i tedeschi a disturbare la trasmissione. Diverse centinaia di carri armati avevano preso parte alla parata sulla Piazza Rossa, il che aveva rasserenato un po’ la popolazione di Mosca. Ma non mancava chi diceva: ‘Perché questi carri armati sono alla parata, invece di essere in prima linea!?’. Stalin disse che la guerra sarebbe durata per diversi mesi; sei mesi, forse un anno…”.
Per nascondere fabbriche strategicamente importanti, a volte furono create delle loro copie false. Per esempio nella regione di Nizhnij Novgorod, dove una copia in vetro e cartone della fabbrica automobilistica locale venne edificata alla periferia della città. La copia veniva illuminata giorno e notte, così tante bombe tedesche caddero lì, il che ha salvato la fabbrica vera.
Nel complesso, Mosca ha subito 95 incursioni aeree tedesche di notte e 30 incursioni durante il giorno, effettuate da 7.200 bombardieri. I cittadini erano assegnati a determinati tipi di attività: alcuni dovevano estinguere il fuoco delle bombe incendiarie, per esemopio. Tamara Rybakova ha ricordato: “Le bombe stavano cadendo vicino, e colpirono anche il tetto della nostra casa. Sono state spente dagli adulti che ‘difendevano’ il tetto e mia madre era tra loro. Dopo ogni incursione, io e i miei amici andavamo in strada, raccoglievamo i detriti in dei sacchi e li consegnavamo ai punti di raccolta dei rottami metallici. Era molto spaventoso. Quando la sirena iniziava a suonare, tutti si precipitavano verso i rifugi antiaerei. Ero triste che mamma non potesse mai venire con noi nel rifugio, lei era sempre sul tetto a spegnere il fuoco delle bombe.”
Ciò non significa che la vita in città si fosse fermata. Dopo che la minaccia più immediata fu liquidata, il Conservatorio di Mosca, per esempio, riaprì. L’Università di Mosca non smise mai di funzionare durante la guerra: nel periodo 1941-1945 in 106 ottennero il dottorato e in 520 il titolo di “candidato di scienza”. Biblioteche e scuole materne erano aperte, così come teatri e cinema, che offrivano agli spettatori perlopiù spettacoli e film patriottici.
Fino all’aprile 1942, i raid aerei tedeschi distrussero 19 fabbriche e impianti industriali (316 rimasero danneggiati), 69 edifici amministrativi (110 danneggiati), 226 abitazioni civili (641 danneggiate) e oltre 2.000 persone restarono uccise. I tedeschi perdettero quasi 1.400 aerei bombardieri, abbattuti sui cieli di Mosca. Fortunatamente, è stata l’ultima volta che Mosca è stata così in pericolo.
L’astuzia dei soldati russi nella Seconda guerra mondiale
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email