Il primo anno della Grande guerra patiottica fu caratterizzato da uno degli eventi più drammatici del conflitto mondiale. Per opera delle forze naziste, Leningrado divenne teatro di un assedio iniziato l’8 settembre 1941 e che si protrasse fino al 27 dicembre 1944 (il cerchio dell’assedio venne rotto il 18 gennaio 1943). Durante il primo inverno dell’assedio centinaia di migliaia di persone morirono per il freddo e la denutrizione, malgrado fossero stati allestiti dovunque ospedali e mense. Le forze tedesche bombardavano dal cielo per costringere la popolazione sotto assedio alla resa. A causa del fuoco dell’artiglieria gran parte degli edifici furono devastati, parecchie migliaia di persone persero la vita e altre decine di migliaia rimasero ferite
Getty imagesGià dal novembre 1941 a Leningrado avevano cominciato a scarseggiare i generi alimentari ed erano state introdotte le tessere di razionamento per poter distribuire equamente le modeste scorte di viveri rimaste agli abitanti della città. Nel corso del primo inverno dell’assedio perirono a causa del freddo e della fame 780mila leningradesi
Getty imagesGli abitanti di Leningrado erano costretti ad attingere l’acqua dalle buche nell’asfalto provocate sulla Prospettiva Nevskij dagli attacchi dell’artiglieria. Anche gli impianti di approvvigionamento idrico erano stati gravemente danneggiati
Boris Kudoyarov/RIA NovostiIn quei giorni così duri, in cui le case erano al freddo e al buio, gli abitanti di Leningrado riuscivano a mantenersi in contatto con il mondo esterno attraverso la radio
Getty imagesPer sostenere il morale degli abitanti il Teatro musicale allestiva spettacoli nel palazzo sede del Teatro Aleksandrinskij. Nei giorni dell’assedio il celebre pianista sovietico Dmitrij Shostakovich compose la Settima sinfonia di Leningrado, diventata poi celebre in tutto il mondo
Anatolij GaraninChi era ancora in forze lavorava per scavare trincee ed erigere barricate in tutti i punti della città. Inoltre, gli abitanti di Leningrado cercavano di tenere la città in ordine, liberandola dal ghiaccio e dalla neve e ripulendo le strade dal fango
Getty imagesI bambini rimasti a Leningrado, che avevano perso i genitori, venivano mandati nelle case per l’infanzia e si cercava di organizzare per loro dei corsi scolastici. Ma più spesso finivano nelle fabbriche ad aiutare gli adulti, come accadeva, per esempio, allo stabilimento “Linotip” dove assemblavano i fucili mitragliatori destinati al fronte
Grigorij Chertov/RIA NovostiTruppe tedesche caricano l’artiglieria pesante. Simili armamenti venivano utilizzati anche per difendere la città e il fronte orientale
Getty imagesLungo la “Strada della Vita”, l’unica via che collegava Leningrado al mondo esterno, attraverso il Lago Ladoga, i mezzi che trasportavano gli approvvigionamenti transitavano giorno e notte. D’estate il lago era attraversato da navi che trasportavano generi alimentari e d’inverno la superficie di ghiaccio era percorsa da camion in cui lo sportello del conducente era stato divelto perché in questo modo se il veicolo fosse finito sotto la crosta di ghiaccio e avesse cominciato ad affondare, il conducente avrebbe avuto la possibilità di balzar fuori
Getty imagesI confini della città e il Fronte orientale erano protetti da soldati con i fucili mitragliatori, che d’inverno si mimetizzavano, indossando delle tute bianche per confondersi con la neve
Getty imagesNon vi erano solo le persone da proteggere: i dipendenti del Museo dell’Ermitage cercavano di preservare gli inestimabili capolavori delle loro collezioni d’arte. Durante il conflitto le tele erano state staccate dalle cornici e sistemate nelle cantine del museo
Getty imagesNelle cantine, trasformate in rifugi antiaerei, si rifugiavano anche le persone
Getty imagesI leningradesi apprendevano le informazioni sui pericoli che li minacciavano dagli altoparlanti e dal ticchettio del famoso metronomo: un ticchettio accelerato segnalava un allarme aereo e uno più lento un momento di tregua
Boris Kudoyarov/RIA NovostiDopo le incursioni aeree nei palazzi si aprivano enormi squarci causati delle bombe. Per segnalare le zone a rischio e celare un po’ l’orrore delle devastazioni venivano appesi dei manifesti sugli edifici
Grigorij Chertov/RIA NovostiIscriviti
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