Sergej Eizenshtejn (1898 - 1948) durante le riprese del film "La corazzata Potemkin".
Getty ImagesEsattamente 90 anni fa, alla fine di dicembre del 1925, in Russia veniva presentata la prima del leggendario film di Sergej Ejzenshtejn, "La corazzata Potemkin", dedicato al ventennale della prima rivoluzione russa. Un film che ha segnato una svolta nel cinema mondiale. Influenzando, senza precedenti, la produzione cinematografica successiva.
Il montaggio come respiro rivoluzionario
Questo film è stato l’evento più significativo nella storia del cinema e ha inaugurato una teoria del montaggio tuttora in uso. Ejzenshtejn non si accontentava di rappresentare staticamente i fenonemi o di scegliere immagini semplicemente belle. La macchina da presa immobile, tipica dell’inizio del secolo, con la sua successione delle inquadrature, appariva assolutamente inadeguata al regista innovatore per trasmettere la dinamica della vita reale, in questo caso degli esordi della rivoluzione in Russia.
Il cosiddetto “montaggio breve”, vale a dire il rapido alternarsi dei piani di ripresa, dove la frequenza delle sequenze trasmetteva il respiro frenetico della rivoluzione russa, aveva il potere di scuotere gli spettatori. Abituati a intendere il cinema come uno svago, nella “Corazzata Potemkin” s’immedesimavano nell’esasperazione dei marinai, oppressi dalla crudeltà e dall’ingiustizia del potere. Una delle scene più forti è quella famosa della scalinata di Odessa. Composta da 200 fotogrammi, la scena è divenuta la più importante metafora della sofferenza del popolo.
Primi piani
Ogni singolo fotogramma è il risultato di un lavoro minuzioso e dell’aspirazione del regista di produrre un effetto assolutamente rivoluzionario sul pubblico.
Questa sorta di “aggressione alla psicologia” degli spettatori era ottenuta da Ejzenshtejn anche attraverso i primi piani che dovevano perseguire per la prima volta nella storia del cinema uno scopo del tutto concreto: rappresentare cioè la sofferenza e la paura di ogni protagonista di quei tragici avvenimenti e al tempo stesso le ragioni della rivoluzione.
Un evento storico in apparenza semplice come l’ammutinamento di un gruppo marinai, il cui detonatore era stata “la scadente qualità del cibo”, viene reso da Ejzenshtejn attraverso il primo piano della carne putrefatta infestata dai vermi. Questa sequenza ha influenzato le idee di molti registi, consapevoli del potere di questo orrore rappresentato sullo schermo.
Fonte: Kinopoisk
Durante tutto il film il regista manipola le sensazioni di chi guarda, incatenando l’attenzione dello spettatore sia sul cannone pronto a sparare che sul pince-nez lasciato cadere dal dottore, morto in mare aperto, e sui volti pieni di sofferenza delle donne che hanno perduto i loro figli sulla scalinata di Odessa.
Precursore del colore
“Siamo già abituati nelle sequenze a vedere scaturire le emozioni dalla musica. Il fatto che la musica venga appositamente composta per una scena collega i suoi protagonisti all’azione senza spezzarne la continuità, accompagnando lo scorrere delle sequenze in un unico flusso di emozioni. Proprio nello stesso modo deve penetrare nelle sequenze il colore debordando dai loro confini, come una travolgente sinfonia cromatica”, scrive Eisenstejn.
Il focus del film, che conoscono anche gli spettatori che non hanno mai visto la pellicola, è la presenza di una bandiera rossa in un’epoca in cui il cinema era in bianco e nero. Nella scena era stata ripresa una bandiera bianca che poi è stata colorata a mano dalla troupe del film.
Fonte: screenshot del video
Un capolavoro girato in tre mesi
Rispetto agli standard dell’epoca, il film più famoso della cinematografia sovietica è stato montato “con una velocità record”. Il governo aveva imposto delle condizioni severe, ossia cominciare le riprese in agosto e terminare il montaggio del film per dicembre.
Nel rappresentare la prima rivoluzione russa Ejzenshtejn decise di concentrarsi sull’insurrezione della “Potemkin”, e la troupe si trasferì ad Odessa.
Il regista e l’operatore Eduard Tisse partirono per primi per riprendere la nebbia, che prima era ritenuta inadatta per il cinema e in seguito era diventata l’emblema stesso dell’incombere di un’oscura tragedia.
Il film fu girato davvero di corsa e la pellicola venne incollata proprio nel giorno della prima, mentre i fotogrammi finali vennero addirittura incollati durante la proiezione organizzata per l’élite del partito al teatro Bolshoij.
Il cinema come strumento di propaganda
Malgrado la celebre frase pronunciata da Lenin, secondo il quale il cinema sarebbe la più importante di tutte le arti, prima della “Corazzata Potemkin” i film erano ritenuti esclusivamente una forma di svago del pubblico e di evasione dai problemi reali.
“La corazza Potemkin” ha dimostrato tutta la forza del cinema come strumento di propaganda. Dopo questa pellicola Ejzenshtejn si è conquistato la fama di cantore della rivoluzione russa e del potere sovietico. All’epoca non si poteva cogliere una doppia chiave di lettura nel film e la rivoluzione appariva unicamente come una rappresentazione del bene. Con il passare degli anni il pubblico ha cominciato però a intravedere un significato diverso nel film, che da un lato raccontava l’interrelazione tra il popolo e il potere, mentre dall’altro mostrava la rivoluzione anche come un tempo sanguinoso che aveva provocato innumerevoli vittime.
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