Former Soviet leader Mikhail Gorbachev
ReutersL'ultimo leader dell'Urss Mikhail Gorbachev. Fonte: Reuters
“La retorica dei politici e dei vertici militari si fa sempre più bellicosa e le dottrine si concretizzano in formule sempre più aspre… Si manifestano tutti i segnali di una Guerra fredda”. In più occasioni Mikhail Gorbachev aveva lanciato l’allarme sul rischio di una nuova Guerra fredda. E nei giorni scorsi l'ultimo leader dell'Urss è tornato a ribadirlo in una recente intervista rilasciata al giornale tedesco Bild.
E a proposito delle infinite allusioni alla Guerra fredda evocate attualmente, il politologo Sergej Lukyanov avverte: “A un certo punto questa idea è diventata come 'l’attenti al lupo!' della famosa fiaba per bambini. Ma oggi il Presidente dell’Urss ha ragione”.
La retorica dei rappresentanti della Russia e degli Stati Uniti appare effettivamente meno contenuta e i leader parlano di una perdita di fiducia reciproca. E sebbene gli esperti ravvisino una serie di sconfortanti analogie, sono in molti a ritenere che la situazione odierna sia ancora meno stabile di quella dell’epoca della Guerra fredda.
Si può parlare di una nuova Guerra fredda?
L’affinità principale tra la vecchia Guerra fredda e la fase in cui ci troviamo oggi risiede nell’inasprimento della situazione geopolitica nel mondo e nel divampare di tensioni che sfociano in conflitti in diverse parti del pianeta, in primo luogo in Siria e in Ucraina.
Ma persino in una situazione come questa in cui tra Russia e Stati Uniti cresce un clima di sfiducia, l’assenza di una contrapposizione sul piano ideologico induce gli esperti a escludere la possibilità che si tratti davvero dell’inizio di una nuova Guerra fredda.
“La principale differenza risiede nel fatto che allora i due mondi erano largamente isolati l’uno dall’altro, mentre oggi […] abbiamo in larga misura condiviso la stessa visione del mondo”, sostiene Mark Galeotti, ricercatore presso l’Istituto di relazioni internazionali di Praga
A detta dell’esperto, oggi non si può parlare dell’inizio di una nuova Guerra fredda, nonostante la presenza di innumerevoli segnali che potrebbero essere interpretati come avvisaglie del ritorno di una fase di conflitto globale.
Tuttavia, questo non è l’unico tratto che contraddistingue la nuova epoca da quella che i russi e gli americani hanno vissuto nella seconda metà del XX secolo. “La Russia e gli Usa sono tuttora le maggiori potenze nucleari del mondo, ma il ruolo del potere duro della forza militare si è ridotto negli ultimi tre decenni”, afferma a Rbth Boris Stremlin, professore di relazioni internazionali e studioso di storia della Guerra fredda.
“Il comune livello di forza delle due parti non è più commensurabile, ma ciò che conta è che nell’attuale sistema internazionale ci sono sempre più giocatori che né gli Stati Uniti, né la Russia sono in grado effettivamente di disciplinare”, dichiara Stremlin
In altre parole Russia e Usa non possono più risolvere concretamente i problemi basandosi su una logica bilaterale, senza coinvolgere gli altri giocatori che possiedono un’influenza a livello globale o regionale. L’epoca delle decisioni adottate dopo negoziati vis-à-vis è tramontata con il crollo dell’Urss, e una reale risoluzione delle situazioni di crisi oggi richiede il coinvolgimento del maggior numero possibile di parti interessate. A detta degli esperti, questa peculiarità rappresenta attualmente una tale quantità di rischi e incognite che si preferisce inconsciamente aggrapparsi alla Guerra fredda come a un punto di riferimento sicuro.
“Frasi e… basi”, Viktor Govorkov, 1952. Collezione della Biblioteca russa di Stato di Mosca. Fonte: Getty Images
Ritorno al futuro
“L’ironia della situazione sta nel fatto, che sebbene l’Occidente sia tornato a utilizzare gli stereotipi della Guerra fredda per rappresentare la Russia come una minaccia, il concetto stesso di Guerra fredda non è che un palliativo per trovare dei punti di riferimento sicuri in un mondo che oggi appare assai più confuso e difficile da interpretare”, sostiene, intervistato da Rbth, Anton Fedyashin, direttore dell’Istituto di Cultura e storia russa dell’Università di Washington.
Nel mondo contemporaneo, dove incombe su tutti senza eccezione la minaccia del terrorismo, “l’universo bipolare della Guerra fredda appare come un periodo di relativa stabilità in cui il nemico era identificabile e accessibile attraverso la diplomazia. I conflitti odierni risultano assai più indefiniti e incerti”, afferma Fedyashin.
Nonostante la retorica aggressiva dell’epoca della Guerra fredda, Stati Uniti e Urss si trovavano sostanzialmente d’accordo su come governare collettivamente il mondo, mentre oggi la ragione principale del ritorno a un conflitto tra le due potenze è che nessuno sa come si possa continuare a governare il mondo e ciò provoca delle tensioni”, dichiara Stremlin.
Una delle questioni nodali dell’attuale congiuntura è se i leader odierni in Occidente e in Russia riusciranno a elaborare un nuovo sistema di contenimento delle situazioni di crisi e persino di cooperazione, avverte Lukyanov. Ma, a quanto sembra, mentre gli esperti e gli studiosi parlano della necessità di una cooperazione, i politici continuano a giocare alla Guerra fredda 2.0.
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