Behemoth
Elena Martynyuk / Bulgakov museumI gatti russi sono capaci di riparare i fornellini elettrici, cucire a macchina e risolvere problemi. Non tutti, certo, ma almeno quelli che bisogna conoscere per capire come è fatto il mondo culturale russo.
Foto d'archivio
È un oscuro personaggio delle favole popolari russe dalla voce magica con la quale può curare qualunque malattia, ma che preferisce usar per addormentare gli sventurati viandanti e mangiarseli. I governanti più scaltri inviano i personaggi scomodi a catturare Bayun condannandoli spesso a morte certa. Riescono a sopravvivere soltanto coloro che si mettono in testa un elmetto di ferro (meglio ancora se più di uno) che attutisce i suoni e li difende dagli artigli felini.
Fonte: Global Look Press
Un lontano parente di Bayun è tratto dal poema di Aleksandr Pushkin “Ruslan e Lyudmila”. È il gatto legato a un’enorme quercia da una catena d’oro che quando si volta a destra canta una canzone e quando si volta a sinistra racconta una storia. Ecco tutto quello che sappiamo di lui, il poeta gli ha dedicato soltanto una manciata di versi che però sono bastati perché ogni bambino russo imparasse a conoscerlo. Perché Pushkin, come dicono qui, è “tutto per noi”, il poeta più amato e conosciuto della Russia intera.
Fonte: Museo di Bulgakov
È il gatto demoniaco del seguito di Voland, tratto dal romanzo di Mikhail Bulgakov “Il maestro e Margherita”. Tipico giullare amato da tutti per il suo carisma, la simpatia e le frasi memorabili. Se capitate in qualche banchetto russo è facile sentire per esempio: “Avrei forse permesso di versare a una dama della vodka? Questo è alcol puro!”. Se invece un vostro amico russo si mette a raccontare le sue disavventure vi dirà: “Sto qui buono buono, aggiusto il fornelletto…” proprio come amava fare il gatto Behemoth.
Fonte: Global Look Press
“Anche voi mangiate il panino col salame sotto perché un gatto ha detto che così è più buono?”. Chiunque abbia visto da piccolo il cartone animato sul paesino di Prostokvashino capirà la battuta. Dalla spiegazione su come si debbano mangiare i panini (“Mettere il salame sulla lingua, così è più buono”) inizia infatti l’amicizia tra il gatto parlante Matroskin e uno spigliato ragazzino di nome Zio Fedor. Matroskin è esageratamente attento ai soldi e molto razionale, a casa è lui che tiene i conti e a volte si comporta come il vero capofamiglia. Cuce con ago e filo e a macchina e sa anche suonare la chitarra.
Fonte: RIA Novosti
Se nel cartone animato “Tom&Jerry” è sempre Tom a caccia del topolino, nel suo omologo sovietico succede il contrario. Leopold è un classico intellettuale: porta il papillon, non beve e non fuma, non alza mai la voce. Ripete di continuo il suo motto: “Ragazzi, cerchiamo di vivere bene insieme!”
Ma due topolini vandali, ossessionati dall’idea di vendicare tutta la loro specie, non lo lasciano stare in pace e ne combinano di ogni colore. Non essendo però particolarmente intelligenti si cacciano da soli nei guai e ad aiutarli accorre sempre il povero Leopold.
Fonte: Global Look Press
- Non andare là, ci troverai soltanto guai.
- Come faccio a non andare? Mi stanno aspettando!
È una citazione, già trasformata in meme, che descrive bene il carattere del gattino dal nome strano (Gav è il verso che fanno i cani russi). È ingenuo, coraggioso (anche se ogni tanto si lascia prendere dalla paura del temporale quando è in soffitta con il suo amico) e ha un talento eccezionale per cacciarsi in tutte le avventure possibili. Forse è uno dei più teneri personaggi dell’animazione sovietica.
Fonte: PhotoXpress
A San Pietroburgo c’è una vera e propria passione per i gatti, protagonisti di una quantità spropositata di souvenir: calamite, cartoline, magliette, ombrelli. Sullo sfondo della città ci sono gatti che tifano per lo Zenit (la squadra di calcio locale), suonano la chitarra, chiacchierano con Pushkin. Non è un caso: San Pietroburgo ha un trattamento di riguardo per i gatti; durante l’assedio di Leningrado (1941-1944), quando più di 600.000 persone morirono di stenti, i gatti erano quasi scomparsi e i topi stavano infestando la città. Con un decreto speciale furono portati a Pietroburgo 5.000 nuovi gatti che salvarono la città dai roditori. I gattari più appassionati si ritrovano oggi alla “Repubblica dei gatti”, un bar museo dove vivono 25 mici e si paga in valuta felina.
Fonte: Legion Media
Ogni primavera nel museo più importante della città si svolge una festa singolare: il giorno del gatto dell’Ermitage. “Ermiki” è il nome che gli addetti del museo hanno dato ai loro “colleghi” pelosi. Questi amici a quattro zampe infatti cacciano i topi nei sotterranei e sono anche un portafortuna del museo.
Il direttore dell’Ermitage Mikhail Piotrovskij sostiene che i documentari dedicati ai gatti del museo vengono girati con la stessa frequenza di quelli su Rembrandt. Nel bilancio dell’Ermitage non c’è una voce a parte per il mantenimento degli animali, ma c’è un conto in banca su cui si possono versare le offerte. Inutile a dirlo, il conto ha sempre il segno positivo. Ogni gatto è sfamato, vaccinato, sterilizzato; ha il suo passaporto, una ciotola, una cuccetta e una lettiera tutta per sé.
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