Il premier sovietico riformatore Aleksej Kosygin.
: Yakov Khalipa / TASSSi è inaugurata a Mosca, presso la Fondazione culturale “Ekaterina”, una mostra fotografica dedicata ad Aleksej Kosygin, il premier sovietico riformatore al cui nome è legato il tentativo più radicale di trasformazione dell’economia sovietica prima dell’avvento della perestrojka. Il politico Kosygin fu apprezzato da svariati leader, da Stalin a Khrushchev, passando per Brezhnev.
La mostra intitolata “Il fenomeno Kosygin” racconta il destino di un attivista politico fuori del comune in Unione Sovietica. Kosygin affrontò il periodo della Guerra Civile, i decenni staliniani, la Grande guerra patriottica, il disgelo khrusceviano e l’epoca della stagnazione brezneviana.
Proveniva da una famiglia operaia di Pietrogrado e la sua può essere definita una carriera da capogiro all’interno dell’Urss. Dopo aver prestato servizio nell’Armata Rossa e aver lavorato per qualche tempo in una struttura cooperativa in Siberia, si diplomò all’Istituto tessile di Leningrado. Diresse per breve tempo uno stabilimento tessile e nel 1938 fu eletto presidente del Soviet di Leningrado, diventando, di fatto, il capo della seconda città sovietica più importante dopo Mosca. Un anno dopo ricoprì l’incarico di ministro (allora commissario del popolo) dell’Industria tessile. A quel tempo Kosygin aveva solo 35 anni.
Il talento organizzativo di Kosygin si manifestò pienamente negli anni della Grande guerra patriottica. Qualche giorno dopo il suo inizio Kosygin ottenne presso il governo la nomina di vice presidente del Soviet per l’evacuazione. Il Soviet aveva dinanzi a sé un compito immane: evacuare migliaia di imprese industriali a est del Paese, lontano da quelle regioni dell’Urss che ben presto sarebbero state invase dagli eserciti di Hitler.
Questo obiettivo gravoso venne conseguito con successo: verso il 1942 erano state trasferite a est 2.500 imprese industriali che spesso subito dopo lo scarico e l’assemblaggio dei macchinari ripristinavano la loro attività praticamente da zero. Secondo il giudizio degli storici, il ruolo di Kosygin fu rilevante nel raggiungimento di tale obiettivo.
Aleksej Kosygin in uno stabilimento in Marocco. Fonte: Viktor Koshevoj/ TASS
Nel gennaio 1942 Kosygin fu inviato a Leningrado, allora assediata dagli eserciti tedeschi e finlandesi. Il suo compito doveva essere quello di organizzare l’evacuazione di centinaia di migliaia di civili e assicurare i rifornimenti alla città stretta nella morsa dell’assedio.
A Leningrado Kosygin fu uno degli ideatori della “Via della vita”, la strada che attraversava il lago Ladoga ghiacciato ed era l’unico collegamento con la “grande terra”. L’esistenza della “Via della vita” diede la possibilità di far giungere nella città affamata i viveri e di far evacuare da lì i leningradesi ormai allo stremo. Attraversare la “Via della vita” poteva essere mortalmente rischioso: l’artiglieria e i caccia tedeschi la bombardavano senza tregua. Tuttavia, non esistevano alternative.
Grazie alla “Via della vita” fu possibile far evacuare dalla città oltre mezzo milione di civili. Sul fondo del lago furono posate delle condutture che trasportavano il carburante necessario alla città. Si dice che Kosygin sia andato fiero dei risultati ottenuti grazie alla “Via della vita” fino alla fine dei suoi giorni.
Negli anni del suo governo inizialmente Kosygin appoggiò Khrushchev nella sua lotta all’interno del partito, ma poi si avvicinò alle correnti avverse al primo segretario. Dopo la destituzione di Khrushchev, Kosygin divenne il capo del governo sovietico; carica che rivestì di fatto fino alla morte, nel 1980. In questo ruolo conseguì un record originale: fu il politico che occupò questa carica in Russia più a lungo di tutti gli altri, per l’intero arco della sua esistenza, a partire dall’inizio del XX secolo.
Una volta diventato premier nel 1964, Kosygin avviò dei tentativi per riformare l’economia centralmente pianificata dello Stato sovietico, introducendovi degli elementi di mercato. Cercò di rendere più autonome le imprese che ottennero il diritto di gestire i rapporti con i fornitori e i consumatori, tenendo per sé una parte dei fatturati. L’effetto delle trasformazioni non si fece attendere a lungo: nel periodo della riforma, nella seconda metà degli anni '60, l’economia sovietica registrò uno dei livelli di crescita più elevati della sua storia e il piano quinquennale del 1966-1970 fu definito un piano “d’oro”.
Tuttavia, la riforma aveva anche il suo rovescio della medaglia: non avendo la possibilità di aumentare i prezzi (il cui controllo restava nelle mani dello Stato), le imprese tagliavano gli investimenti nella produzione, aumentando i salari. Anche il tasso d’inflazione crebbe, a causa dell’aumento dei redditi della popolazione. Perciò si cominciò progressivamente a stravolgere la riforma di Kosygin. Tuttavia, l’esperienza delle riforme kosyginiane tornò in auge verso la metà degli anni '80 con l’avvento della perestrojka.
Ti potrebbe interessare anche:
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email