Le uova di Pasqua secondo gli artisti contemporanei

Alya Hestanti

Alya Hestanti

Alexey Nikolaev
Rbth ha chiesto ad alcuni pittori di oggi di dipingere un uovo secondo il proprio gusto, condividendo qualche ricordo personale sulla festa
 
 
 
Eggs
Foto di Aleksej Nikolaev
 

Gesha Kim

Mia mamma legava insieme le uova con un filo e le faceva bollire in un decotto di bucce di cipolla. Mi piaceva quel risultato puramente casuale, per ore potevi rigirare in mano ciascun uovo, trovando in quelle figure astratte storie di ogni tipo. La Pasqua è sinonimo anche di kulich di cui si mangia sempre la punta di zucchero, estraendo con perizia l’uvetta passa dal resto dell’impasto.

La tecnica è basilare: pennello e acrilico. Mi ha sempre incuriosito il tema della multiformità e della contrapposizione di ogni individuo preso singolarmente. E poi, si sa, amo tutto ciò che è strano, bizzarro e divertente.

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Foto di Aleksej Nikolaev

Alya Hestanti

Di solito per Pasqua la famiglia si radunava al completo, venivano anche i parenti lontani. La bisnonna dipingeva le uova nel decotto di buccia di cipolla e dopo le ripassava con l’olio. Prendevano un colore lilla intenso che io non sono mai riuscita a ripetere. Né la bisnonna ha mai svelato il suo segreto.

Per le mie opere utilizzo di solito materiali molto pratici, in questo caso scotch metallizzato e strass di plastica. Mi riportano all’infanzia, quando la vita luccicava in ogni singolo istante.

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Foto di Aleksej Nikolaev

Andrej Shevchenko

Nella mia famiglia non si festeggiava la Pasqua. L’alieno nel disco volante russo che ho raffigurato sul mio uovo è la Razionalità di cui tutti parlano. Ha un’etica più alta delle costituzioni di tutti gli stati messi insieme. E ha valori morali superiori rispetto a quelli che si predicano nelle religioni del pianeta Terra. Bisogna ascoltarla con attenzione. A questo è legato il mio lavoro, al progredire della saggezza sul nostro pianeta. La tecnica: acrilico, applicazioni, magia.

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Foto di Aleksej Nikolaev

Elena Drozdova

C’è un gioco in cui ci si siede a due metri di distanza e si fanno rotolare due uova uno incontro all’altro; dallo scontro uno si rompe e l’altro rimane intero. Non ho mai capito perché chi perde possa mangiarsi l’uovo, mentre il vincitore debba di nuovo farlo scontrare con un altro. Non mi ricordo se avevo ricevuto una spiegazione riguardo alla festa, alle uova, perché bisognasse stare per forza tutti insieme e quale fosse il motivo di quell’allegria.

Quando rifletto sulle uova i miei pensieri si concentrano sulla domanda più banale: prima l’uovo o la gallina? Lo so che c’erano il dinosauro, ma allora prima? È chiaro, la tartaruga, e prima di lei? E così ritorno all’inizio, al caos indistinto, alla pupilla, al buco nero al centro dell’occhio, prima dello scoppio della realtà corporea, prima della notte del mondo, nel quale tutto e niente si mischiano e come nell’uovo c’è la gallina e il dinosauro e la tartaruga e la teoria del big bang e chissà cos’altro ancora. Soltanto una piccola luce calda può risplendere da lì, dall’interno del nero più fitto della notte. Una lucina accogliente e inconoscibile che può generare lo spazio e la vita, come dall’uovo può uscire fuori il pulcino e poi il dinosauro, la tartaruga e chissà cos’altro ancora.

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Foto di Aleksej Nikolaev

Irina Iva

Mio padre e mio marito osservano il digiuno e vanno alla Messa pasquale; per loro però dipingere le uova non è tradizione. Io ho rapporti più “complessi” con l’ortodossia, ma in quanto pittrice la decorazione delle uova pasquali mi interessa non soltanto dall’ottica della religione, ma anche dal punto di vista estetico.

Ho deciso di affrontare il tema del principio maschile e femminile (Adamo ed Eva). Allo stesso tempo però i due profili – uno rosso con il cuore in vista e il cervello pieno di cose – e l’altro azzurro con foglie lunghe il contorno e uno spazio verde libero all’interno sono un’unica persona. Semplicemente uno è preso da impegni, vari pensieri, cose vane, mentre l’altro è libero da questa frenesia… Come fare? A questa domanda tutti cercano da qualche parte una risposta…

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Foto di Aleksej Nikolaev

Dmitrij Samodin

Da piccolo la Pasqua mi sembrava un secondo Capodanno. Mi sono rimasti impressi alcuni ricordi: le persone che si riversavano nei cimiteri, le strade chiuse al traffico, era qualcosa di straordinario… Stiamo parlando degli anni della perestrojka, 1988-1989. Era diventato molto di moda essere “credente”, qualunque cosa volesse dire all’epoca, perciò eventi del genere erano diventati la norma. La Pasqua però è Resurrezione, la festa dei vivi, mentre lì andavano tutti al cimitero…

In questo lavoro l’uovo simboleggia il cielo e la base con le monete è un simbolo della terra. E non c’è niente di scandaloso, è tutto interconnesso. Perciò l’uovo arriva quasi a toccare la terra, in fondo per noi è tutto così vicino ora… Anche se ci perdiamo ancora così tante volte!

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Foto di Aleksej Nikolaev

Varvara Grankova

La preparazione alla Pasqua iniziava presto: tutta la settimana si facevano le pulizie in casa, si pulivano le finestre e gli angolini più polverosi di ogni stanza. Già dal mercoledì si cominciava a preparare la paskha di tvorog (dolce a base di ricotta, ndr) secondo la ricetta che si tramanda nella mia famiglia di generazione in generazione. Doveva rimanere 48 ore ad asciugare, perdendo il liquido in eccesso, e altri due giorni nello stampo. Usavamo vari colori, quelli apposta per le uova e poi gessetti, pastelli, acrilici, fili e dipingevamo le uova secondo l’ispirazione. Di solito le nostre erano le più colorate e psichedeliche di tutte.

Per questo uovo in particolare ho iniziato, come sempre, a disegnare prima di pensare a un soggetto e poco per volta dalle linee astratte si è formata una città alle prime luci dell’alba che ho dipinto con acrilico ed evidenziatori.

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Foto di Aleksej Nikolaev

Kirill Zhilkin

In famiglia abbiamo sempre festeggiato la Pasqua secondo il rito, cioè andando prima di tutto in chiesa e benedicendo i kulich e le uova.

Per questa decorazione ho impiegato tempere a olio. L’idea è legata al testo del filosofo cattolico Eugen Moritz Rosenstock-Huessy sulla “croce della realtà”: l’uomo deve trovarsi al centro di questa croce guardando contemporaneamente in quattro direzioni: il passato, il futuro, il fuori e il dentro di sé. Il cristianesimo è sempre attuale e la riflessione che ne scaturisce è per me una delle più importanti dell’arte.

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