Chi può essere più russo di uno zar della famiglia Romanov? Beh, siate pronti a rimanere di stucco, dando un’occhiata all’albero genealogico della dinastia. Guardate per esempio questa foto e provate a indovinare chi è l’erede al trono di Russia e chi il futuro sovrano del Regno Unito. Ci siete riusciti? Vi diamo un indizio. Secondo alcune informazioni giunte fino ai nostri giorni, il cugino George portava la riga dei capelli verso sinistra, mentre “Nicky”, il Nicola II che sarebbe stato l’ultimo imperatore russo, si pettinava diversamente. Le loro mamme, Dagmar e Aleksandra, erano figlie del re Cristiano IX di Danimarca. Ecco perché i ragazzi si assomigliano tanto.
Questo significa che i due monarchi, di Russia (dal 1894 al 1917) e del Regno Unito (dal 1910 al 1936), erano mezzi danesi? In un certo senso sì. Questo significa che Nicola II era allora mezzo russo? Certamente no. Un quarto russo? No. Aveva almeno una bisnonna russa? Neanche. Ci dispiace deludervi, ma era meno dell’uno per cento russo, per la precisione russo allo 0,7 per cento. E non scherziamo. Anzi vi spieghiamo come si arrivò a questa diluizione di sangue russo nelle vene dei Romanov.
La colpa èdi Pietro il Grande
Michele di Russia, Mikhail Fjodorovich, fu il primo zar della dinastia Romanov, e salì al trono nel 1613. Suo padre era un boiaro della famiglia nobile dei Romanov, Fedor Nikitich, sua madre era pure una nobile, Ksenia Ivanovna Shestova. Michele era nipote dell’ultimo monarca della dinastia dei Rjurikidi, quindi era al cento per cento russo.
E 112 anni dopo il quadro non era cambiato, e sul trono si erano susseguiti cinque zar (e una reggente) russi fino al midollo. I Romanov mescolavano il loro sangue solo con ragazze delle più influenti famiglie nobiliari russe, come Streshnev, Miloslavskij e Naryshkin. Il quinto zar Romanov, è il più noto di tutti, Pietro il Grande. Ma con lui tutto cambiò.
Pietro ebbe un rapporto molto difficile con Aleksej, l’unico figlio avuto dalla russa Evdokija (altri due erano morti in tenerissima età), e alla fine lo torturò e lo uccise, sospettandolo di tradimento. E la seconda moglie di Pietro, Caterina I, era una lavandaia non russa, probabilmente proveniente dall’attuale Lettonia, Marta Skavronska. Ebbero 13 figli, ma tutti morirono nella prima infanzia, tranne Anna, che arrivò ai vent’anni ed Elizaveta Petrovna, che sarebbe diventata l’Imperatrice Elisabetta nel 1741, ma che era già ormai solo mezza russa.
La fine degli zar di sangue russo
Dopo la scomparsa di Caterina I (che alla morte del marito Pietro regnò due anni), nel 1727 si decise di mettere sul trono il figlio dell’ucciso Aleksej, Pietro II. Era un bambino di appena 11 anni quando lo fecero imperatore e a 14 morì di morbillo. In ogni caso sua madre, Carlotta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, non era certo russa. Pietro il Grande aveva voluto questo matrimonio per ragioni diplomatiche, anche perché la sorella maggiore di lei, Elisabetta Cristina, era la moglie dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo VI d’Asburgo, utile alleato contro i turchi.
Nel corso del resto del XVIII secolo gran parte dei sovrani russi furono donne. Anna Ivanovna (Anna I di Russia), sul trono dal 1730 al 1740, era figlia di Ivan V, che aveva co-regnato agli inizi con Pietro il Grande, ma aveva problemi psichiatrici. Sua madre era una delle eredi della potente e nota famiglia nobile Saltykov, quindi possiamo dire che Anna I è stata l’ultima sovrana al cento per cento russa. Ma non ebbe figli.
Ci fu un tentativo di continuare la linea di Ivan V, proclamando imperatore il suo nipotino Ivan VI di appena due mesi. Ma per lui finì molto male, dopo neanche due anni fu rovesciato, insieme alla reggente, da un colpo di Stato, e passò l’intera vita dietro le sbarre, finendo ucciso in un tentativo di evasione a 23 anni, il 16 luglio del 1764, sotto Caterina II.
Gli stranieri sul trono
Come detto, Elisabetta I era figlia di Pietro il Grande e della lavandaia di origini lettoni che era poi salita al trono come Caterina I, quindi era solo per metà russa. Elisabetta non poteva avere figli, e lasciò il trono al figlio della sorella, Pietro III.
Lui era solo al 25 per cento russo. Suo padre era il Duca di Schleswig-Holstein-Gottorp, le cui terre si estendevano tra le attuali Danimarca e Germania settentrionale. I membri di questa famiglia sono salite sui troni di vari Paesi: Svezia, Norvegia, Danimarca, Grecia e Russia.
Non sorprenderà che Pietro III sposasse una principessa della famiglia regnante tedesca degli Anhalt, Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst. I due non andarono d’accordo fin dall’inizio. Lei era più inserita, più amata nell’alta società. Lo lasciò governare per 186 giorni, poi lo costrinse ad abdicare. Lui finì in carcere e morì, forse assassinato, pochi giorni dopo. Lei si ribattezzò Caterina II e passò alla storia come Caterina la Grande, forse la più famosa tra le imperatrici russe, ma che di russo non aveva neanche una mezza goccia di sangue.
Algebra dinastica
Il resto della storia è semplice matematica. E bisogna continuamente dividere. Pietro III e Sofia (Caterina II) non si amavano, ma comunque fecero in tempo ad avere un figlio, Paolo. Pietro III aveva un quarto di sangue russo. Caterina II zero, Nelle vene di Paolo I scorreva dunque un 12,5% di sangue russo.
Per qualche ragione storica, ogni imperatore successivo venne fatto sposare con una principessa tedesca o danese. Se l’obiettivo di questi matrimoni era vivere in pace con l’Europa, non funzionò, perché le tensioni e le guerre non mancarono mai, fino alla fine della Prima guerra mondiale (e dei Romanov).
Quindi Alessandro I, figlio di Paolo I e di Sofia Dorotea di Württemberg aveva un 6,25 per cento di sangue russo. Stessa percentuale di Nicola I, suo fratello minore.
Alessandro II era figlio di Nicola I di Russia e di Carlotta di Prussia. Risultato: 3,1 per cento.
La madre di Alessandro III era la principessa Maria d’Assia-Darmstadt. E siamo all’1,5 per cento. E già sapete tutto riguardo all’ultimo zar e al suo 0,7 per cento.
Come dobbiamo considerare tutto ciò? Non stiamo mescolando il whisky con la soda, giusto? Sangue a parte, il peso dell’anima russa è incommensurabile, soprattutto se stiamo parlando dell’anima di un zar!