“…‘Ivan il Terribile’ di Ejzenshtejn, la seconda parte… Non so se qualcuno di voi l’abbia visto, io l’ho visto. È una cosa disgustante!”, disse Stalin in una riunione del Partito comunista nell’agosto del 1946. Meno di un anno prima, la parte iniziale del film di Ejzenshtejn (pensato come trilogia) aveva ricevuto il più alto riconoscimento dell’Urss, che portava proprio il suo nome: il Premio Stalin. Il leader, insomma, aveva apprezzato il film, che parla del primo zar della Russia, Ivan IV, detto il Terribile (1530-1584).
La pellicola inizia, infatti, con il periodo in cui il sovrano divenne “terribile” e lanciò una brutale campagna per eliminare i suoi nemici, reali e immaginari, tra la nobiltà. Viene mostrato come Ivan si impegni a rendere grande il Paese, combattendo i nemici interni ed esterni, in uno sforzo importante, dopo il precedente periodo di instabilità politica. Forte e fiducioso, lo Zar raggiunge i suoi obiettivi. Sconfigge il tradizionale nemico esterno del paese, i Tatari, e in Russia affronta la resistenza dei boiardi che vogliono impedirgli di espandere la sua autorità.
Un Ivan troppo indeciso
La prima parte del film, dunque, piacque a Stalin. La seconda parte, tuttavia, mostra la crescente opposizione dei boiardi e si occupa degli episodi più controversi del regno di Ivan: tra cui la campagna di terrore contro i nobili: l’oprichnina. Ejzenshtejn non riuscì a rappresentarla in un modo che soddisfacesse le aspettative di Stalin. Una valanga di critiche ricadde sul regista, accusato di descrivere erroneamente la personalità dello zar.
Cosa c’era di sbagliato in come aveva tratteggiato il sovrano medievale, e perché era così importante per il capo sovietico? Si possono trovare risposte nella trascrizione dell’incontro del febbraio 1947 che Stalin ebbe con il regista e altri funzionari sovietici.
“Lo zar Ivan era un grande e saggio governante… La sua saggezza consisteva nel fatto che difendeva gli interessi nazionali e non permetteva agli stranieri di entrare nel Paese… Ivan il Terribile era una persona molto crudele. Puoi raffigurarlo come un uomo crudele, ma devi mostrare perché ha dovuto essere crudele. Uno degli errori di Ivan riguardava il fatto che non aveva completamente fatto fuori le cinque principali famiglie feudali. Se lo avesse fatto, non avrebbe avuto problemi in seguito. Avrebbe dovuto essere più risoluto”, disse Stalin, sostenendo che l’Ivan di Ejzenshtejn era invece “indeciso, simile ad Amleto”.
Secondo un funzionario sovietico di alto rango, Andrej Zhdanov, che era presente all’incontro, il regista definì lo zar “nevrotico”.
Un Ku Klux Klan della Russia medievale
Oltre che alla personalità dello zar, Stalin aveva una visione diversa del conflitto con i boiardi. Il leader sovietico sosteneva che i reggimenti della guardia personale di Ivan (gli oprichniki, le efferate “Teste di cane”), fossero un “esercito progressista”. E lamentò che Ejzenshtejn li facesse invece apparire nel film “come il Ku Klux Klan”.
C’è un raro momento nella conversazione in cui Ejzenshtejn mostra il disaccordo con Stalin, con un velo di sarcasmo. Il regista rispose che mentre i membri del Ku Klux Klan “indossavano cappucci bianchi, i suoi oprichniki erano vestiti di nero”.
In generale, Stalin non poteva essere d’accordo con l’atteggiamento negativo di Ejzenshtejn nei confronti del Terrore di Ivan. Insistette sul fatto che si trattava di una misura progressista, che aveva contribuito a rafforzare il Paese e a difenderlo dai principi feudali che aspiravano a farlo a pezzi.
Stalin e il cinema
È noto che Stalin prestasse particolare attenzione al cinema. “Stalin era interessato al cinema più [che a ogni altra forma d’arte]. Gli piaceva l’idea di prendere una figura nella storia, che potesse essere utile dal punto di vista della situazione politica contemporanea e della lotta ideologica, e usarla”, ha detto lo scrittore sovietico Konstantin Simonov. A Stalin non serviva l’immagine di un sovrano debole ed esitante che soffriva psicologicamente, perché questo non aveva alcuna utilità propagandistica.
Nel caso della seconda parte di “Ivan il Terribile”, si presume spesso che a Stalin non piacesse come il regista aveva dipinto lo zar e le sue azioni, perché metteva anche le sue politiche in una luce negativa.
“Tutti quelli che hanno visto il film hanno tracciato parallelismi, e questo era ovviamente assolutamente inaccettabile per Stalin”, ha detto Naum Kleiman, ex direttore del Museo del Cinema di Mosca. Stalin preferiva l’immagine di un sovrano forte, come lui stesso veniva interpretato in quel periodo. Anche le repressioni di Ivan erano un argomento delicato, viste le purghe che nell’Urss degli anni Trenta erano costate la vita a tante persone.
Per quanto riguarda il destino del film, a Ejzenshtejn fu detto di correggere gli “errori”. Morì però troppo presto, nel febbraio del 1948, e quindi la seconda parte del film fu mostrata al pubblico solo nel 1958, in epoca di destalinizzazione, con il titolo “La congiura dei Boiardi” e con il montaggio voluto dal regista, senza correzioni.
E se vi è venuta voglia di un bel ripasso di cinema russo, leggete “i dieci film che sono la sua summa”, oppure qualcosa sul grande capolavoro di Ejzenshtejn, “La Corazzata Potemkin”
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